
John Cranko, coreografo emblematico del secondo dopoguerra, è senza dubbio un maestro di innovazione e di integrazione della tradizione accademica. Nel solco del dialogo con la storia del balletto, Cranko intuisce la forza prorompente delle nuove forme di espressione del movimento e la sua breve parabola artistica può definirsi come un percorso di ricerca e di collaudo di nuovi modi di pensare la danza.
Fu un precursore del balletto contemporaneo, anticipatore di una poetica del primato dell’intenzione e della vitalità rispetto al movimento e alla tecnica dei passi di danza. Espressività nuda e pura, senza forzature, ma nemmeno negando gli insegnamenti della classicità.
Onegin ne è una sorta di summa coreografica. Balletto scritto su misura per Cranko dall’amico Kurt-Heinz Stolze che orchestra e arrangia brani di Ciajkovsky che poco o niente hanno a che fare con l’omonima opera del compositore russo. Dell’Onegin di Ciajkovsky non ritroviamo nulla, se non che la stessa tragica trama derivata dal romanzo in versi di Aleksandr Puskin. Le melodie sono tratte da alcuni brani per pianoforte, alcuni momenti estratti dai due poemi sinfonici “Francesca da Rimini” e “Romeo e Giulietta” e pezzi dall’opera “Gli stivaletti”.

La trama è celebre e racconta la triste storia d’amore tra Evgenij Onegin e la bella Tatjana intrecciata con quella della sorella Olga e dell’amico Lenskij e poi del principe Gremin.
Tatjana si innamora di Onegin, che non la ricambia, la sorella di lei si innamora invece dell’amico di lui, Lenskij, e i due si promettono sposi. Ad un ballo Onegin rifiuta bruscamente Tatjana e inizia a danzare con Olga. Lenskij, risentito e beffato, sfida a duello Onegin. A nulla valgono le suppliche di Tatjana e di Olga, il duello viene celebrato e Lenskij è ferito mortalmente. Onegin, compreso a qual punto è giunto il suo orgoglio, fugge disperato.
Passano gli anni ma i ricordi non svaniscono. Ad un ballo del principe Gremin Onegin riconosce nella sua sposa Tajana e riconosce di averla sempre amata. Nell’incontro furtivo con Tatjana Onegin le confessa il suo amore e le chiede perdono e una seconda possibilità, ma Tatjana non può accontentare le sue suppliche, non rinuncerà alla sua fedeltà per Gremin, anche se il suo cuore non ha mai cessato di essere di Onegin.
Il balletto ricostruisce i travagli interiori dei personaggi con delicatezza e i passi a due tra Tatjana e Onegin sono veri e propri affreschi psicologici. Se prima è Tatjana a sognare la corrispondenza appassionata e passionale di Onegin in sogno (e che però danza per davvero, in una delle scene più difficili da interpretare nel repertorio maschile), alla fine è Onegin a guidare un disperato assalto ai sentimenti di Tatjana, che non può concedergli altro se non un’amara constatazione del tempo perduto per sempre.
Arroganza, spensieratezza, amore, disillusione. Una tempesta di emozioni malinconiche, un mosaico affettivo tipicamente russo che mescola cinicamente vita e morte, speranza e fatalismo.

A interpretare la partitura un’Orchestra del Teatro alla Scala particolarmente sotto tono, forse per la scarsa pressione del maestro Felix Korobov che ci è sembrato fin troppo attento alle esigenze del palcoscenico per curare fino in fondo quelle della buca d’orchestra.
Non abbiamo potuto godere dell’esibizione dell’étoile Roberto Bolle e dell’artista ospite Marianela Nunez. Nei ruoli protagonisti abbiamo visto Marco Agostino e Nicoletta Manni, coppia affiatata e di eccellenti capacità tecniche ed espressive, anche se forse poco in linea con la struggente tensione emotiva di Onegin e Tatjana. Olga è stata Martina Arduino e Lenskij Nicola Del Freo, vivaci e spensierati, a proprio agio nella parte. Breve ma significativa l’apparizione del principe Gremin interpretato dal bravo Gabriele Corrado.
L’allestimento scenografico, di Pier Luigi Samaritani, ricostruisce con realismo e raffinatezza l’atmosfera onirica della Russia romantica dei tempi di Puskin. Ugualmente ben fatti i costumi che Samaritani ha disegnato con Roberta Guidi di Bagno, ben congegnati per consentire movimenti di danza classica e contemporanea senza tradire l’immaginario realistico.
La sala, al completo, ha premiato lo spettacolo con molti e calorosi applausi.