
La Stagione Lirica 2025 del Teatro Regio di Parma si apre nel segno di una rarità giovanile di Giuseppe Verdi: Giovanna d’Arco sotto la regia di Emma Dante e la direzione di Michele Gamba.
Giovanna d’Arco è la prima delle cinque opere verdiane dedicate a un personaggio femminile e segna il primo incontro del compositore con l’universo drammatico di Schiller. Composta nel 1845, su libretto di Temistocle Solera ispirato a Die Jungfrau von Orléans di Friedrich Schiller, l’opera si colloca in un periodo di fervente sperimentazione per Verdi, che esplora con audacia il rapporto tra il sacro e il profano, tra il terreno e l’ultraterreno. In questo dramma, l’autore intreccia il conflitto tra corpo e spirito con la dialettica tra dovere patriottico e tensione mistica, temi che torneranno a risuonare in capolavori successivi come Don Carlo e La forza del destino.

Dal punto di vista musicale, l’opera sfida le convenzioni del tempo: l’ouverture trascinante prelude a una partitura che alterna momenti di intensa liricità a esplosioni di energia corale e orchestrale. La scrittura verdiana qui si distingue per una ricercata raffinatezza armonica e una cura particolare per i colori orchestrali, anticipando tratti del suo stile maturo.
Il nuovo allestimento affidato a Emma Dante, al suo debutto al Regio, conferma la regista palermitana come una delle voci più originali e incisive del panorama teatrale contemporaneo. La sua regia si distingue per un approccio visivo potente e simbolico, in cui la scena si trasforma in un campo di tensioni emotive e metafisiche. L’immagine iniziale dei soldati mutilati ma “fioriti”, i corpi devastati dalla guerra che si tramutano in icone di resilienza e rinascita, rappresenta un chiaro segno della poetica della regista, capace di coniugare tradizione e innovazione con un linguaggio scenico di forte impatto.

Molto suggestiva la foresta scesa dall’alto di Ficus Macrophylla, dal sapore autenticamente palermitano, e gli archi fioriti disposti in un gioco ottico a ricreare un tempio: entrambi conferiscono alla messa in scena una dimensione onirica e solenne, amplificando la dimensione sacrale e mistica della vicenda. Un fil rouge floreale che percorre l’intera rappresentazione, circondando Giovanna ora folle come l’Ofelia di Millais, ora santa palermitana.

Le scene di Carmine Maringola e i costumi di Vanessa Sannino contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa tra il reale e il fantastico, mentre le suggestive luci di Luigi Biondi e le coreografie di Manuela Lo Sicco amplificano la dimensione visionaria dello spettacolo. Dante riesce a restituire la complessità di Giovanna, figura sospesa tra santità e follia, tra eroismo e dannazione, esaltando la dimensione intima e tormentata del personaggio.
Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, debutta Michele Gamba. La sua lettura di Giovanna d’Arco si distingue per un equilibrio raffinato tra energia drammatica e attenzione alle sfumature timbriche. Gamba evidenzia la componente mistica e cameristica dell’opera, rivelando la sottile ricchezza della partitura verdiana e valorizzando le “finezze di scrittura” di un Verdi giovane ma già straordinariamente maturo.

Il cast è guidato dal soprano georgiano Nino Machaidze nel ruolo della protagonista, interprete di grande carisma vocale ed espressivo, già acclamata in questo ruolo al Teatro dell’Opera di Roma. Accanto a lei, Luciano Ganci (Carlo VII) conferma la sua solida presenza scenica e vocale, ma la vera sorpresa è Ariunbaatar Ganbaatar (Giacomo) che debutta con una performance di notevole intensità emotiva, rivelando un enorme potenziale che lo pone in evidenza sulla scena lirica internazionale. Completano il cast Francesco Congiu (Delil) e Krzysztof Bączyk (Talbot), entrambi convincenti nelle rispettive interpretazioni.
L’opera è stata accolta da un Regio sold out e da lunghe ovazioni nell’ultima replica di sabato 1 febbraio confermando un caldo e acclamato successo.