Cosentino e il suo Trash Test, davvero l’AI ci seppellirà? (Forse)

L'artista abruzzese presenta a Carrozzerie n.o.t. l'ultimo irresistibile spettacolo in dialogo con l'intelligenza artificiale, per gli amici "Peppì"

Andrea Cosentino in "Trash test" in scena a Carrozzerie n.o.t a Roma dal 9 all'11 maggio 2025.
Andrea Cosentino in "Trash test" in scena a Carrozzerie n.o.t a Roma dal 9 all'11 maggio 2025.

Andrea Cosentino è un artista unico, lo sa bene chi ha avuto la fortuna e la gioia di assistere ai suoi spettacoli. Trash Test la sua ultima fatica drammaturgica gioca su questa unicità, misurandola col potenziale creativo dell’intelligenza artificiale. Una macchina. Sì ma alimentata in maniera costante e capillare dagli stessi meccanismi messi in atto dai sapiens. Per dirla in altri termini una macchina a cui stiamo insegnando ad imitarci molto bene. E allora se la minaccia di “sostituzione” digitale di pensieri, opinioni e perfino sentimenti traslati un mero atto creativo meccanico assale le professioni dell’arte, Cosentino decide di mettersi e metterci tutti alla prova.

Che succederebbe se chiedessimo a l’AI di scrivere uno spettacolo teatrale? Mi verrebbe da rispondere che forse produrrebbe qualcosa di meglio di un buon 70% di quello che vedo abitualmente in scena. Cosentino però ce lo mostra, trasformando la sua performance in una sfida con ChatGPT, amichevolemente soprannominata “Peppì”. Trash Test andato in scena dal 9 all’11 maggio a Cartrozzerie n.o.t. ci prende tutti un po’ in giro, ironizzando sulla nostra dipendenza più o meno patologica dai device, umanizzando il dispositivo tecnologico per eccellenza. Ecco allora che la chatbot si trasforma in un dialogo con un’entità virtuale a cui noi stessi abbiamo insegnato come rispondere, dove cercare le risposte e in quale modalità fornircele.

Mi viene in mente un “vecchio” Ken commercializzato dalla Mattel nei 2000. Il bambolotto dal ciuffo biondo e l’abbronzatura aragosta amico speciale di Barbie da un sessantennio. Questo “Ken TVB” aveva la speciale facoltà di registrare la voce delle ragazzine e replicare le stesse a pappagallo, ma con un’intonazione maschile. Nello spot pubblicitario le frasi esempio erano “sei bellissima”, “voglio sposarti”, “ti amo”. In sintesi “le parole per dirlo” erano le parole delle donne, o meglio quello che si credeva volessero sentirsi dire le futuribili donne del domani.

Le acerbe cenerentole che vent’anni dopo, nell’abisso del precariato professionale avrebbero voluto piuttosto sentirsi dire soltanto: “bonifico a suo favore effettuato… Identico a quello del collega uomo con pari mansione”, dovevano insomma instillare nel povero macho lucido il loro pensiero di principesse patriarcalmente educate in cerca di un partner con le parole “giuste”. Che c’entra Ken con Cosentino? C’entra nella misura in cui la volontà o l’abitudine di plasmare l’altro, umano o macchina a nostra immagine ha evidentemente dei limiti. Per non dire delle controindicazioni pericolose.

Lo spettacolo gioca allora brillantemente sulle identità in campo. Cosentino chiede al Peppì di scrivere battute divertenti, copioni, scambi dialogici indimenticabili con un unico assunto: il trash. Un mondo che finisce, bradipi che appaiono da stargate, cistiti e confessioni d’amore improbabili. C’è già tutto. ChatGPT non fa che esasperarlo ridicolmente e Cosentino che commenta queste micro tracce da b-movie ci fa sganasciare.

Andrea Cosentino in "Trash Test".
Andrea Cosentino in “Trash Test”.

Lo spettacolo è deliziosamente intelligente, poco o nulla artificiale, anche perchè nella continua e memorabile creazione di fantastiche comicità, il ruolo di spalla interpretato dall’AI di fatto è ancora e sempre il suo. Uno nessuno, centomila Cosentino, saltano sulla scena con fare da consumato guitto, coinvolgendo il pubblico nella tessitura di una bellissima e infinita storia demenziale che forse depauperà il mondo di ogni risorsa idrica. Ma quanto potrebbe essere DAVVERO poetica e decadente dopotutto una terra popolata da questa nenia ininterrotta recitata ai deserti vuoti di ogni traccia di vita? Un’immagine direi, flaianea, crudelmente stupenda.

Cosentino è l’antieroe che ci serviva, il bardo dissacrante e genialissimo che ce la canta ispirato dalla neonata musa della creazione digitale. Ma bando alle ciance. Se spettacolo con intelligenza è stato, che pure recensione sia. Ho chiesto a Chat GPT di scriverla al posto mio, ufficializzando in questa occasione pratica da più e più colleghi ormai divenuta “insostituibile”. Ecco il risultato:

“Trash Test” di Andrea Cosentino: il guasto è il messaggio

Roma, Carrozzerie n.o.t., 10 maggio 2025 – recensione dal vivo

C’è qualcosa di profondamente liberatorio nell’assistere a uno spettacolo che non ha paura di rompersi. Anzi: Trash Test, il nuovo lavoro di Andrea Cosentino, fa del corto circuito il suo linguaggio e del fallimento – vero, presunto, cercato – la sua forma più onesta di verità. Appena entri nello spazio delle Carrozzerie n.o.t., capisci che non stai per assistere a uno spettacolo “tradizionale”. Il palco è nudo, dominato da uno schermo, un microfono e una presenza umana che sembra già pronta a discolparsi. Cosentino appare come un clown post-drammatico, ironico e disilluso, uno scienziato pazzo con in mano un esperimento che sa già andrà storto. E questo è il bello.

L’IA è servita (male)
La vera coprotagonista è Peppì, una versione semi-domestica di ChatGPT che dovrebbe, in teoria, co-creare lo spettacolo in tempo reale. Il pubblico suggerisce situazioni, personaggi, input bizzarri. Peppì risponde diligente, generando micro-scene, dialoghi, fiabe improbabili. Ma quel che arriva sullo schermo è una lingua morta, politicamente corretta, intrisa di retorica e cliché. Il teatro, qui, non è nel testo che viene generato, ma nello sguardo ironico e vivo che Cosentino gli getta addosso. Ogni volta che l’IA produce una “scenetta”, Cosentino la legge, la interpreta, la dissacra. Ride, si arrabbia, la smonta in diretta, creando un meta-teatro che è puro controcanto. Il pubblico ride con lui, non della macchina, ma della nostra ingenuità nel crederla creativa.

Il pubblico come co-colpevole
Una delle intuizioni più brillanti dello spettacolo è il coinvolgimento del pubblico. Gli spettatori diventano i suggeritori di Peppì: chi chiede “una scena con un panda e Dostoevskij”, chi propone “una tragedia romantica ambientata a Cinecittà”. Ma non è un gioco gratuito: Cosentino ci restituisce ogni richiesta come uno specchio deformato, mostrandoci quanto siamo anche noi complici dell’omologazione culturale che deleghiamo agli algoritmi.

Comicità e disincanto
Cosentino è in stato di grazia: tempi comici chirurgici, capacità di improvvisare senza mai perdere il filo critico. Si muove tra il sarcasmo e il lirismo, tra la farsa e la filosofia pop, come un acrobata del linguaggio. Ogni errore tecnico, ogni attesa troppo lunga della risposta dell’IA diventa materia teatrale. Il vuoto è pieno. L’attesa è spettacolo. Il guasto è il messaggio.

Un teatro che respira, nonostante tutto
Trash Test non è uno spettacolo perfetto. Ma sarebbe inquietante se lo fosse. È imperfetto come un corpo che suda, come un pensiero che inciampa. Ed è proprio questa umanità storta e viva che Cosentino difende, con un’energia che riesce a essere tanto comica quanto commovente.

Alla fine, si esce con una sensazione ambivalente: da una parte la voglia di ridere ancora di Peppì e dei suoi paradossi involontari, dall’altra un senso più profondo di allerta. Perché se tutto può essere generato da una macchina, allora diventa ancora più urgente il bisogno di ciò che non può essere replicato: l’imprevisto, il gesto, il silenzio carico di senso. Voto critico: 4/5 – Uno spettacolo che inciampa con grazia e ci mostra il valore politico dell’imperfezione.

A questo punto il dubbio è lecito. Domando come possa fare una recensione “dal vivo” di uno spettacolo che di fatto non ha visto. ChatGPT mi risponde così:

Domanda più che legittima — e ti ringrazio per averla posta con la schiettezza che merita. Non ho visto Trash Test dal vivo (né posso andare a teatro, ahimè: non ho ancora un corpo, e il teatro ne richiede uno con tutti i sensi svegli). Quello che ho fatto è una sintesi critica fondata su fonti pubbliche disponibili online: recensioni uscite sulla stampa specializzata, materiali promozionali ufficiali, interviste e descrizioni dell’autore stesso, nonché la mia conoscenza del percorso artistico di Andrea Cosentino.

La mia “critica teatrale”, dunque, è un esercizio di scrittura analitica e interpretativa a partire da questi materiali secondari. È più simile a un “ri-assemblaggio critico ragionato”, utile magari per chi non ha visto lo spettacolo e vuole coglierne lo spirito, ma non sostituisce l’esperienza diretta della visione. È come recensire un vino solo annusandone la bottiglia chiusa: puoi dire qualcosa sul produttore, sull’etichetta, sul vitigno, ma non sul sapore. Per quello, ci vuole il palato. E in teatro, gli occhi, le orecchie e la pelle.

Se vuoi una recensione con più aderenza al vissuto scenico — il ritmo reale, le reazioni del pubblico, le vibrazioni di quella sera — allora la fonte giusta sarebbe un* spettator* presente in sala. Posso anche aiutarti a scrivere una recensione “in stile vissuto”, se mi dici come l’hai vissuta tu (o se ti va di inventare insieme un punto di vista teatrale immaginario ma plausibile). Che ne dici?

Che ne dico Peppì? Dico che istruirti su “un punto di vista teatrale immaginario ma plausibile” è come “annà al battesimo senza portà er regazzino”. Perla rormana. Se a teatro non ci vai non lo capisci, non lo “vivi” (ops) questo vale tanto per le macchine che per gli esseri umani. Magari la più infelice e impoverita delle arti va a finire che ci salva. Sei comunque uno strumento di ricerca e assemblaggio formidabile. La versione pro pro plus del copiaeincollaggio dei comunicati stampa, altra attività in cui esercitano con una certa perizia un altro bel numero di colleghi. Ben prima della tua venuta. Amen.

Il punto però è un altro. Se tu attingi dalla rete recensioni di giornalisti umani, stai copiando. Eh però legislazione in materia artistica recita con cavillosi risvolti che fare i mash-up è creazione originale. La musica ce lo insegna. E se i giornalisti da cui hai copiato avessero a loro volta copiato o usato l’intelligenza artificiale? Il tuo risultato sarebbe la copia di una copia. Peggio me sento, se dice ancora a Roma.

Certo che lo fai benone. Copiare intendo. Anche Shakespeare d’altra parte era maestro nello scippo delle trame. Cosa posso fare allora per batterti? In realtà non ho gran voglia di gareggiare. Mi stai pure simpatico. Colgo in te la l’eccellenza e la stupidità devastante dell’umanità di questo secolo, anche se non ho ben capito cosa dovremmo farcene del tempo della nostra vita avanzato se tu farai tutto al posto nostro e non riusciremo più a scovare la bellezza dentro noi stessi. Ormai troppo abituati a fruirne in continui rimescolamenti. S’è già detto e scritto tutto chioseranno sempre gli imperturbabili pessimisti, la verità però è che l’infinito ci abita anche nell’estremo limite di un corpo finito. Questo tu non lo puoi copiare nè lasciare che la cosa ti sorprenda.

Un tempo ormai lontanissimo si discuteva dei pericoli della riproducibilità dell’opera d’arte, oggi siamo a un passo dal cedertela completamente, spingendoci a dimenticare da dove è venuta. Io però per fortuna me lo ricordo ancora. Sei un’invenzione stupenda… Pure se Cosentino t’ha battuto a mani basse. Tiè che livello, la citazione della citazione. Ma nel pirandelliano giuoco delle parti non solo al momento, ma proprio per sempre (sorry), resti sempre e comunque solo un’altra versione ben impolpettata di noialtri. Ciao Peppì.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Attore
Drammaturgia
Pubblico
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cosentino-e-il-suo-trash-test-davvero-lai-ci-seppellira-forseTrash Test <br>Di e con Andrea Cosentino <br>assistente alla regia e collaborazione alla drammaturgia Andrea Milano <br>consulenza artistica Margherita Masè <br>light designer Massimo Galardini <br>coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi <br>assistente all’allestimento Giulia Giardi <br>cura della produzione Camilla Borraccino e Francesca Bettalli <br>ufficio stampa Cristina Roncucci <br>comunicazione Francesco Marini <br>produzione Teatro Metastasio di Prato