Vestiti della vostra pelle, chiude in bellezza la rassegna del Nuovo Teatro Ateneo

Quattro nuove proposte teatrali (quasi) tutte interessanti e una perla nel mezzo

I progetti in residenza alla terza edizione di "Vestiti della vostra pelle" al Nuovo Teatro Ateneo.
I progetti in residenza alla terza edizione di "Vestiti della vostra pelle" al Nuovo Teatro Ateneo.

Forse non tutti sanno che ogni anno l’Università degli Studi Sapienza di Roma indice un bando volto a progetti di cosiddetta “Terza Missione”. Nello specifico per finanziare “iniziative culturali e sociali che prevedano il coinvolgimento di una platea ampia e diversificata di beneficiari esterni all’Ateneo”. Il finanziamento si rivolge a strutture interne della Sapienza come Dipartimenti, Poli Museali, Centri di ricerca, etc. Per una disponibilità complessiva di € 450.000,00 e un massimale a progetto di € 30.000,00.

All’interno del quadro delle attività di Terza Missione si inserisce il “Progetto per un teatro necessario” legato alla didattica del Dipartimento SARAS (Storia della Regia). Ed è proprio in seno ad esso che la scorsa primavera in collaborazion con CREA-Nuovo Teatro Ateneo Università di Roma Sapienza, è stato indetto il bando “Vestiti della vostra pelle“. Un vero e proprio percorso di residenza e tutoraggio per giovani compagnie o artisti individuali. Da settembre a dicembre 2024, con restituzione pubblica finale al Nuovo Teatro Ateneo (d’ora in poi NTA).

L’atelier creativo di questa terza edizione è stato affidato al drammaturgo, regista e attore Andrea Cosentino, ospitato al NTA lo scorso 21 novembre col suo spettacolo Not here not now. Recensito fra l’altro qui su Fermata Spettacolo dalla sottoscritta. L’iniziativa come in passato ha visto anche l’attiva partecipazione del prof. Guido Di Palma, ordinario al Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo.

È stato proprio il prof. Di Palma nelle due serate dedicate agli spettacoli (11 e 12 dicembre 2024) a sottolineare anche la partecipazione di altri partner e sostenitori quali Teatro Biblioteca Quarticciolo, Carrozzerie n.o.t., Teatro Basilica, Cranpi e Teatro Argot Studio. Queste realtà sono state in qualche modo la “casa” dell’iniziativa nel momento in cui, cito Di Palma, a quanto pare si era ritrovata “homeless”. Forse qualche inciampo burocratico in cui talvolta, anche loro malgrado, le amministrazioni italiane si trovano letteralmente intrappolate. Per non dire in scacco di se stesse. Ad ogni modo bando alle ciance e passiamo alla “ciccia”. Cosa ho visto nelle due serate? Un quartetto di corti a cui voglio dedicare un po’ di spazio singolarmente, anche per offrire, spero, un punto di vista sì da critica, ma anche da spettatrice.

Confesso di aver assisitito nella vita a una considerevole quantità di spettacoli brutti. Diversi anche di recente. Con protagonisti giovani o giovanissimi, nei confronti dei quali però, forse per minacciose vie anagrafiche, si manifesta in me una certa morbidezza di giudizio. Insomma sto invecchiando e gambizzare delle giovani promesse, anche se a vederli non promettono nulla di buono, non mi riesce. Quindi spesso quelle recensioni le dribblo. Fatta questa pre/omessa ponziopilatiana, cercherò invece qui di non scadere nell’odioso buonismo, ma neppure nella crudeltà gratuita. Il tutto nella speranza, almeno, che ne nascano riflessioni e dialoghi produttivi.

"Gli altri rivoluzionari" in scena il 10 dicembre al Nuovo Teatro Ateneo per la rassegna "Vestiti della vostra pelle".
“Gli altri rivoluzionari” in scena il 10 dicembre al Nuovo Teatro Ateneo per la rassegna “Vestiti della vostra pelle”.

Apre il quartetto di proposte Gli altri rivoluzionari. Un progetto nato dal collettivo Under 35 del Teatro di Villa Pamphilj e prodotto da Malalingua e Collettivo Zeigarnik. Di quest’ultimo fanno parte nello specifico gli interpreti della pièce: Valerio Bucci, Benedetta Margheriti, Veronica Toscanelli e Roberto Tufo. In aggiunta anche Agnese Desideri che ha firmato l’asset drammaturgico. La regia è invece di Valeriano Solfiti (il più diciamo âgée del gruppo) e Valerio Bucci che, in qualità di burattinaio, ha evidentemente curato tutti gli aspetti legati al teatro di figura.

Ho lasciato non a caso in coda la drammaturgia e la regia. Gli altri rivoluzionari poggia infatti su questi due piloncini pericolosamente fragili. Lo spettacolo vuole raccontare gli anni di piombo, la lotta armata, l’ideologia esasperata e perfino stupida che può spingere un gruppo di ventenni a piazzare una bomba. Magari alla stazione di Bologna o a Milano alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Il 12 dicembre di quest’anno cade fra l’altro, diremmo a Roma “a cecio”, il 55° anniversario della strage di Piazza Fontana. Il punto è che nel mettere troppa carne al fuoco, poi il contesto lo banalizza. Le incursioni ironiche, il teatro di figura, perfino i teletubbies alternati a immagini di processi schiacciano il ritmo e perdono la scomessa sul coinvolgimento diretto dello spettatore. Non c’è nè riflessione nè empatia. Testo e approccio registico si trovano sulla stessa confusa linea d’onda.

C’è tuttavia uno spunto interessante (e potenzialmente ricco) sul passato da attore dello stragista Fioravanti, del suo background di “buona famiglia” che poi finirà nientemeno che con la Lacoste a ridere dietro le sbarre con Francesca Mambro (altra terrorista). Proprio questo passaggio che poteva riallacciarsi a quello che oggi sente, crede e spera invece un ventenne, si infrange però tristemente in un guazzabuglio di cose. Cose di cui io ho faticato a scovare un senso, una direzione drammaturgica. Dalla preparazione della bomba in guanti gialli al “palo” fatto con una pallina in attesa di sparare in fronte a un cristiano, passando per gambe di barbie volanti e intermezzi narrativi, che spezzano ulteriormente la già mancata fluidità del racconto.

Mi sembra tutto molto più pensato nella testa e nelle intenzioni di chi ha scritto la sinossi, che non poi quello che si è davvero visto in scena. Mi perdonino registi e autrice. Io non vedo nel teatro né un vizio anarchico né un servizio sociale. Nessuno mi schioda invece dal credere che debba essere sempre prodotto con precisione artigiana per chi lo fruisce. Tanto per citare anche un passaggio memorabile di Cosentino in Not here not now. E qua, di fruizione io non ne colsi. Raccolgo invece la dedizione e l’attenzione prestata agli inserti dal teatro di figura. Azzardo a dire che magari raccontare la lotta armata proprio in questa ottica inusuale, avrebbe offerto alla pièce quello sprint di originalità e vera urgenza che io ho sentito mancare. Last but not least la recitazione, che invece salvo con qualche incertezza da questa “piccola” stroncatura. Sorry.

Segue nella scaletta del 10 dicembre un altro corto, stavolta tutto al femminile: Venire meno di e con Eleonora Bracci, Giulia Celletti, Marta Della Lucia e Camilla Ferrara. Ancor prima di leggere la loro di sinossi invece, si è proprio materializzata nella mia testa la figura di Silvia Gallerano di cui sono stata fortunata spettatrice di Svelarsi. Anch’esso sempre da me recensito qui su FS (che non è l’acronimo di Ferrovie dello Stato ma quello di Fermata Spettacolo). È stata dunque un’altrettanto felice sorpresa scoprire poi dal foglietto di scena che Venire meno è nato all’interno della masterclass creativa Rebel Lyrics, tenuta proprio da Silvia Gallerano e Cristian Ceresoli.

"Venire meno" in scena il 10 dicembre 2024 al Nuovo Teatro Ateneo per la terza edizione della rassegna "Vestiti della vostra pelle".
“Venire meno” in scena il 10 dicembre 2024 al Nuovo Teatro Ateneo per la terza edizione della rassegna “Vestiti della vostra pelle”.

Già perchè questa brillante quadrilogia di donne proprio nello stile ribelle della coppia Gallerano-Ceresoli ha voluto mettere al centro del racconto la simulazione dell’orgasmo femminile. Un argomento delicato e a tratti scomodo, di cui colgo una riuscitissima eredità proprio da Svelarsi. Le ragazze vanno dritte come frecce a bersaglio e partendo da un divano su cui quattro amiche condividono le proprie esperienze, invitano anche il pubblico a prendere parte al convivio di coinquiline.

L’approccio diretto e l’ironia sono le armi geniali che usano per picconare e infine abattere il muro di tabù. Ne esce fuori una pièce divertente, partecipata, ma anche e forse questa la sua maggior forza, ricca di quell’urgenza al racconto di cui mi piace raccogliere lo spirito. Questa volta, di una mejo gioventù. Fantastiche tutte e quattro poi nell’interpretazione. Leggerissime ma senza frivolezza ci portano dentro la stanza a confrontarsi insieme, a capire, snodare, ma soprattutto sorridere. In primis di noi stessi/e.

Fra le righe è inoltre splendido cogliere anche un sotteso invito alla ribellione contro certi schemi, manipolati da un sempre gigantesco e fastidiosissimo senso di colpa. Non ultimo proprio femminile. La sessualità in un mondo così abrutito nei sentimenti, è un viaggio da sviscerare in ogni sua forma, piuttosto che coprirlo di “vergogne” e su cui è necessario non smettere mai di dialogare. Venire meno ce lo ricorda con intensa lucidità, in un ibrido fra prosa e performance davvero “godibile”.

Finisce tutto quasi troppo presto, tanto per restare “in tema”, ma l’auspicio e la speranza è di rivederle a breve altrove con il pezzo completo. Apprezzabile anche il taglio a sketch che ben si presta eventualmente nella ripresa anche di altri argomenti tipo contraccettivi, pornografia, sex toys, varie ed eventuali. Leggendo la sinossi infatti la direzione sembra proprio essere quella di altre “pillole” a tema, che potrebbero parimenti risultare perfette anche come stand-up comedy o podcast. Insomma qua si vede rilucere del talento. Brave brave girlz!

Giorno 11 dicembre 2024 è il momento di AZzione immediata scritto e prodotto da Teatro Roget con la regia di Marco Bandiera. Protagonista Guglielmo, un attore che vorrebbe portare in scena il “suo” Riccardo III, ma viene disturbato da due improbabili attivisti: Chapas e Lima. È l’occasione, surreale, che mette a confronto due mondi parimenti in crisi, quello ambientalista e quello artistico. Guglielmo decide di “addestrare” i due a creare una performance migliore di quella un po’ sconclusionata che avevano deciso di portare a termine. Con l’unico obiettivo di toglierseli il prima possibile dai piedi. Nel mezzo gag strepitose sulla flasariga di Leqcoq, che riescono a parlarci della crisi climatica con una chiave di lettura credo fra le più efficaci mai viste. Almeno dalla sottoscritta.

"AZzione immediata" in scena al Nuovo Teatro Ateneo l'11 dicembre 2024 per la rassegna "Vestiti della vostra pelle"
“AZzione immediata” in scena al Nuovo Teatro Ateneo l’11 dicembre 2024 per la rassegna “Vestiti della vostra pelle”

Un pezzo esilarante, il più bello dei quattro corti dal punto di vista comico, dove una drammaturgia ben strutturata germoglia sulla regia e offre una scena perfetta all’interpretazione. Qui a farla da padroni è proprio la recitazione. Memorabili tutti i personaggi, Lima (Rita Aprile) la più convinta e seria, Guglielmo (Fabio Pallini) che costruisce magistralmente il prototipo dell’attore impostatissimo ed egoriferito e infine lui. Il più indimenticabile dei tre: Chapas, uno strepitoso Riccardo Ferrauti, che mescola tenerezza, mimica e standing da palco degni di un consumato caratterista. Impossibile non desiderare di avere un minuscolo Chapas sul comodino con cui affrontare i piccoli grandi drammi della vita.

Ma eccoci al gran finalone. Arriva lei. Giulia Carrara con Maiali rosa volanti. Il suo monologo chiude in bellezza la rassegna e regala alla platea una mini mastercalss di come si porta a casa un pezzo a una sola voce. Giulia racconta di una ragazza sperduta e naif che si domanda cosa signifchi farcela nella vita. Ma proprio in senso stretto. Su quale treno esattamente deve salire per acchiappare la favoleggiata occasione del riscatto. Quale porta deve sfondare, con che mezzi. Sembrano domande sciocche, che invece raccontano del falso mito del “se vuoi puoi”. Si ma come? A che ora e dove passa esattamente questo treno? Giulia non lo sa. Continua a immaginarsela la vita, invece che vivere la versione pensata per lei da altri. Un miliardo e più di sfumature da cogliere in questa drammaturgia di inquietudini e sorrisi, emozioni profonde.

Qui si mescola ironia e solitudine in un mix perfetto, senza la minima sbavatura. Si ride, sì tanto, ma non in quel modo sguaiato e inutile da commediole anni 90. Maiali rosa volanti trascina nell’universo di Giulia, chiusa nella sua stanzetta popolata da peluches di maiali, immaginando di essere una popstar, anche se non sa cantare. Ma che importa? Lei ha il suo agente Bruce (sempre un maialino), i suoi sogni, le sue surreali telefonate coi Pink Floyd, la sua vocetta stridula e deliziosa. Ma soprattutto ha Algie. Un pupazzone di maiale rosa gigante che riproduce il ben più grande gonfiabile che proprio i Pink Floyd lanciarono più volte in aria durante i loro concerti.

Giulia Carrara in "Maiali rosa volanti" in scena al Nuovo Teatro Ateneo l'11 dicembre 2024 per la rassegna "Vestiti della vostra pelle".
Giulia Carrara in “Maiali rosa volanti” in scena al Nuovo Teatro Ateneo l’11 dicembre 2024 per la rassegna “Vestiti della vostra pelle”.

Uno dei primi fu “varato” nel ’76 in Inghilterra. Il vento però lo sradicò dalle corde di protezione e la mongolfiera suina veleggiò verso Heathrow interferendo pericolosamente col traffico aereo. Alla fine atterrò nientemeno che in un caseifico nel Kent facendo forse infartare qualche bovino. Da un rovinoso insuccesso, una caduta, nasceva la più famosa icona del gruppo londinese. Giulia Carrara lo trasforma nel suo interlocutore privilegiato. Un amico immaginario su cui riversare con sofferta leggerezza le pressioni del mondo esterno, che ci vogliono tutti vincenti. O al più impiegati alle poste.

Un pezzo raffinato, pieno di così tante cose che scriverne poche righe in recensione mi provoca quasi imbarazzo. Un’interprete davvero eccezionale, fuori dagli schemi in un modo tutto suo, unico. Mi azzardo però a scrivere che siamo di fronte a un’artista fatta e finita che meriterebbe di essere calendarizzata in qualsiasi palco cittadino. Il livello della pièce è alto, per non dire altissimo.

Insomma partenza incerta, ma chiusura fulminante per questa terza edizione di Vestiti della vostra pelle, plauso a Cosentino per il tutoraggio e al prof. Di Palma e al suo staff per la tenacia. Appuntamento al prossimo anno allora, nella speranza che questa splendida rassegna si trasformi in un vero e proprio festival tout court con più corti e magari altri incontri, laboratori e dibattiti. In questo ultimo “mozzico” di 2024 il NTA è finalmente tornato a offrirsi alla platea studentesca e non solo con una stagione sperimentale coraggiosa e una residenza travagliata, non posso allora che chiosare con un invito al nuovo direttore.

Se come sento (spesso a sproposito) annunciare che il teatro è “cosa pubblica”, chi meglio di un ente formativo di prestigio come La Sapienza può esserne alleato? Dunque che non si lasci alla ventura questo percorso iniziato sotto i migliori auspici, ma soprattutto che la creatività più autentica, quella che, detto in modo spiccio, non può contare autonomamente sui propri denari per potersi alimentare, non sia lasciata orfana di spazi. I palchi della capitale hanno davvero bisogno di nuove idee, ma soprattutto di talenti, mi sento di scrivere che pescarli da progetti come questo è la direzione giusta.