Tutti i ragni di Vanni Santoni

Edito da :duepunti edizioni

È un’ossessione quella del protagonista nei confronti dei ragni. Scoperti sulle foglie dell’ortica in montagna, l’ingenuità di bambino lo porta a sperimentare cosa accade a quei piccoli puntini neri se gli viene staccata una zampa, poi due, o anche tutte.

In maniera casuale, gli aracnidi sembrano accompagnarlo lungo tutta la sua vita, comparendo nel brodo preparato dalla nonna, nel grosso quadro accanto al letto, nella trappola per topi. La loro presenza fa sviluppare una sorta di repulsione attrazione, che calamita il ragazzo che diventa poi adulto. L’animale diviene un’entità a sé stante, le cui vicissitudini scorrono parallele agli episodi di vita quotidiana.

Alla fine, in questo libro, i ragni fanno i ragni. Santoni però ce li mostra sotto la luce dell’inquietudine, uno sguardo sospettoso che si aspetta sempre qualcosa di negativo, in realtà è proprio in questo modo che esorcizza la paura diffusa nei confronti di questi artropodi, mostrandoli in tutta la loro naturalezza.

Alla fine, infatti, il protagonista arriverà a nutrirli lanciando formiche contro una tela, non per gusto sadico, ma perché affascinato dai loro meccanismi predatori. Il “ragno prende le funzioni di un gatto”, diventando quasi un animale domestico con cui convivere: “Il nostro ragno. Io te e il ragno. Sono rimasto a casa col ragno. Dov’è il ragno? Ah, là nell’angolo.”

@Neri_Noemi

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