Il Rigoletto di Verdi è in lamé nella direzione di Daniele Abbado

Fino al 18 dicembre al Teatro dell’Opera di Roma.

Un bellissimo prologo verdiano e in scena dietro un velatino luccica in giacca lamè il protagonista della vicenda, Rigoletto appunto. Un modo per esorcizzare la gobba? Colori rossi, ocra e nero e siamo alla festa alla corte del Duca, si la corte, ma quella della scale, balconate, balaustre e installazioni a mo’ di impalcature che adornano la scena. All’ingresso del laminato parte la burla tutti lo sbeffeggiano in quanto si vocifera che abbia un’amante. Ma egli gelosamente nasconde la figlia, la bella Gilda e nella maledizione che il Conte di Monterone, bravissimo Carlo Cigni, sferra a Rigoletto, parte la saga dell’opera verdiana. L’incontro tra il sicario Sparafucile, il basso di grande levatura Riccardo Zanellato, e il nostro gobbo e l’offerta a questi di servigi portano all’abbraccio tra il solido baritono Roberto Frontali, nei panni del protagonista e la figlia ma notevole vocalmente Lisetta Oropresa si delinea la vicenda.

Il buffone temendo le rappresaglie del Duca di Mantova e dei burloni di cui sopra intima alla domestica Giovanna di vigilare su di lei e sulla casa perché non entri nessuno. Ma quegli davvero eccelso tenore Ismael Jordi è già in casa sotto le mentite spoglie dello studente Gualtier Maldè e l’amore tra i due i giovani è immediato e folgorante. Intorno alla casa i cortigiani si assiepano vuoi per curiosità, vuoi per tentare il rapimento di quella che credono l’amante del gobbo, ed in effetti è la figlia, e nella note della bell’aria “Zitti, zitti moviamo a vendetta…” ecco il colpo “gobbo”.

Disperato ne risulta il Duca per il rapimento dell’amata, non meno se non di più il padre e la ritrova disonorata e cerca di consolarla e se quella piange il presunto studente, questi per l’inganno teso al suo essere buffone e alla cosa che più cara ha al mondo.             E  se “La donna è mobile qual piuma al vento,…” su queste note Gilda scopre che il Duca se la intendeva anche con una certa Maddalena, procace contralto Alisa Kolosova. Qui Rigoletto grida vendetta e ingaggia Sparafucile per uccidere il fedifrago amante. Ne riceverà ad  epilogo un sacco, con dentro la figlia morente piuttosto che il cadavere del duca. Si per amore Gilda si è sostituita a lui e lo canta “…ora muoio per lui!..”

Non sulle rive del fiume ma in uno spazio dove campeggia una porta, un divano, un tavolo a mo’ di scrivania e Sparafucile che mesce il vino si avvera “Ah la maledizione!” di Monterone. La regia di Daniele Abbado è coerente con la messa in scena e la bellezza resta nel rigore orchestrale fedele al tracciato verdiano. Il pubblico applaude scettico, più convinto verso Gilda e il Duca.