Il Nebbiolo che non ti aspetti

Al civico 21 di via Madama Cristina si trova l’enoteca Rossorubino. I due gestori Edoardo e Andrea, in attività da circa dieci anni, sanno che per vendere vino non basta farlo apprezzare. Serve che tu impari a lasciarlo parlare e ad ascoltarlo. Serve che tu te ne innamori, come è successo a loro a inizio carriera e come è successo a me qualche tempo fa.

Il vino, quando lo sai ascoltare, fa viaggiare come un buon libro. Anche se è da poco che sorseggio i bicchieri con più cognizione, ho capito che per innamorarmi davvero non potevo farlo una volta sola: trovato un vino da sgranare gli occhi, ho sentito che dovevo abbandonarlo per un po’, che dovevo assaggiarne altri anche se non avrei sgranato gli occhi per qualche tempo. Detto in maniera povera: ogni vite ha il suo carattere, ogni regione dà il proprio sole e il proprio vento, e ogni tipo di vinificazione crea sensazioni diverse. Come quando da bambino volevo sentir raccontare una storia da tante persone diverse. Le parole erano sempre le stesse ma ogni narratore le faceva succedere in maniera diversa.

Se vi siete riconosciuti in queste parole o se avete solo voglia di imparare, vi consiglio di tenere d’occhio il Rossorubino al civico 21 di Madama Cristina, e le sue degustazioni nelle quali assaggiare prodotti provenienti sia del territorio circostante che dalle regioni più difficili da raggiungere.  In passato sono state organizzate serate come “Scopri il Terroir”, una degustazione di 15 vini alla cieca divisi in 5 batterie ognuna su una regione diversa, Toscana, Sicilia, Piemonte, Puglia e Trentino; o ancora “qual è il tuo Champagne?”; con 15 Champagne diversi per provare e confrontare le diverse tipologie.

Enoteca Rossorubino

Giovedì 13 novembre è stata la volta del Piemonte: degustazione di 15 vini da uve Nebbiolo, il vitigno autoctono del Piemonte da cui viene fatto il Barolo. Nell’elenco non solo vini da Nebbiolo piemontese, ma anche da coltivazioni sarde, lombarde e valdostane. Una bella carrellata di rossi che, anche se provenienti da climi e terre diverse, hanno permesso di capire e riconoscere il dna di base, il Nebbiolo, e di assaporarne a pieno il timbro.

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