L’Ottocento italiano aperto al mondo

Fino al 26 febbraio 2017 la Fondazione Centro Matteucci ospita i protagonisti dell'Ottocento pittorico italiano, da Fattori e Signorini passando per De Nittis

La sana rivalità tra due storici collezionisti del secondo dopoguerra italiano, Borgiotti e Piceni, va in mostra in quella deliziosa villetta Liberty che è la Fondazione Centro Matteucci di Viareggio.

Il tempo di Signorini e De Nittis. L’Ottocento aperto al mondo è il titolo della piccola ma densa esposizione, costellata di gemme che declinano luci e ombre, angoli di vita sociale e intima, paesaggi sospesi nel tempo. Un tempo che abbraccia il XIX secolo e i suoi esponenti italiani più significativi, in bilico tra impressionismo, realismo, corrente dei Macchiaioli. Definizioni oggettive, sì, che tuttavia perdono contorni e sfumano nella pura e semplice ammirazione delle linee sinuose, dell’armonia cromatica, dei moti che avvolgono l’osservatore.

Protagonisti di questa carrellata pittorica sono grazia e miseria umana, ma anche abbondanza e lusso delle esperienze parigine; così come le placide terre toscane, in eterno divenire sulla tela. Dalle metropoli europee all’aria delle coste tirreniche, fino alla frenesia del Moulin Rouge e a istanti di commovente vita perduta, i pittori italiani si avvicinano ai mostri sacri francesi (Monet, Manet, Cézanne), ma trovano una propria voce con cui descrivere una realtà semplice, contadina – tuttavia vicina a essere travolta dall’industrializzazione più feroce.

Spicca il magnifico Papaveri di Giuseppe De Nittis, dove la lezione degli impressionisti d’oltralpe si arricchisce con delicati stati d’animo e dettagli psicologici – le figure care al pittore si stagliano sul prato per descrivere un momento d’esistenza. La nostalgia, con Silvestro Lega e Giovanni Fattori, diviene bellezza; e la tensione alla spiritualità diviene materia luminosa ed evanescente, mentre il corpo femminile dell’alta borghesia espande una frivolezza che sa farsi cupa, in certi ritratti di Giovanni Boldini. Si impongono anche il naturalismo di Adriano Cecioni e la solitudine terrena di Giuseppe Abbati, quest’ultimo decantando  una realtà rurale dove il senso del passato è ancorato agli oggetti, il cielo, la terra.

Molti altri sono i nomi in mostra, personaggi che sono riusciti a immortalare un’epoca attraverso il lampo accecante dei colori, o gli esangui volti di donna – in un periodo storico, come quello ottocentesco, dove l’attimo è divenuto palpabile.

Per ulteriori informazioni: www.centromatteucciartemoderna.it 

L'Ottocento aperto al mondo

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