Duo operistico gravido della psicanalisi freudiana in scena al Verdi di Pisa

Due piccoli gioielli uniti dalla psicanalisi freudiana quelli andati in scena al Teatro Verdi di Pisa sabato 25 febbraio, ovvero Mozart e Salieri di Nikolaj Rimskij-Korsakov e Zanetto di Pietro Mascagni.

Unite da un sogno, ora ossessione mozartiana, presagio di sventura, ora desiderio amoroso di Silvia, in bilico tra realtà e chimera, le due opere svelano legami intrinseci al di là della brevità e della presenza di due soli personaggi sulla scena.

Mozart e Salieri , composta da Rimskij-Korsakov nel 1897, mostra uno stile classicheggiante, fatto di contrappunti e imitazioni tematiche, come le citazioni di temi mozartiani fatti sulla tastiera, o la parodia di “Batti, batti, oh bel Musetto” dal Don Giovanni nell’esecuzione stonatissima del cieco mendicante dilettante. Tra influenze slave e occidentali, l’opera è caratterizzata da un’orchestrazione classica che sostiene la robusta vocalità, asservita completamente alle parole, e mette in scena un soggetto omaggio alla memoria del grande compositore Alexandr Dargomyzskij, con un Mozart nella cui ribelle genialità tutta romantica l’autore si identifica, ed un Salieri psicologicamente complesso, erroneamente illustrato come omicida geloso ed artista in declino, immagine che riscuoterà grande fortuna negli anni a venire.

In Zanetto di Mascagni, andata in scena il 2 marzo 1896, prevalgono invece sentori dell’imminente decadentismo, in quella “tristezza erotica” della cortigiana Silvia, che soffre per la sua aridità sentimentale, risvegliata benignamente dall’efebica bellezza del viandante zingaro Zanetto. Un amore dunque impossibile per la femme fatale e l’ingenuo ragazzo, che si scioglierà lindo nell’alba della felice redenzione della donna.

Efficace ed essenziale la crepuscolare e minimalista regia di Gianluca Floris , che fa un uso sapiente di luci tutte caravaggesche.

Bravi gli interpreti, oscuro e profondo il Salieri di Alessandro Calamai , nel dramma interiore della trucida gelosia, ora ingenuamente leggero ora drammaticamente ossessionato da visioni di morte, la bella vocalità di Matteo Mezzaro in Mozart; elegante e delicata la drammaticità di Silvana Froli in Silvia; efficace per interpretazione e canto l’ en travesti Sandra Buongrazionei panni di Zanetto.

Buona prova per la giovane Orchestra Archè diretta dal compuntoFrancesco Pasqualetti .

Pubblico compiacente.