“Qui e ora”: inizio “col botto” e finale in crescendo

Lunga frenata e un tonfo sordo. Una nuvola di fumo bianco si libera dall’abbraccio delle lamiere di due scooter di grossa cilindrata, scivola verso terra, lambisce due corpi tramortiti, e si disperde contro il pubblico dell’Arena del Sole di Bologna. Il tempo è scandito dalla suoneria del cellulare di uno dei due uomini, che loro malgrado, si sono appena incontrati.

Un po’ acciaccato, uno di loro si rialza e sin dalle prime battute si capisce che è un opportunista nato e privo di qualunque valore morale. Nella sua chiamata al 118 per denunciare l’incidente, afferma che l’altro è morto “per velocizzare le pratiche dei soccorsi”. È rabbioso, ce l’ha col mondo intero e soprattutto con chi pare gli sia venuto addosso. Inizia a torturarlo psicologicamente raccontandogli che il suo intontimento è grave, perché un suo amico poco prima di morire si sentiva esattamente così, lo maltratta, lo giudica e lo schernisce in ogni modo, lecito e politicamente scorretto. Gli dà del disabile, del convenzionale, “tu sei quello che il branco lascia indietro”, lo accusa di aver fatto un mutuo, lo definisce poveraccio e lo offende dandogli perfino… dell’omeopata! Ed è proprio questa totale mancanza di proporzione tra le cattiverie dette e le poche sillabe proferite dall’uomo ancora a terra che innesca la comicità, le battute sgorgano come un fiume in piena, taglienti e per niente scontate. Fa ridere anche il fatto che le offese ed i giudizi si riferiscono alle pressoché normali attività che un uomo può svolgere nella sua vita, come se la definizione di “normalità” fosse così disprezzabile.

Il mondo esterno fa capolino nella sperduta stradina di periferia romana solo attraverso il cellulare: il carnefice lo usa per tenere la sua trasmissione radiofonica come se si trovasse negli studi di registrazione, descrivendo piatti che starebbe cucinando in quel momento. L’altro è chiamato al telefonino dalla madre, che ovviamente non deve essere messa al corrente dell’accaduto. I due si accorderanno per non rovinare l’uno le bugie dell’altro, formando un duo comico ben riuscito. È interessante notare come il luogo dell’incidente diventa il catalizzatore della verità, dove i personaggi dicono apertamente ciò che pensano, mentre al mondo esterno propinano solo delle gran balle. Questa delimitazione è enfatizzata anche dalla scenografia, che non occupa tutto il palcoscenico ma solo una parte, come a testimoniare che i fatti narrati sono circoscritti e che l’isolamento crea meccanismi che non si sarebbero mai visti in un altro luogo e in un altro tempo. In quest’ottica, il titolo “Qui e ora” risulta chiaro, oltre ad essere il nome della rubrica radiofonica di cucina di uno dei due malcapitati.

L’uomo tramortito si riprende un po’ e soltanto quando il cuoco radiofonico lo punzecchia su suo figlio reagisce e risponde a tono. Il quasi monologo iniziale si trasforma in dialogo, le punzecchiature arrivano ora da entrambi i lati, e questa escalation spiana la strada verso l’inatteso finale.

Mattia Torre, autore del testo e regista, è un volto noto, avendo curato la sceneggiatura e la co-regia, fra le altre cose, della riuscita e anticonvenzionale serie TV “Boris”. A teatro ha già diretto Mastandrea nello spettacolo “Migliore”, nel quale un uomo “normale”, per un incidente, diventa più spregiudicato, cattivo e cinico. Ci sono molte analogie con questo spettacolo, anche se qui l’analisi è più leggera e quando si inizia a scandagliare in profondità i personaggi per capire le loro follie e le loro manie, lo spettacolo volge al termine. Tuttavia non è un difetto perché questo testo, ritmato e comico, sarebbe risultato appesantito da troppi fronzoli psicologici, e tutto ciò avrebbe anche pregiudicato la sorpresa nel finale.

Il pubblico, richiamato soprattutto da Valerio Mastandrea, senza dubbio all’altezza della situazione, ha trovato anche un altro Valerio, Aprea, altrettanto bravo. Comunque ha dimostrato di gradire lo spettacolo, che ha rischiato il tutto esaurito.

Curiosità: la tappa romana la faranno dopo aver girato mezza Italia…

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