
Dal 18 gennaio al Teatro Massimo di Palermo al via la nuova Stagione 2014 con 9 appuntamenti da non perdere.
Da Emma Dante a Desirée Rancatore ed Eleonora Abbagnato – tre donne che rappresentano l’eccellenza artistica siciliana nel mondo – e ancora Gabriele Ferro, Francesco Zito e Vincenzo Taormina: la Stagione di opere e balletti 2014 del Teatro Massimo di Palermo avrà un forte accento palermitano, con tre nuove produzioni interne sui nove titoli proposti. Si presenta così al pubblico il nuovo anno musicale del teatro palermitano pensato dal Commissario Straordinario del Massimo, il prefetto Fabio Carapezza Guttuso, e dai consulenti artistici Lorenzo Amato ed Eytan Pessen.
La Stagione 2014 si inaugurerà il 18 gennaio con una nuova produzione del Massimo affidata a una delle registe più interessanti del panorama teatrale internazionale, Emma Dante che, dopo i successi al Teatro alla Scala di Milano e all’Opéra Comique di Parigi, debutta nel teatro lirico della sua città con “Feuersnot” (18-26 gennaio), secondo lavoro teatrale di Richard Strauss (1901), pochissimo eseguito in Italia (soltanto 3 volte, alla Scala nel 1912, al Carlo Felice di Genova nel 1938, alla Rai di Torino nel 1973).
Su libretto del poeta satirico Ernst von Wolzogen, l’opera narra con leggerezza una storia d’amore e di magia in una Monaco di Baviera medievale durante la festa di mezza estate, la festa dei fuochi di San Giovanni. Personaggi e tono ricordano gli ambienti popolareschi delle novelle di Boccaccio, «è una parabola sull’amore e sull’infanzia – afferma Emma Dante – che si svolge per il solstizio d’estate in una Monaco
senza tempo, che da capitale del sud della Germania, diventerà il prototipo di ogni città del sud». Un ruolo di rilievo è a&dato al coro di voci bianche; accanto al numeroso cast di interpreti, il coro degli adulti e una trentina diattori e mimi che faranno un lungo laboratorio di preparazione con la regista.
Sul podio ritorna un altro illustre musicista palermitano, Gabriele Ferro, che a Strauss ha dedicato molte importanti tappe della sua carriera. Protagonista femminile Nicola Beller Carbone, anche lei specialista straussiana, interprete affascinante e molto apprezzata dal pubblico di Palermo.
A febbraio debutterà un nuovo allestimento di “Otello” di Giuseppe Verdi (21 febbraio – 4 marzo) – opera assente da Palermo dal 1999 – realizzato in coproduzione con il San Carlo di Napoli, scene di Nicola Rubertelli e costumi di Patrizia Toffolutti, regia di Henning Brockhaus che sui personaggi del capolavoro verdiano ha affermato: «Jago è l’arido, il politico, il regista, il grande attore. Non vi è nessuno che porti la maschera con altrettanta naturalezza, nessuno capace di tanto odio con tanta disinvoltura; alla fine Otello penderà dalle sue labbra. Desdemona è una giovane donna dalla straordinaria capacità d’ amare e nell’opera non vi è uomo che non sia attratto o innamorato di lei.
La sua unica colpa è la giovinezza, l’inesperienza che le impedisce di capire che qualcosa di grave è successo e la riguarda». La direzione è affidata a Renato Palumbo che negli ultimi anni si è affermato come uno dei migliori interpreti verdiani. Protagonisti saranno il tenore Stuart Neill (Otello), il soprano Julianna Di Giacomo (Desdemona) e il baritono Giovanni Meoni (Jago).
A marzo la danza con “Carmen” (21 febbraio – 4 marzo) nella coreografia di Amedeo Amodio sulle musiche dell’opera di Georges Bizet, scene e costumi di Luisa Spinatelli: protagonista l’étoile dell’Opéra de Paris Eleonora Abbagnato che debutta nel ruolo con al suo fianco Nicolas Le Riche (Don José) e Benjamin Pech (Escamillo). Una coreografia nata nel 1995 per Aterballetto, poi riproposta in numerosi teatri nel mondo fra cui la Scala: «Ah, Carmen! Ma Carmen adorée!» – ricorda Amedeo Amodio – «Sulle ultime note dell’opera si chiude il sipario. In palcoscenico inizia lo smontaggio delle scene. A poco a poco tutti coloro che hanno partecipato allo spettacolo, coristi, ballerini, musicisti, sarte,
macchinisti vengono catturati dai fantasmi del dramma appena trascorso e man mano, un gesto, uno sguardo, un oggetto, li spinge ad immedesimarsi in ognuno dei personaggi; ciò avverrà per puro caso. Sarà per puro caso che Don José incontra Carmen, che rappresenterà per lui l’unico momento di vita autentica, intensa, ma anche quello della morte. Ma per Carmen il destino è scritto nelle carte. Da qui la storia della bella sigaraia riprende vita. A questo punto tutto è stabilito, meno il percorso o il labirinto dei due destini ormai indissolubilmente legati e così la scenografia creerà di volta in volta ambienti imprevedibili e surreali seguendo lo svolgimento degli avvenimenti. Sarà comunque Carmen a condurre il gioco trasgressivo ed eversivo, in un impossibile tentativo di sfuggire alla sua sorte. La scena, come la musica, si svuota durante
lo svolgimento del racconto, (no a rimanere, nel momento (nale, completamente scarna, desolata ad esprimere la “solitudine tragica e selvaggia” di una donna nel tentativo di affermare il proprio diritto alla diversità».
Nuova produzione anche per il “Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart (16-22 maggio), opera assente da molti anni da Palermo e che andrà in scena nella versione della prima a Vienna 1788, che si differenzia da quella per il debutto a Praga nel 1787 soprattutto perché si chiude con la discesa agli inferi di Don Giovanni e non con il concertato degli altri personaggi. Sul podio Stefano Ranzani, la regia invece è di Lorenzo Amato, scene di Angelo Canu e costumi di Marja Hoffmann: nel ruolo del protagonista Carlos Álvarez, mentre Leporello sarà
Marco Vinco. Al loro fianco un cast di interpreti di fama internazionale. «Don Giovanni è un mito che attraversa la musica – dichiara Lorenzo Amato – comincia e finisce con la morte. Il movimento, il caos, l’affastellamento, la rapidità sono i tratti distintivi del personaggio e così desideriamo, metterlo in scena, senza tempo e senza luoghi: Don Giovanni attraversa i secoli e il mondo».
A giugno ritorna la più amata delle opere di Vincenzo Bellini: “Norma” (17-25 giugno) diretta da Will Humburg, in un allestimento del 2002 che arriva in Italia da Stoccarda, con la regia di una coppia famosa, Jossi Wieler e Sergio Morabito che ambientano la vicenda durante la Resistenza, in una chiesa abbandonata dove si ritrova un gruppo di partigiani dei quali Norma e Oroveso sono i capi. Protagonista il soprano ungherese Csilla Boross già applaudita interprete del Nabucco diretto da Muti a Roma nel 2011, mentre il tenore Aquiles Machado – noto al pubblico del Massimo – sarà Pollione.
Dopo l’estate, a settembre, “La fille du régiment” di Gaetano Donizetti (17-24 settembre) nello storico allestimento firmato da Franco Zeffirelli per il Teatro Massimo nel 1959 con la regia di Filippo Crivelli che ha girato il mondo: ispirato alle stampe di soggetto militare realizzate ad Épinal in epoca napoleonica, mantiene immutato il suo fascino che lo impone tra i classici dell’allestimento scenico del Novecento, con le scene dipinte, i siparietti, i costumi dai colori sgargianti adatti al clima musicale della partitura di Donizetti che alterna al rataplan militare momenti più lirici e sentimentali e una vena di ironia. Nel ruolo della protagonista Marie debutta a Palermo Desirée Rancatore con al
suo (anco il suo partner ideale, il tenore Celso Albelo (Tonio), mentre Sulpice sarà il baritono palermitano Vincenzo Taormina, completano il cast Francesca Franci (Marquise de Berkenfield) e Filippo Luna nel ruolo en travesti della Duchesse de Crakentorp.
A ottobre la prima italiana di “Švanda, dudák” (19-26 ottobre), Volksoper del compositore ceco-americano Jaromír Weinberger (1896-1967), libretto di Miloš Kareš, in una colorata e fantasiosa produzione della Semperoper di Dresda: allievo di Max Reger, Weinberger – costretto a fuggire negli Stati Uniti durante le persecuzioni naziste – scrive quest’opera nel 1926 su solide basi tardo romantiche aperte alle suggestioni internazionali e alle mode del tempo. Opera molto celebre nella prima metà del Novecento, tanto che alcuni brani vennero addirittura incisi indipendentemente da celebri direttori e cantanti, entrando nel repertorio concertistico. Švanda, celebre zampognaro, giusto una settimana dopo il matrimonio con Dorotka, viene trascinato da Babinský a cercare fortuna nel mondo: incontrerà la regina dei ghiacci e anche il diavolo, ma il potere della sua musica scon(ggerà ogni male e tornerà dalla moglie fedele e pronta a perdonarlo.
Ultimo titolo d’opera a novembre “Tosca” di Giacomo Puccini (18-26 novembre) in un elegante allestimento del Maggio Musicale (orentino con la regia di Mario Pontiggia e le scene e i costumi di Francesco Zito. Particolarità dell’allestimento sono le scenogra(e realistiche ma con punti di vista suggestivi: nel primo atto la cupola della chiesa di Sant’Andrea della Valle appare deformata per simboleggiare il potere oppressivo della chiesa; nel secondo atto la ricostruzione fedele di un salone di Palazzo Farnese da cui si intravede l’ambiente attiguo dove viene torturato Cavaradossi, che poi verrà giustiziato sugli spalti di Castel Sant’Angelo, prigione particolarmente opprimente e terrifica. Protagonista il soprano Hui He (Tosca), con il tenore Stefano Secco (Cavaradossi) e il baritono Ionut Pascu (Scarpia). Sul podio l’atteso ritorno dopo il concerto inaugurale del 2013, di Daniel Oren, interprete di elezione delle opere di Puccini.
Tradizionale appuntamento natalizio con la danza, “Romeo e Giulietta” di Prokof’ev dal 18 al 23 dicembre. Lo spettacolo, con Pavel Bubelnikov sul podio e la coreografia di Massimo Moricone (studi al Centro Sperimentale di Danza Contemporanea di Roma, quindi con Maurice Bejart a Bruxelles, e al Centre Internationale de la Danse di Cannes), è stato applaudito la scorsa estate al Globe Theatre di Villa Borghese a Roma e definito dal pubblico e dalla critica come uno dei più interessanti degli ultimi decenni. «L’unica protagonista – afferma Moricone – è Giulietta e la conoscenza dell’amore, che la svezza, e la scaglia in un mondo in nulla più uguale a quello conosciuto fino all’attimo in cui le è apparso Romeo. In virtù di quell’amore si trova costretta all’odio, improvviso e inspiegabile. Da fanciulla, diventa adulta, in una crescita esponenziale tutta risolta nella ricerca di un aiuto che la disperazione del suo stesso amore non le consentirà di trovare. Da lì in poi è una rapida corsa verso il solo destino possibile. Giulietta è sola nel suo letto che trasforma in palco funebre, inscenando una finta morte che, crede, la renderà libera ma che beffarda le consegnerà tra le braccia il corpo senza vita del suo amato. L’amore le rivela una infinita sequenza di morte. Per primo Mercuzio amico devoto di Romeo, poi Tebaldo il collerico cugino, e ancora Paride suo promesso, infine Romeo stesso, il prescelto. Questa schiera di corpi senza vita, di morti ammazzati, vanno a formare tutti insieme, la costellazione funerea che le indica la via. Sono ormai lontani i giorni felici di adolescente, sono solo un ricordo sbiadito nella follia del presente, adulto e crudele». Nel ruolo dei due sfortunati amanti di Verona, Anbeta Toromani e Alessandro Macario.
Maggiori informazioni: www.teatromassimo.it