Ex Ospedale Psichiatrico di Volterra | 14 scatti in bianco e nero

 

Visitare e fotografare questo luogo è stata un’esperienza unica. Da un punto di vista fotografico, gli appassionati di luoghi abbandonati potranno trovare innumerevoli ispirazioni.

La luce all’interno non è moltissima, ma con un treppiede e tempi medio lunghi non ci sono problemi. Nelle giornate di sole la luce che filtra dalle finestre può creare contrasti interessanti. Il padiglione migliore è lo Charcot, ma anche negli altri si possono trovare spunti interessanti. Il tutto, a mio modo di vedere, sempre nel rispetto del luogo che è stato per migliaia di malati.

Molto importante è, appunto, informarsi sulla storia di questo luogo: dalla sua nascita nel 1887, alla direzione di Luigi Scabia con lo sviluppo del concetto di ergoterapia, cioè la terapia del lavoro come pratica per una guarigione, alla costruzione dei padiglioni, strade e giardinetti in  modo tale da far sentire il paziente parte integrante della società, alla creazione di attività interne quali panificio, lavanderia, falegnameria e quant’altro necessario alla  vita quotidiana.

Negli ultimi anni di vita del manicomio, chiuso dal 1978 per effetto della legge Basaglia, ai pazienti era concessa più libertà ed erano gradualmente reintegrati nella società. E’ in questo periodo che fra i pazienti dell’Ospedale c’è Oreste Fernando Nannetti. A lui è legata l’opera più famosa del manicomio: un graffito sul muro esterno del padiglione Ferri, effettuato con l’utilizzo delle fibbie del vestiario in dotazione ai pazienti. Nannetti, conosciuto anche con lo pseudonimo di NOF4, trascorreva gran parte del suo tempo ad incidere le sue “parole” sul muro, raccontando a modo suo la vita “immaginaria” fuori da quel posto. Una parte del graffito è stata recuperata ed è esposta al Centro di Documentazione “Lombroso” di Volterra. L’associazione ONLUS “Inclusione Graffio e Parola” sta curando il recupero di parte del graffito ancora presente sul muro del padiglione Ferri, lottando contro il tempo ed il degrado. Recentemente, grazie all’Associazione Culturale “I Luoghi dell’Abbandono” è stato possibile visitare le aree dell’ex ospedale.

Una visita che consiglio a tutti.

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