
Il 13 novembre al Teatro del Giglio di Lucca il secondo appuntamento della stagione lirica ha entusiasmato con il nuovo Rigoletto di Ivan Stefanutti, coprodotto con il Teatro Coccia di Novara, il Donizetti di Bergamo (in cui si è tenuta la prima il 5 novembre) e l’Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari.
Il Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s’amuse, carico di passione, tradimento, vendetta, pone in chiara evidenza tutta la tensione di una società corrotta che, secondo la lettura di Ivan Stefanutti, si cela dietro una “grande cornice” sontuosa e vistosa, di raffinato gusto estetico, che tuttavia non attenua ansi accentua per contrasto le nefandezze che vi si consumano.
Ecco allora il Palazzo Ducale incorniciato entro la grande cornice d’orata di chiaro gusto barocco, posta al centro del palco, racchiudere un tridimensionale Ratto delle Sabine scolpito dai corpi bianchi di satiri e fanciulle, ballerini del Balletto di Milano, che preannunciano già la razzia che si nasconde dietro tale lussuoso ornamento.
E’ infatti nell’ovattata ma pericolosa reggia che brillanti fanciulle vengono rapite e rovinate per sempre. Tale leit motiv si ripropone, quasi a sottolineare fisicamente il tema della maledizione, per tutta l’opera, i satiri si sgretolano del puro bianco marmoreo che li ricopriva, per mostrare tutta la turpitudine di demoni neri, emersi letteralmente dalla “porta” del quadro e le fanciulle, catturate mentre erano rivestite di smaglianti abiti verdi, vengono infine fatte rotolare smunte e lacere come pesi morti fuori dal dipinto, le cui crepe hanno rivelato tutta la corruzione della società, antica quanto contemporanea.
Rigoletto, seppur in contrasto con una tale cruda organizzazione già dal colorato e grottesco abito, in realtà segue le medesime regole della corte e ne fa integralmente parte. Conosce “i pericoli e le abitudini di un Duca ed una corte annoiati”, così tenta inutilmente di nascondere la figlia Gilda dentro una casa/torre, le cui alte pareti la “seppelliscono” come in un vero e proprio mausoleo. Gilda, insieme al padre, è l’unica che indossa un abito colorato, verde smeraldo, e non dai toni scuri come tutti gli altri protagonisti, quasi a metterne in evidenza la genuinità e purezza. Ma il vortice della corruzione catturerà anche lei, vittima ultima e sacrificale di una notte terribile macchiata di crimini e abusi.
Splendido nella sua ricchezza di pathos il Secondo Atto, con l’ottima Terza Scena d’insieme tra Rigoletto ed i Cortigiani “Povero Rigoletto” ed il Terzo Atto con la suggestiva scena del temporale, resa magistralmente grazie al sapiente uso delle luci di Jean Paul Carradori, che ha ricreato lampi luminosi tra le alte pareti della locanda di Sparafucile, il tutto immerso in un’atmosfera sempre inquieta e minacciosa, dalle tinte oscure.
Ottimo il cast, a partire dal Coro del Teatro Coccia di Novara (diretto da Gianmario Cavallaro), forte e deciso nel rappresentare tutta la corruzione della corte.
Esecuzione impeccabile e toccante quella del baritono Carlo Guelfi, Rigoletto commovente in tutta la sua complessità umana, dal suo crudo sarcasmo verso la corte che lo comanda, allo struggente amore verso il suo unico bene, la figlia Gilda, fino al devastante odio vendicativo che lo divorerà nel vortice del male.
Il soprano Linda Campanella, dopo l’ingresso nelle vesti di figlia timorosa e devota, si rivela una Gilda smagliante e struggente, dalla linea melodica armonioso, cristallina e carica di enfasi.
Meno positivo l’ingresso e l’interpretazione del tenore Walter Borin, Duca insicuro nella fraseggio quanto nei movimenti, vera pecca per la famosa aria “La donna è mobile”.
Convincenti tutti gli altri interpreti, tra cui il baritono Andrea Mastroni nei panni di Sparafucile e il mezzosoprano Annunziata Vestri, ovvero la sorella Maddalena, coppia di fratelli emblematicamente sanguigna e ambigua.
Dunque giudizio più che positivo per l’opera verdiana emblema dell’introspezione dei personaggi, che ha riscosso enfasi di applausi ed elogi dal pubblico lucchese.