
Il Centro Culturale Il Funaro apre le danze della Stagione 2018/19 con il Teatro di Figura e un allestimento particolare, fuori dagli spazi canonici del teatro. Piazza Giovanni XXIII a Pistoia, sotto lo splendido Fregio Robbiano, si è trasformata per un fine settimana in un angolo di spettacolo itinerante, fiabesco, su quattro ruote. Ospiti di quest’anno, infatti, sono state due compagnie che girano l’Europa e l’Italia a bordo di un Teatrobus e un Camionteatro. Loro sono Girovago e Rondella Family Theater, due famiglie i cui legami di sangue sono rafforzati dall’amore per l’arte non-verbale e la creazione, nel tempo, di spettacoli affascinanti.
Per uno spettatore, bambino o adulto, entrare in un luogo dentro un altro luogo dentro un altro luogo – un autobus e un camion dove si tengono spettacoli, in una piazza che sembra divenuta un circo open air vecchio stile – è un’esperienza interessante.
L’atmosfera si scalda con musica dal vivo e un comico molto buffo, che spezzano l’attesa tra una rappresentazione e l’altra. Poi i gruppi iniziano a entrare nei Teatri Mobili e prendono posto in questa platea “sui generis”, con grande divertimento dei bambini, seduti così vicini da poter sfiorare il palcoscenico in miniatura dove si terrà lo show.
Nel Teatrobus si svolge Manoviva, delicato numero di burattini sulle imprese circensi del goffo, ma anche agile, Manin (come il nome dell’ultimo Doge di Venezia, dice la voce narrante nelle poche parole iniziali) e Manona, la sua compagna. L’attore e l’attrice si sdoppiano, in piedi, riconoscibili, dando vita a pezzi di lattice che, sulle loro dita, vanno a formare il corpo dei due personaggi. Funziona il doppio gioco dell’illusione e la verità, la finzione e la realtà, il credere a un burattino sapendo che è l’interpete a dargli movimento, guizzo. Tutto avviene senza parlare, sulle note della colonna sonora e dello scorrere delle azioni, che crescono di suggestività, in un crescendo molto apprezzato. Bocche spalancate per il numero di bolas di Manona, che si cimenta con il fuoco e sparge per l’autobus il riconoscibile odore di fumo e giocoleria, ricordando il teatro di strada.
Finale a sorpresa, quasi figlio dell’aura di un quadro di Chagall, con Manin che si gonfia come un pallone e sta per spiccare il volo e Manona, che cerca di riportarlo a terra. Le risate scrosciano così come gli applausi, dopo 30 minuti intensi in cui perdersi nella memoria ed entrare di nuovo in contatto con un mondo perduto fatto di purezza e innocenza, immaginazione e teneri sentimenti.
Lunga vita al Teatro di Figura.