Come un groviglio: il difficile e confuso passaggio dall’infanzia all’età adulta

Claudio Bello ci parla della sua prima raccolta di racconti edita da L’Erudita

Cari amici questo mese abbiamo incontrato Claudio Bello, uno scrittore esordiente sulla scena nazionale che ci ha raccontato qualcosa di sé e della sua prima fatica letteraria: “Come un groviglio”.

È un groviglio di pensieri questa raccolta di racconti. Pensieri che si confondono con i ricordi di un’infanzia ormai alle spalle e i timori di un mondo adulto di cui si è già, forse inconsapevolmente, varcata la soglia. La storia in realtà è molto semplice, ma le sfumature oniriche ed emotive disorientano un po’ il lettore, quell’ironia che sa di paradossale e provocatorio ci fa venire voglia di continuare la lettura, di addentrarci nella mente confusa, e proprio per questo affascinante, del protagonista. Un  ragazzo depresso decide di “prendere in affitto” un amico, ma ne rimarrà deluso. Due adolescenti pianificano un paradossale metodo per perdere la verginità; la città è infestata improvvisamente da un virus letale; il rapporto con l’altro sesso è difficile ma al tempo stesso spregiudicato; Leopardi e Kafka diventano più attuali che mai; l’uccisione di una formica è motivo di riflessioni esistenziali. Il filo conduttore dei 15 racconti è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, al mondo vero e cupo che appare, appunto, come un groviglio, inestricabile, un labirinto dal quale si vorrebbe uscire. “Tutti abbiamo avuto paura del buio Forse, il buio, era proprio questo. Insomma, il diventare grandi. […]”. Il groviglio, come spiega l’autore stesso, è l’essere adulti, e tutte le ansie e le responsabilità che ne derivano. Il groviglio è un luogo di cui non conosciamo la strada per uscire.

Come nasce questo romanzo?
I 15 racconti di “Come un groviglio” hanno rappresentato un’autentica rivoluzione nel mio piccolo universo letterario: se prima tendevo a creare storie e personaggi che abitavano il mio mondo interiore, fiabesco e idealizzato, con questa raccolta ho sentito il bisogno di confrontarmi con la realtà esterna. Metaforicamente, come scrittore ho provato a mettere i piedi fuori di casa. Così mi sono approcciato ai temi del razzismo, della solitudine, del terrorismo e della difficoltà di coltivare sentimenti autentici nella nostra società. Tutto, però, affrontato con ironia ed estremizzato da elementi fantastici e grotteschi. Ironizzare e provocare, infatti, mi paiono le strade più incisive per mostrare che intorno a noi c’è qualcosa che non va.

A prima vista potrebbe sembrare una raccolta di racconti “diversi” tra loro, specialmente nella seconda parte (ad esempio, in un capitolo lui parla in prima persona, ma al femminile, dopo aver mantenuto per una serie di capitoli il punto di vista maschile). Qual è il filo conduttore?
I racconti che compongono la raccolta sono da un lato diversi, sia per quanto riguarda le storie che narrano, molto varie tra loro, sia per lo stile nel quale sono scritte; ma sono dall’altro legati da un filo: creare un mosaico delle angosce dei vent’anni, un puzzle di situazioni che si presentano nel periodo della fine dell’adolescenza con tutt’intorno il panorama del mondo contemporaneo. Per questo, la scelta del racconto, tesa a mostrare un quadro ampio e diversificato, composto di tanti piccoli pezzetti che in realtà sono le diverse facce di un mondo ben preciso.

Alcuni capitoli hanno tratti onirici, sembra proprio che le storie siano al confine tra sogno e realtà, è così?
Il confine lungo il quale sogno e realtà si mischiano e confondono tra loro è sempre stato uno dei miei paesaggi letterari e artistici preferiti. I surrealisti, Murakami, Kafka, tutti “maestri del sogno”, sono tra i modelli più importanti e presenti all’interno del libro. Adoro ascoltare le persone che raccontano i propri sogni, e spesso mi capita di chiedere loro di farlo per trovare un po’ di ispirazione. A volte i sogni ci rivelano qualcosa di noi che non vorremmo sapere, come nel caso del mio racconto “Sognare labirinti”, dove il protagonista viene “imprigionato” dalla sua mente in una sequenza di incubi da cui è difficile svegliarsi, altre volte ci confondono le idee, altre ancora ci ossessionano. Mi piace, nei sogni, l’idea del perturbante, quando cioè qualcosa di estraneo fa capolino nella realtà più familiare e tranquillizzate. Mi sono appropriato di questo concetto in alcuni racconti come “La merce” o “Quando ammazzai una formica”, dove un elemento inquietante, straniante, capovolge il senso delle situazioni più normali.

Chi è il protagonista: un ragazzo, un adolescente che diventa adulto, un adulto che ricorda quando era adolescente?
I protagonisti dei vari racconti corrispondo in realtà quasi tutti allo stesso prototipo: l’adolescente che sta diventando adulto, che “non vuole” e “non riesce” a diventare adulto. Questi eterni adolescenti, nutriti di sogni e ideali, in un certo senso “puri”, si trovano improvvisamente ad agire in un mondo caotico, cattivo, incomprensibile. I sogni si frantumano sulla scorza durissima della realtà, gli ideali devono venir meno se si vuole sopravvivere. Proprio a questo si riferisce il groviglio del titolo: nel racconto finale, “Fine dell’adolescenza parte II”, due amici poco più che ventenni di si ritrovano per caso sulla spiaggia dove hanno passato insieme tante loro estati, e rimpiangono i tempi andati in cui tutto sembrava migliore. Uno dei due dice all’altro che prima, da adolescenti, anche soffrire era più facile, il dolore era liscio, pulito come la superficie del vetro, mentre adesso, da adulti, il dolore ha assunto la forma di un groviglio.

Quanto troviamo di te nel protagonista e qual è il capitolo che meglio ti rappresenta?
Io stesso, come i miei personaggi, mi trovo a vivere il delicato momento di passaggio all’età adulta. Per cui, sebbene i racconti parlino, per esempio, di ragazzi che rapinano un McDonald in motorino o che si sentono terribilmente in colpa per aver ucciso una formica, in realtà questo è un libro autobiografico. A volte penso che le varie storie siano una trasposizione dei miei incubi, le mie paure rese sotto forma di parabole grottesche e ironiche. Forse il racconto che più mi rappresenta è quello dove ho mantenuto più stretti i rapporti con la realtà vera e propria, “Fine dell’adolescenza parte II”, su cui mi sono soffermato anche in precedenza. La spiaggia dove i due ragazzi si incontrano è quella pugliese dove anch’io ho passato gran parte delle mie estati, all’io narrante ho voluto mantenere il mio nome, Claudio, e l’altro personaggio è costruito a immagine e somiglianza di alcuni miei amici. Non è per caso che ho inserito questo racconto come ultimo della raccolta, quasi riassumesse tutto quanto detto nei precedenti, e allo stesso tempo chiudesse il cerchio in maniera nostalgica e agrodolce.

Carino ed originale l’inizio, incluso l’amico in affitto. Che visione pensi che emerga dell’amore e dell’amicizia dalla lettura del romanzo?
Il racconto “La merce” è la storia di un ragazzo che, ammalato di solitudine, decide di rivolgersi a un’agenzia che “vende amici”. Lui, in due parole,  paga per avere un attore che finga di essere suo amico. Ho scelto l’amicizia perché mi sembra essere l’ultimo baluardo di umanità in un mondo ormai disumano, nel quale ogni cosa è in vendita e assume importanza solo in base al suo valore economico. Se anche l’amicizia si trasforma in un semplice fatto di compravendita, allora pare davvero di trovarsi alla fine del mondo. La raccolta è colma di riferimenti all’amicizia, ma in alcune storie ci si interroga anche sull’amore, visto nelle sue diverse forme. Nel racconto “Doppia panna”, l’amore sembra nascere dal mistero che una persona ci trasmette, e proprio per questo arriva al punto di distorcere tutta la realtà, rendendo impossibile scindere oggettività e soggettività, i fatti dalle impressioni; un’altra tipologia di amore è quella del racconto “Monologo d’uno scemo”, dove ci si chiede fino a dove possa arrivare l’amore di un fratello geniale per l’altro cieco e problematico.

E’ il tuo primo lavoro letterario? Cosa fai nella vita? E che altri progetti letterari hai nel cassetto?
Questo è il primo libro che pubblico, il mio tentativo di entrare, in punta di piedi, nel mondo dei libri. Ne sono soddisfatto e felice, sebbene sappia come questo sia solamente il primo passo e ci sia ancora moltissima strada da fare per diventare lo scrittore che voglio essere. Nella vita, io sono laureato in “Lettere Moderne” e a breve inizierò la magistrale: ho scelto il corso di “Editoria e scrittura”. I libri e la scrittura sono d’altronde tutto il mio mondo. Mi sto impegnando per scrivere il  primo romanzo, che è un genere molto complicato e totalmente diverso dal racconto, ma che sarà di certo un approfondimento e una continuazione dei temi affrontati in “Come un groviglio”‘.

Al tuo prossimo romanzo!