Il mistero del manager scomparso e il detective privato al Teatro Aurelio

A Roma per la regia di Antonello Lotronto e Silvana Rossomando

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Tutti di spalle con lo sguardo perso in un panorama cupo e misterioso al di là di una balaustra qual’è il contesto della storia. Il marito non è rientrato a casa e in mano ha una sua lettera. Sonia Lane, con un tailleur mini in Jacquard e rifiniture in boa di pelliccia rossa a bordo manica, la mostra al suo amico psicologo Karl Mayner, l’elegantissimo e impeccabile Marco Bullitta, completo di velluto champagne e bretelle, e questi le consiglia di non dargli peso.

Ed ecco il benvenuto e il buonasera al bel pubblico intervenuto dal detective privato Marty Dry. A lui completo grigio e cravatta eccentrica sui toni arancio, si rivolge Dorothy Smith, la segretaria di John Burt Mill Lane, la provocante ed accorata nella voce Sara Felci, in camicia a volant scollata,  mini e tacchi da capogiro, per denunciare la scomparsa del suo principale e unico elemento in suo possesso è una mail dello stesso.

E’ una giornata fortunata per il detective privato. Ben due clienti e uno di loro una donna dalla voce avvenente e dalla chiacchiera interessante. E’ la socia di John, giacca rossa e gonna nera, al suo apparire Andrea Wally, molto professionale in questa veste , Michela Totino dal cipiglio deciso, di signora saputa sbolle l’entusiasmo generato al telefono e chiede di indagare sul suo manager scomparso. Anch’ella ha con se una lettera ma scritta con quel freddo aggeggio che è il computer.

L’altro cliente, è Luciano Green lì per lo stesso caso: è un istruttore di golf,  il bravo Cristiano Cecchetti, l’insegnate della socia. Serve al manager un istruttore di golf per maneggiare i bastoni,  con non pochi risolini nel pubblico a questo suo dire. Bella la mise di quest’ultimo: giacca sahariana, pantaloni a sbuffo calze a scacchi e scarpe bicolori perfettamente in tema.

Suicidio o omicidio? E’ l’indagine nella mani del detective. Importante è chiedere l’aiuto dei detective presenti in platea per scoprire che in cassaforte, in ufficio, il manager aveva nascosto una pistola. La combinazione era nota solo ai soci, e coincidenza vuole che al momento non ci sia l’arma. Utile per comprendere le relazioni non sempre chiare tra i protagonisti della commedia, tutti con un movente contro il manager scomparso.

In una scenografia tutta cubi e due tavolini da bar ai lati del palco, la regia crea un continuo gioco di sipari e buii, quindi l’atmosfera e la suspense atta a mantenere gli spettatori attenti e incentivati dal premio che andrà a chi indovinerà il colpevole.

Pochi gli indizi due lettere e una mail che alla riapertura del sipario colloca le donne destinatarie delle prime a destra e dell’ultima a sinistra e al centro il detective con il referto dell’autopsia e un’altra lettera parte scritta in cinese e parte in italiano, pronto a svelare il colpevole e a premiare con una bottiglia di vino chi nel pubblico ha avuto più acume investigativo.

Uno spettacolo, il giallo a teatro, la cui tipologia si caratterizza per drammaturgia e sceneggiatura discontinua, più vincente in leggerezza sulle rappresentazioni comiche, brillanti o drammatiche, che fa dell’incedere e dello sviluppo scenico senza tregua il suo fiore all’occhiello. Il pubblico e l’attenzione dello stesso premia al secondo giorno di rappresentazione questa ennesima produzione della Murderparty scritta da una delle mani fondatrici Remo Chiosso scomparso nel 2007.