La penna di Zoran Živković

Questa settimana ci dedichiamo all'autore Zoran Živković, attraverso due testi: Sette note musicali e Il ghostwriter

Sette note musicali
Edito da Tea, traduzione di Jelena Mirković e Elisabetta Boscolo Gnolo
Dedicato a Nikola Milošević

Sette note musicali romanzo in cui troviamo, come anima di tutte le storie, la musica. C’è il Dottor Martin che attraverso il Concerto numero 2 in fa minore per pianoforte e orchestra di Chopin, sogna di entrare, anche solo per un attimo, nel mondo della sua classe di bambini autistici. Il carillon di Oscar rievoca immagini di giovinezza trascorse con la moglie ormai defunta. Teresa, che con la musica esterna la sua più grande paura: la morte.

Živković ci pone di fronte a una melodia che si modella e deforma in base ai personaggi. Ogni nota, una storia, una visione interiore di se stessi, che si mostra tra le righe del romanzo.

Sette racconti dati alla luce forse in maniera un po’ troppo frettolosa. Non di rado, infatti, i testi presentano ripetizioni lessicali e concettuali.

I personaggi ai quali si aprono scenari del tutto personali, vorrebbero comunicare quell’affiorare dell’inconscio agli altri, ma poi si trattengono. Spiega l’autore a pagina 42: “Poi si trattenne. Si sarebbe confusa cercando di spiegare qualcosa che lei stessa non capiva.” Altro capitolo, altra storia. Arriviamo a pagina 73: “Si sarebbe confusa nel tentativo di spiegargli una cosa che lei stessa non riusciva a capire.” Sia ne Il fuoco sia in Puzzle, viene contrapposto il volume basso della radio al silenzio e alla monotonia.

Sviste dell’editor? Se proprio vogliamo dirla tutta, l’abbondante uso del condizionale appesantisce le storie. Decisamente meglio l’ultima pubblicazione.

Il ghostwriter
Edito da Tea, traduzione di Jelena Mirković e Elisabetta Boscolo Gnolo
Dedicato: a Buca, Mile, Sivka e Micuko

Il silenzio è l’ultima beffa del Diavolo. Mentre il suo umiliante mutismo risuona ovunque, pensieri folli visitano la mente dello scrittore.

Lo scrittore serbo affronta, ne Il Ghostwriter, la questione della paternità autentica o meno dell’opera. Si può chiedere a uno scrittore di fare il ghostwriter? In realtà nel romanzo troviamo molto di più che una semplice richiesta. Cinque singolari personaggi, o forse uno soltanto, cercano i favori di un gentile autore, troppo narcisista per non farsi ammaliare dai complimenti che gli vengono rivolti.

Le conversazioni si snodano tutte tramite e-mail, ognuno partecipa utilizzando uno pseudonimo dietro al quale nascondere il proprio vero io.

Un giovane intraprendente dal nickname P-0, si diletta nello scrivere pastiche liberamente ispirati ai componimenti del protagonista. Banana, una donna incontrata a una serata letteraria, ogni mercoledì gli manda il sogno del martedì sera, in attesa di quello rivelatore che li collegherà tutti. Pandora, la vicina di casa mette insieme piccole storie in cui lo scrittore porta a spasso il cane Albert, al quale è molto affezionata. Un misterioso “Ammiratore”, invece, senza troppi preamboli gioca a carte scoperte da subito, scrive: “La mia proposta è semplice. Accetterebbe di scrivere un romanzo per me?”.

Poi c’è Altomare, un amico, o meglio un collega frustrato dall’insuccesso e, soprattutto, dalla mancanza di ispirazione. E infine, Felix, il gatto. Un nome solo apparentemente banale. Felix, infatti, racchiude tutti i gatti. È il felino che con passo felpato si va a fermare esattamente davanti al monitor del pc, come una statua di sale. Si fa le unghie sul tappeto, gioca con le tende, normale routine del mondo magico dei gatti.

Felix è anche il modo in cui lo scrittore si firma nello scambio di messaggi su internet. Un nome conteso, alla fine infatti, tutti arriveranno alla medesima proposta: scrivere un romanzo su commissione utilizzando lo pseudonimo. Il protagonista, in qualche modo, darà loro quello che vogliono, senza dimenticare il suggerimento dell’anonimo Ammiratore… molto vicino a lui, più di quanto il lettore possa immaginare.

Il Ghostwriter apre uno scorcio interessante sul mondo degli scrittori, connotati nell’opera come personaggi egocentrici che si nutrono di lusinghe, ma anche come colleghi invidiosi. Da non trascurare, i bizzarri comportamenti della gente comune nel relazionarsi con il proprio beniamino, descritti con maestria. L’unica nota è da fare allo stile, forse troppo poco caratterizzante nell’espressione dei singoli personaggi, che sia una scelta oculata? Se così fosse, viene da pensare che i “veri” attori del romanzo siano soltanto due…

 

Zoran Živković vive a Belgrado, dove tiene corsi di scrittura creativa. Ha pubblicato diversi volumi di narrativa e saggistica. I suoi libri vengono tradotti in molti paesi.

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