The Walk: quell’ultimo tratto di strada

[rating=3] “Bisogna ritornare nella strada per conoscere chi siamo”, cantava Giorgio Gaber. Così anche il teatro dovrebbe farlo più spesso: tuffarsi tra la gente, confrontarcisi e ripristinare un contatto vivo con un pubblico/cittadino annichilito dal quotidiano e reticente all’ascolto attento.

La strada ha ancora molto da raccontare, come quella che torniamo a percorrere by foot con Cuocolo/Bosetti, che porta verso la memoria di uomo e del suo ultimo tratto di vita.

L’antefatto della performance dal quale la Coppia/Compagnia ha attinto, come spesso accade nei loro spettacoli, risiede nel mondo reale. Un amico, loro ospite, esce di casa per una passeggiata, senza farvi ritorno. La sua uscita di scena improvvisa e il vuoto creato intorno a se, sono al centro di The Walk, un’esperienza artistica itinerante immersa nella quotidianità della vita di una città, nel nostro caso fortunato, Firenze, dove lo spettacolo è approdato grazie alla Stagione del Teatro Cantiere Florida.

Appuntamento tra il lusso delle vetrine chic di Via de’ Tornabuoni, cuffie agli orecchi, musica introduttiva, e la calda voce di Roberta Bosettti non si fa attendere, come la sua figura che lentamente si avvicina, recidendo il contatto tra il silenzio di chi la segue e il fracasso glamour del mondo esterno. Una dicotomia che si protrarrà lungo il cammino, un punto di demarcazione sottile, spesso oltrepassato dalla banalità del tempo corrente, specchio dell’oggi e metronomo sfrenato di un tempo vacuo. Come il pifferaio magico, la Bosetti pilota gli spettatori lungo un itinerario disorientante che ricalca l’ultimo tragitto dell’amico perduto. Ricordi sussurrati all’orecchio si rincorrono nella mente di Roberta, trovando spazio e voce in luoghi/stazioni che li innalzano, come una vecchia chiesa sconsacrata, dalla cui totale oscurità del sogno affiora una sepolcrale scatola con oggetti appartenuti all’amico. Il tour si esaurisce in Piazza Santo Spirito, in un lento scivolare di parole, verso il distacco e l’abbandono. “La voce è la prima cosa che se ne va”. Agli spettatori non resta che destarsi dai vertiginosi vuoti di silenzio interiori e riunirsi al fremito della folla.

The Walk © Ilaria Costanzo

Uno spettacolo che rievoca la forma dell’Agoraphobia di Lotte Van Den Berg con Daria Deflorian, facendo entrare ancor di più le vie e i loro respiri dentro di se, completandosi con la città ospitante. La meraviglia di Firenze non ha pari, e così i suoi vicoli, i palazzi, e l’Arno con vista sul Ponte Vecchio potenziano la resa totale della performance.

La forza di The Walk, oltre all’icastica e impeccabile Roberta Bosetti, sta nell’area virtuale tra realtà e finzione che la regia di Renato Cuocolo crea, e dentro la quale fa scorrere il pubblico. Il mondo esterno all’artista e l’artista nella sua soggettività, l’intimità del testo celebrale e la routine del fuori. Creazione affascinante che accoglie oggetto e soggetto in un’immersione di voci fuori campo, rumori, sguardi sgranati (come di chi ha visto gli alieni), becere risate e pleonastici selfie.

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