Al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma fino al 21 agosto 2022 sarà possibile immergersi tra i suoni e le bellezze dell’Amazzonia grazie alla mostra visionaria e immersiva di Sebastião Salgado. Amazônia.

Un’esperienza davvero unica ed inimmaginabile, assolutamente consigliata, una penetrazione suggestiva ed intima nel cuore di uno degli habitat più estremi e inospitali della Terra, ma allo stesso tempo talmente sublime e meraviglioso da lasciare senza fiato.

Così Sebastião Salgado: “Questa mostra è il frutto di sette anni di vissuto umano e di spedizioni fotografiche compiute via terra, acqua e aria. Sin dal momento della sua ideazione, con Amazônia volevo ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta e potesse immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native. Queste immagini vogliono essere la testimonianza di ciò che resta di questo patrimonio immenso, che rischia di scomparire. Affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione, spetta a ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla sua tutela”.

Rio Jutaí. Stato of Amazonas, Brasile, 2017 © Sebastião Salgado/Contrasto

Ecco allora che appena entrati nella sala, siamo immediatamente avvolti dalla penombra e dalla traccia audio di Jean-Michel Jarre, creata appositamente per la mostra, ispirata ai suoni autentici della foresta, dal più lieve soffio di vento tra le fronde degli alberi al cinguettio dei suoi abitanti fino al fragore dell’acqua scrosciante. Suoni e fruscii ci guidano attraverso le gigantografie in bianco e nero di Salgado, sospese all’apparenza senza ordine, come l’intrico di piante e vegetazione nella quale ci stiamo immergendo, affascinati.

Sembra di farsi spazio all’interno di un grandioso poema sinfonico reso epico dal bianco e nero delle 200 fotografie di Salgado.

Iniziamo sorvolando il polmone verde con una Panoramica della foresta in cui ammiriamo l’Amazzonia vista dall’alto, per andare ad indagare caratteristiche perlopiù sconosciute, come I fiumi volanti, ovvero la grande quantità d’acqua che dalla foresta pluviale si innalza verso l’atmosfera, capace di influenzare i modelli climatici dell’intero pianeta. Le fotografie satellitari sono solite immortalare la foresta tropicale quasi interamente coperta dalle nubi. Il giorno in cui queste nubi dense smetteranno di offuscare la vista della giungla dallo spazio, significherà che i fiumi volanti saranno scomparsi, con conseguenze disastrose e catastrofiche per il pianeta. L’Amazzonia si lega in modo viscerale all’elemento acqua, che può rivelarsi una forza distruttiva e devastante come nelle Tempeste tropicali, con cui solo i nativi sanno convivere, conoscendole profondamente. Foto come dipinti si innalzano intorno a noi, mostrando ora le Montagne ovvero i rilievi montuosi che definiscono la vita del bacino amazzonico, ora le Isole nel fiume, l’arcipelago che emerge dalle acque del Rio Negro. Infine la protagonista assoluta, La foresta, un tempo definita “Inferno Verde”, impenetrabile e intrisa di pericoli, oggi considerata uno straordinario tesoro della natura, in quanto custode della maggior concentrazione di specie botaniche al mondo che assorbono gas a effetto serra e rilasciano ossigeno.

Rio Jaú. Stato di Amazonas, Brasile, 2019 © Sebastião Salgado/Contrasto

E penetrando sempre più nella giungla, ci imbattiamo nelle “ocas”, tipiche abitazioni indigene, dal colore di terra ocra rossa, spazi circolari che evocano i piccoli e isolati insediamenti umani nel cuore della foresta. Restiamo ammaliati da sguardi intensi e profondi così tipici delle popolazioni indigene immortalate da Salgado nei suoi numerosi viaggi, come la vivida luce che brilla negli occhi di Manda, figlia di Jerè Yawanawà, piccola abitante del villaggio di Escondido, con la sua corona di piume, nascosta nella foresta.

O ancora gli Awá-Guajá, che contano solo 450 membri e sono considerati la tribù più minacciata del pianeta, a causa di un’intensa attività di disboscamento illegale che ha devastato gran parte delle loro terre. Osservando ritratti, momenti di vita dei villaggi, apprendiamo una mitologia a stretto contatto con la natura, che si alimenta e convive pacificamente in simbiosi, esseri che si fanno custodi di un sapere che attinge direttamente dallo spirito del mondo e proprio per questo deve essere protetto e preservato come una delle maggiori ricchezze del nostro pianeta.

Sciamano Yanomami dialoga con gli spiriti prima della salita al monte Pico da Neblina. Stato di Amazonas, Brasile, 2014 © Sebastião Salgado/Contrasto

Una mostra davvero unica nel suo genere, dall’importante messaggio ambientalista, impreziosita da due sale di proiezione dedicate una al paesaggio boschivo, le cui immagini scorrono accompagnate dal suono del poema sinfonico Erosão, opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959); l’altra ad alcuni ritratti di donne e uomini indigeni con in sottofondo una musica appositamente composta dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.

Sette anni di lavoro racchiuso in un progetto maestoso, dove potersi perdere assaporando la magia di una terra unica tanto più preziosa quanto più delicata per cui protezione e tutela si fanno necessità urgenti, da parte di ciascuno di noi.

Uno sguardo di denuncia devastante come le tempeste tropicali ed intimo come i suoi genuini abitanti, un percorso che emoziona e stupisce, impossibile restare indifferenti.

Unica tappa italiana del progetto, prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto, la mostra è curata da Lélia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del grande fotografo.

Per maggiori info: https://www.maxxi.art/

Foto di copertina: Indiana Yawanawá. Stato di Acre, Brasile, 2016 © Sebastião Salgado/Contrasto

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