La notte bianca di Bologna al Dehon

[rating=3] Un enorme barriera rossa increspata ci divide dal palcoscenico, mentre un messaggio registrato ci intima di spegnere il cellulare. Chissà quante volte vi sarete trovati in questa situazione in una platea di un teatro. Tranne per il fatto che la vocina dice pressappoco questo: “i sedili della platea sono collegati ad un sistema di autoespulsione rapida attivato dal suono del vostro cellulare”.

Le pareti di un ascensore, aperte ed un po’ appiattite sullo sfondo, illuminate dai piani che passano, fanno da sfondo ad uno studente molto fuoricorso e un po’ ipocondriaco, una segretaria laureata e insoddisfatta del proprio lavoro e a un consegnatore di pizza a domicilio dal forte accento romano.

Forse l’unica cosa superflua dello spettacolo sono proprio le tre brevi presentazioni dei personaggi iniziali, mentre è più bello scoprirli durante la loro “pausa in ascensore”. Infatti grazie ad un black-out e al fatto che questo succede proprio durante la notte bianca a Roma del 2003, e quindi tutti gli inquilini sono a festeggiare, i tre malcapitati non potranno chiedere aiuto a nessuno e rimarranno così varie ore imprigionati nell’ascensore.

“Voglio uscire di qui!” “noi invece ce stamo per hobby!”, si inizia subito a ridere, per la situazione ma soprattutto per come si cerca di risolverla: come ad esempio lo studente, che abita nel palazzo e conosce bene i coinquilini, grida alla vecchia del quinto piano di rimettersi l’apparecchio acustico altrimenti non li sentirà urlare aiuto! Si vengono a creare molte situazioni comiche, come le crisi di panico della segretaria e soprattutto i suoi attacchi improvvisi d’asma, che costringono gli altri due a soccorrerla in modo a dir poco rocambolesco: uno la “pompa” da dietro, mentre l’altro la “rema” con le braccia, come fosse una canoa (vedere la foto dello spettacolo). Le battute si accavallano e si ride veramente di gusto, con la comicità non solo romanaccia del pizza express ma anche più sarcastica e anticonformista dello studente. Piano piano la segretaria trova coraggio per fare qualche battuta anche lei, ma si ha come la sensazione che le sue battute si uniformino alla comicità già espressa dagli altri due e che non intraprendano un nuovo filone: forse una donna avrebbe potuto ironizzare con qualcosa di diverso?

Il testo, molto divertente e ritmato, non si perde in profonde analisi introspettive, ma punta più sul dinamismo psicologico, cioè sul cambiamento interiore e sulla catarsi che i tre personaggi, isolati dalla vita esterna troppo rapida e in costante movimento, possono provare ad ottenere solo in questa pausa forzata: hanno la possibilità unica di fermarsi a riflettere sulle loro vite, e con l’aiuto della graffiante ironia altrui, riescono a non autocommiserarsi e ad ampliare il punto di vista che ognuno ha della propria vita. Lo studente fuoricorso è preso in giro perché a 35 anni sta ancora studiando, “un ragazzo prodigio”, ma è sempre più felice della sfruttata e ansiosa segretaria: “lo vedi perché non mi laureo? Guarda il lavoro come ti riduce!”. Il pizza express ripone tutte le sue speranze nella vincita al superenalotto, mentre la segretaria è la prima che non si valorizza, contribuendo così in modo determinante alla sua stasi lavorativa. Bello il momento in cui si guardano tutti nello specchio dell’ascensore per capire chi sono, e si chiedono se anche le persone all’esterno li vedono così. Un tantino scontato il fatto che appena arrivano gli aiuti, loro non vogliono più lasciare l’ascensore, ormai diventato un’isola felice rispetto alla vita all’esterno, impietosa e frenetica.

Gabriele Pignotta, autore, regista e interprete dell’eterno studente, molto bravo ad inventare una comicità mai volgare, è accompagnato da Fabio Avaro, un simpaticissimo romanaccio, e da Cristina Odasso, tutti e tre molto a loro agio in questo ruolo comico.

Il pubblico del Teatro Dehon si è divertito e ha gradito lo spettacolo che, non a caso, è stato rappresentato in concomitanza della notte bianca di Bologna. Fortunatamente dopo gli applausi finali, i tre ci informano che la pratica rianimatoria per le crisi respiratorie d’asma è del tutto inventata, risparmiandoci di vedere in futuro magari qualche vecchietta utilizzata come una barca a remi in mancanza del Ventolin!

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