Al telefono con Leo Nucci, prima della prima

Leo Nucci ci parla del Progetto Opera Laboratorio che con Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi inaugura la stagione del Municipale di Paicenza

S’inaugura nel segno di Giuseppe Verdi la Stagione d’ Opera 2017/2018 del Teatro Municipale di Piacenza. Sipario alzato su Simon Boccanegra, venerdì 13 ottobre alle 20.30 e domenica 15 ottobre alle 15.30. Come ormai tradizione, l’apertura di Stagione è affidata al nuovo allestimento del Progetto Opera Laboratorio, punta di diamante della Fondazione Teatri di Piacenza, di cui è responsabile didattico il celebre e amatissimo baritono Leo Nucci, nel segno della trasmissione dei saperi ai giovani cantanti. L’opera si avvale della regia dello stesso Nucci, affiancato da Salvo Piro. La bacchetta esperta di Pier Giorgio Morandi dirige l’Orchestra dell’Opera Italiana e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato da Corrado Casati. Ritorna l’affiatato team creativo del Progetto Opera Laboratorio: Carlo Centolavigna, storico collaboratore di Zeffirelli, firma le scene, i costumi sono di Artemio Cabassi e le luci di Claudio Schmid. L’allestimento è prodotto da Fondazione Teatri di Piacenza con Teatro Alighieri di Ravenna, in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Marsiglia in Francia, dove  l’opera tornerà in scena a ottobre 2018.

Nel cast giovani cantanti già vincitori di concorsi internazionali e apprezzati sui palcoscenici di prestigiosi teatri, come il baritono bulgaro Kiril Manolov (Simon Boccanegra), che fa ritorno al Teatro Municipale tre anni dopo il successo di Falstaff, e il soprano Clarissa Costanzo (Maria Boccanegra), una delle voci più interessanti del momento, secondo premio ai  concorsi Flaviano Labò di Piacenza e Voci Verdiane di Busseto, recentemente applaudita al fianco di Leo Nucci in occasione dei festeggiamenti per i suoi cinquant’anni di carriera. Nel ruolo di Jacopo Fiesco il basso piacentino Mattia Denti, anch’egli apprezzato sul palcoscenico del Municipale nelle scorse stagioni in acclamate produzioni quali Nabucco e La Wally. Tornano al Progetto Opera Laboratorio, dopo il successo di Un ballo in maschera, anche il tenore Ivan Defabiani (Gabriele Adorno), e  il baritono Ernesto Petti (Paolo Albiani). A completare il cast, il basso Cristian Saitta (Pietro),  il mezzosoprano Paola Lo Curto (Un’ancella) e il tenore Jenish Ysmanov (Un capitano dei balestrieri).

Una scena di Carlo Centolavigna

Raggiungo il maestro Leo Nucci telefonicamente in un momento di pausa tra la prima prova d’insieme e l’ante-generale, i tempi sono serratissimi e frenetici prima delle prime ed il maestro si concede con grande generosità alla mia penna. Basta solo poco più di un quarto d’ora per rendersi conto della grande levatura artistica e del carisma con cui il maestro si è dato e continua a darsi al pubblico nel corso di una carriera sterminata (oltre cinquantacinque anni) e con cui si dà ai giovani talenti dell’opera di domani che hanno avuto il privilegio di condividere con lui quasi un mese di prove. Ovviamente al telefono non vedo il maestro in viso, ma è impossibile non immaginarselo con un sorriso largo ed entusiasta; la voce calda è carica di soddisfazione, quasi un pizzico d’orgoglio, per i risultati raggiunti in prova.

Soddisfatto della prima prova d’insieme?
Mah… (a stento trattiene l’entusiasmo come quando si chiede ad una madre se i suoi figli sono belli) sono contento di come sta andando, poi il risultato sarà da domani (nel pomeriggio di mercoledì era prevista la prova generale aperta alle scuole infatti) andando avanti con le recite, quando saremo a contatto col pubblico. Questo Simone è un lavoro un po’ particolare che ho curato nei minimi dettagli. In più come sempre, io non voglio che si veda la regia. Se qualcuno nel vedere lo spettacolo dirà: “Ma non c’è regia…” , questo vuol dire che l’ho azzeccato. (sorride…)

Maestro Nucci mi può raccontare come si è inserito in questo “laboratorio”, in questo progetto?
Il progetto nacque cinque anni fa, quando io ero presidente del concorso “Voci Verdiane”. Si decise di dedicare a Carlo Bergonzi un’opera in piazza a Busseto, e siccome l’ultima opera che aveva cantato in piazza a Busseto era Luisa Miller, decidemmo di fare proprio quella. Io ovviamente, ero solo il presdiente della giuria e non c’entravo nulla con la messa in scena. Il regista di allora, si era pensato potesse essere Lamberto Puggelli che purtroppo nel frattempo venne a mancare (2013 ndr) e allora la Signora Cristina Ferrari (consulente artistico del Concorso Internazionale di canto “Voci Verdiane” di
Busseto dal 2012 al 2016 ed attualmente Direttore Artistico Fondazione Teatri di Piacenza n.d.r.) mi chiese di prendere il suo posto. Io avevo già avuto esperienze da regista ma solo così… per divertimento… comunque accettai. Visto il successo trasferimmo il progetto da Busseto a Piacenza dove Cristina volle provare ad andare avanti con questa esperienza io sono assieme a lei l’ideatore di questo Progetto Opera Laboratorio. Lo abbiamo chiamato “laboratorio” perché?… Oggi siamo pieni di “Academy”, si “accademizza” tutto anche nel mondo delle biciclette – di cui sono amante come tutti sanno –  ho trovato la “bike Academy”, ma noi siamo in Italia abbiamo inventato il Rinascimento! E allora e dopo di allora durante il Cinquecento, il Seicento così via… i grandi artisti aprivano la “bottega” ai giovani; quindi noi, sulla scia di quelle esperienze artistiche così importanti, abbiamo aperto un “laboratrio” una “bottega” per i giovani. Io e Cristina ci siamo messi in questa avventura con L’elisir d’amore, L’amico Fritz, Un ballo in maschera e quest’anno proseguiamo con Simon Boccanegra. Ci siamo organizzati con alcuni collaboratori straordinari: Carlo Centolavigna, lo scenogarfo di Zeffirelli, per i costumi Artemio Cabassi e per le luci di Claudio Schmid; un team fantastico. In più ho come mio braccio destro, braccio sinistro e tutto, Salvo Piro che era appunto assistente Lamberto Puggelli. Siccome sono “testone” fatto a modo mio, e a me la regia come si fa oggi molte volte non piace, io concepisco lo spettacolo dando le mie idee, le mie indicazioni di una collocazione ecc… ne ragioniamo insieme e loro le elaborano; a quel punto, a spettacolo assestato, si arriva a dover scegliere gli artisti con delle audizioni. I primi anni partecipavo anche io alla selezione poi ho smesso per una ragione molto semplice di correttezza: ovvero, siccome sono un cantante non famoso ma abbastanza celebre del mondo della lirica, se un giovane cantante si sente dire un “va bene” da Leo Nucci… poi ci crede… non mi son voluto assumere questa responsabilità. Io mi sono fidato di Cristina e dei suoi validi collaboratori che hanno selezionato questi ragazzi; una volta fatto, siamo arrivati a settembre e abbiamo iniziato la “scuola”. La scuola che cos’è? Io lavoro con i ragazzi per tutto quello che concerne la regia e aspetti tecnici vocali, come ad esempio come devono emettere il suono, ecc… diciamo che è una masterclass “allargata”. In più con Salvo Piro, che ha lavorato presso il piccolo Teatro Strelher di Milano, abbiamo fatto anche delle prove da teatro di prosa: cioè senza la musica, leggendo il libretto come se i cantanti fossero attori. Una scuola di teatro completo, ecco questo è il progetto…

Nucci, com’è lavorare con questi ragazzi che pur giovani hanno già alle spalle un’inizio di carriera interessante?
Gli anni scorsi abbiamo avuto dei ragazzi al debutto e oggi abbiamo dei ragazzi, alcuni dei quali sono dei recuperi degli anni passati. Col tempo li vedi crescere, ad esempio uno di quelli coinvolti in questa produzione l’ho ringraziato con le lacrime agli occhi chiedendogli scusa delle sgridate che gli ho fatto in passato e lui mi ha ricompensato dicendomi: “Per fortuna che me le ha fatte, perché è così che sono cambiato!”. Due anni fa il padre di uno dei cantanti ringraziò mia moglie perché avevo aiutato il figlio a cambiare. Il nostro compito è quello di dare un indirizzo. Questo lo si può fare in tanti modi, ma per me che sono “all’antica” penso che questo mestiere abbia bisogno di una gran disciplina. Fare il cantante impone un modo di vivere che si affronta con rigore, disciplina e attenzione senza sciatterie. Dopo tutto questo alla fine la soddisfazione è immensa specie se penso che abbiamo lavorato con cantati giovanissimi di venti, ventidue anni… il soprano (Clarissa Costanzo che in questa produzione interpreta il ruolo di Amelia Grimaldi n.d.r.) ha compiuto l’altro giorno 25 anni ma è arrivata con noi che ne aveva 22! Noi speriamo, ovviamente che questo laboratorio possa contribuire a “lanciare” questi ragazzi nell’opera. La cosa impressionante è che quando dico qualcosa, loro lo fanno!… E’ bello sentire i giovani che mi ringraziano ed in più… devo ammettere che anche io, insegnando, ho imparato moltissimo. La cosa bella è che questo è molto di più di una masterclass: si lavora per un mese e si mette in scena un’opera completa; non si sta seduti a sentire uno per una mezz’ora e poi si passa all’altro: qui si lavora davvero per un mese o anche più, si mette insieme l’opera… durante le prove li si ferma gli si urla negli orecchi (sorride…) tutte cose che in una masterclass non si fanno. Anche il maestro che ci onora quest’anno di dirigere l’orchestra, Piergiorgio Morandi già alla seconda prova di scena (lui seduto dirigendo col pianoforte che suonava…) si è voltato e mi ha detto: “Leo ma questo è una scuola! una scuola di canto…”

…forse intendeva una scuola “alla vecchia maniera”…
Considera che io ho debuttato il 10 settembre 1967, intendo come solista facendo Figaro ne Il Barbiere di Siviglia anche se io avevo già fatto due anni di piccole parti prima… all’epoca debuttai con un signore che si chiamava Carlo Piccinato, un regista che ri-allestiva solo sette anni dopo il Barbiere della Scala, quello con Gobbi, Callas e Lemeni… io rifeci con lui quella regia della Scala, ma noi iniziammo il lavoro tre mesi prima e io sono stato, forse anche quattro mesi davanti allo specchio per prendere la postura giusta. E’ qui la grande differenza. A me è capitato l’altr’anno di vedere arrivare i ragazzi con i pantaloncini corti, con le ciabatte che si usano oggi… con le scarpe da andare a fare la maratona di New York e tutti camminano con un equilibrio precario. Così, ho chiesto al mio costumista, Artemio Cabassi: “Artemio, ma le scarpe ci sono già?” e lui: “Sì sì sì…” e allora io: “Bene ragazzi da domani tutti con le scarpe perché a vedervi camminare così a mo’ di zombie, no!” Il palcoscenico è una disciplina: la postura, il modo di porsi. Ci vuole impegno, per ottenere il sessanta bisogna dare il centocinquanta. Mi ricordo l’unica audizione con un cantante la feci nel ’63, fu con Mario Filippeschi (quello del film con Tito Gobbi in Rigoletto e il famoso disco della Callas in Norma)… bene, lui mi disse una cosa: “Ricordati una cosa, che se vuoi saltare cinquanta centimetri di devi allenare su ottanta altrimenti i cinquanta non li salterai mai!”. C’è molto studio, molto molto lavoro difficile, poi sembra che sia tutto facile e invece nulla viene a caso.
Io spero che piaccia lo spettacolo ovviamente, io non ho trascurato nulla. Anzi, se qualcuno dovesse accorgersi che io ho trascurato qualche dettaglio sarò felice di saperlo perché vuol dire che non sono stato abbastanza attento anche se il mio modo di fare regia, o la messa in scena siccome è una scuola e non faccio il regista di professione. L’intento è quello di essere legati alla musica, non si tratta di fare “tradizione”, che è una forma sbagliata del “dire” dell’opera, con i suoi tagli ha creato il “manierismo” dell’opera… qui no. Abbiamo cercato di fare il teatro musicale, col rispetto totale delle pause, delle altezze dei suoni, delle espressioni e del gesto… se c’è una pausa, ad esempio, abbiamo cercato la sua ragion d’essere. Quindi il nostro è un teatro musicale al cento per cento nel rispetto dell’autore.

Nucci parla generosamente ma interrompiamo la telefonata per lasciare al maestro ancora qualche minuto per tornare dai suoi ragazzi prima della prova ante-generale in preparazione della prima rappresentazione al Teatro Municipale di Piacenza la sera di venerdì 13 ottobre alle ore 20.30; replica domenica 15 ottobre 2017 ore 15.30.