
Venerdì 15 luglio al Teatro Comunale di Firenze è andata in scena la prima di un’opera oserei dire vivamente “legata” al territorio, ovvero Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, in occasione dei 100 anni dalla nascita (3 dicembre 1911 – 10 aprile 1979), per la regia di Andrea Cigni, le scene e costumi di Lorenzo Cutùli e le luci di Luciano Roticiani.
L’opera, farsa musicale in quattro atti su libretto dello stesso Rota e di Ernesta Rinaldi, venne scritta tra le due estati del 1944 e del 1945 a Torre a Mare, riprendendo la fortunata farsa Un chapeau de paille d’Italie di Eugène-Marin Labiche e Marc-Antoine-Amédée Michel del 1851. Andata in scena solo nel 1955 al Teatro Massimo di Palermo grazie all’operato dal Sovrintendente Simone Cuccia, ottenne un grande successo, determinando una circolazione inusitata per un’opera del Novecento, in Italia nonché all’estero. Farsa musicale fresca, divertente ed incalzante, così viene descritta dallo stesso autore in un’intervista fatta in occasione della ripresa dell’opera al Teatro Verdi di Trieste negli anni ’60: «Per quest’opera mi sono valso della valente collaborazione di mia madre. Non avevamo altro in mente che portare una nota di colore, una nota allegra nel teatro lirico, senza trascendere nel grottesco, o invadere il campo dell’operetta. Volevamo divertire, commentando la farsa con melodie orecchiabili e infondendovi uno spirito di sapore ottocentesco con un tantino di spregiudicatezza ‘boulevardière’, e ossigenare con l’operettistica del nostro tempo. La trama stessa è divertentissima: ha tutti gli ingredienti ‘éclatants’ di sicuro effetto comico». E di sicuro la convulsa trama di fraintendimenti e scambi di persona nella nevrastenica ricerca di un cappello ha colto nel segno, insieme a numerosi travestimenti musicali di cui Rota era maestro: si pensi alla costante presenza rossiniana fin dall’ouverture o ancora nel concertato del terzo atto «Io casco dalle nuvole»; ma anche agli echi mozartiani nella frequente esclamazione del suocero, «Tutto a monte!», che presenta la solennità del Commendatore.
Per l’occasione il Maggio Musicale Fiorentino, in collaborazione con ilMaggio Fiorentino Formazione, ha allestito l’opera in una manierata atmosfera parigina del ventesimo secolo, tra evocativi manifesti e cartoline, giungendo a catapultare la scena nella stessa platea, tra il divertito pubblico che ha ben apprezzato la novità. Si tratta di una produzione finemente di manifattura fiorentina, fin nella “punta” del cappello, frutto della partecipazione del Consorzio del cappello di paglia di Firenze, nella doppia veste di fornitore e di sponsor della produzione: per l’evento il Consorzio ha allestito un’esposizione di cappelli nel foyer del Teatro Comunale, tra i quali il cappello più grande del mondo, di due metri di diametro, che ha impegnato due chilometri di treccia di paglia naturale lavorata secondo l’antica tradizione artigianale fiorentina dell’Ottocento, e ha offerto un simpatico ed utile ventaglio a forma di cappello come cadeau alle prime signore entrate nel teatro.
Dunque un ottimo evento organizzato a 360°, che ha infine visto il Maggio sperimentare come primo teatro in Europa la possibilità di avere i sopratitoli sui propri dispositivi mobili, grazie a Opera Voice e Prescott Studio, partners dell’iniziativa.
Protagonisti dell’allestimento i cantanti, gli allievi scenografi, gli allievi costumisti, gli allievi di tecnica dell’illuminazione che hanno partecipato ai corsi di Maggio Formazione e gli allievi della “Scuola dell’Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna”: i giovani interpreti hanno dato prova di buona presenza scenica, seppur con parti vocali ancora da limare. Il pubblico si è comunque dimostrato comprensivo apprezzando i momenti di maggior comicità, dove i giovani hanno dato il meglio di sé.
Eccellente l’Orchestra diretta dallo spagnolo Sergio Alapont.