Dal napoletano al romanesco Pietro Romano fa di “Miseria e Nobiltà” due volte un capolavoro

Un lavoro teatrale in cui dà un "masterclass" di teatro confermandosi tra i migliori attori in assoluto nella commedia dell’arte. A grande richiesta in replica eccezionale dal 29 marzo al 9 aprile 2017 al Teatro delle Muse di Roma dopo il sold out dello scorso autunno.

La standing ovation finale è stato il miglior tributo alla genialità di questo attore, che ama misurarsi con scelte originali, prende un testo, lo studia, elabora, rielabora, adatta a sé, portando nel cuore la sua Roma. Per Pietro Romano, la simbiosi teatro-attore-Roma è una declinazione in cui la sua maestria di scena può avere solo superlativi. In tanti recitano in “romanesco” ma come lui, a trovarne! Perché riesce a toccare la cima di una virtuosità scenica ineguagliabile, non solo recitazione, ma mimica e non solo mimica ma pure espressione facciale di elevata bravura. E, quando dalla platea squilla un telefonino, il maestro di scena mantiene il fair play del “maestro” consumato, guarda in direzione dello spettatore dicendogli con tono fermo: “E mò risponne pure e digli che te richiama tra dieci minuti!” Per poi riprendere senza problemi il punto narrativo.

Gli imprevisti non lo spaventano, su quel palco ci sta come a casa sua, è la sua casa d’arte, la scena è propria, la rapisce agli spettatori, non raccoglie briciole ma raccolti copiosi da quell’impegno che lo avrà visto ore per compiere la più superba e meravigliosa delle trasposizioni, portare dal Vesuvio al Cuppolone la più divertente delle commedie di Eduardo Scarpetta: “Miseria e Nobiltà”. E’ sempre un rischio confrontarsi con un testo così famoso, ma lui ha superato ampiamente lo scoglio dell’inesorabile confronto, vincendolo alla grande. In poltrona, mentre lo ammiri passi dalla dimensione ordinaria del quotidiano a quella tridimensionale della risata, resti catapultato in un altro ambiente. Lo collaborano nel successo delle sontuose scenografie, i trucchi degli attori impeccabili ed un ottimo cast che ha saputo scegliere ottimamente. Tutti bravi, ma uno su tutti voglio citarlo: Marco D’Angelo nel ruolo di Pierino, figlio di un facoltoso uomo, che oggi definiremmo “parvenu”. Elegantissimo, il giovane rampollo si innamora di Pupetta (Beatrice Proietti) una giovane che il protagonista della storia don Felice considera sua figlia. D’Angelo ha l’ingrato compito di parlare “annaffiando” chi gli sta davanti. Simpaticissimo e genuino nella recitazione. Nella stagione 2013/2014 recitò in “Rugantino”, di Garinei e Giovannini, con la regia di Enrico Brignano.

Accanto a Pietro Romano, troviamo pure una convincente Marina Vitolo (è Bruttia), Edoardo Camponeschi (Eugenio), Valentino Fanelli (Appio/Giovanni), Eleonora Manzi (Gemma), Francesca La Scala (Rosa), Mirko Susanna (Bamba) e Giorgio Giurdanella (Cuoco).

Pietro Romano è Don Felice in “Miseria e Nobiltà”

E’ tra le migliori interpretazioni di “Miseria e nobiltà” dal napoletano al dialetto romanesco, un’opera che è diventata due volte capolavoro varcando i confini di una Napoli di vicoli e bassi per raggiungere borgate e quartieri. Altro che “miseria” grazie a Pietro Romano questo lavoro da oggi è ancora più ricco. Questi passaggi culturali fanno conoscere ed aumentare il prestigio di un autore ma non a tutti riesce questa impresa, Romano sul palco vi è nato. E’ destinato ad avere sempre più fila di persone ad attendere il proprio biglietto, perdere un suo lavoro è perdere la possibilità di evadere da un mondo spesso privo di ironia, dove taluni, spacciati per talenti sono spesso delusioni tangibili nei banchi di prova, in un mondo come quello del Teatro dove si seppelliscono troppo presto miti ed autori.

Dal 16 al 27 novembre scorso era stato al Teatro Ambra alla Garbatella ed il sold out al botteghino ha fatto produrre nuove date, ma stavolta al Teatro delle Muse di via Forlì sempre a Roma, dal 29 marzo al 9 aprile 2017. La canzone finale – diciamolo – è di Loredana Corrao. E ciò che ci è piaciuto è che Romano non congeda il pubblico raccogliendo gli applausi e sparendo dietro le quinte, ma docilmente lo accompagna all’uscita, saluta, ringrazia, presenta lo splendido cast ed i collaboratori (invisibili) per dispensare a ciascuno il proprio merito professionale. Anche questo è stile, e lui dimostra di averne. Accomodatevi, il maestro non delude, la “miseria” delle idee artistiche di oggi ha incontrato la “ricchezza” del più sorprendente degli attori, che scrive, dirige ed interpreta i suoi lavori.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Attori
Drammaturgia
Allestimento scenotenico
Pubblico
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dal-napoletano-al-romanesco-pietro-romano-fa-di-miseria-e-nobilta-due-volte-un-capolavoro"Miseria e Nobiltà" <br>in una trasposizione dal napoletano al dialetto romanesco, liberamente tratta dall’omonimo lavoro di Eduardo Scarpetta <br>scritta, diretta ed interpretata da Pietro Romano. <br>Il cast: Marco D'Angelo (Pierino), Marina Vitolo (Bruttia), Beatrice Proietti (Pupetta), Edoardo Camponeschi (Eugenio), Valentino Fanelli (Appio/Giovanni), Eleonora Manzi (Gemma), Francesca La Scala (Rosa) e Mirko Susanna (Bamba), Giorgio Giurdanella (Cuoco). <br>Aiuto Regia Barbara Lauretta <br>Musiche Simone Zucca <br>Testo canzone Loredana Corrao <br>Scene Maurizio Manzi <br>Costumi Simona Sava <br>Assistente alla Regia Edoardo Camponeschi <br>Direzione di Scena Barbara Lauretta <br>Trucco Isabella Cavallaro e Viviana De Franco <br>Audio e Luci Fabio Massimo Forzato <br>Segreteria di Produzione Barbara Lauretta.