
[rating=4] Si apre con un vero e proprio manifesto del disagio giovanile “Generazione disagio – dopodiché stasera mi butto”, drammaturgia collettiva e regia di Riccardo Pippa. Declamando i non valori, lo stile e i tre pilastri del vero disagiato “Distrazione Disinteresse Disaffezione”, i quattro attori si propongono portatori di un messaggio universale e coinvolgono da subito il pubblico: “non temete, siamo tutti disagiati”.
Inizia così un gioco che ha i connotati del quiz televisivo ma anche dei vecchi giochi in scatola. Un cinico presentatore ci introduce ad una sorta di gioco dell’oca all’incontrario, agito da tre degni rappresentanti del disagio giovanile: lo stagista, il precario e il laureando. Lancio dei dadi, carte degli imprevisti, fermi turni e divertenti prove di destrezza per arrivare all’ambita casella finale rappresentata da una bella bara nera, la casella suicidio. Mantenendo la promessa iniziale, anche il pubblico è invitato a partecipare alla partita, ad esempio lanciando palline contro il giocatore che non supera i vari temi della prova “aperitivo”; è l’ironica lapidazione pubblica dei non luoghi comuni, così come suggerisce il presentatore, che non solo conduce ma detta le regole del gioco, bandendo tutto ciò che non rispecchia il manifesto. Abolita l’analisi e la profondità nelle chiacchiere da bar, da evitare troppa emotività. Testosterone a palate e dunque la donna come un pezzo di carne per soddisfarsi, e poi il sesso per distrarsi, la politica intrisa di razzismo, l’ateismo ma anche momenti di quotidiana verità; tra il serio e il faceto, il granitico disagiato denuncia quello che non va con poche, precise parole, senza paura di scandalizzare o dire qualche volgarità.
Ci si mostra per quello che si è, come si diceva fin dall’inizio, triviali, arrabbiati, annoiati, entusiasti per qualche attimo e poi di nuovo disillusi, ma sempre con ironia speziata di cinismo, e le risate del pubblico non mentono. Così il gioco si fa davvero condiviso: disfarsi di sé e di tutti i problemi in vista dell’eterno riposo diventa un’ambizione collettiva, tanto è vero che, senza bisogno di essere incalzato, il pubblico si inserisce quasi da solo ad una delle ultime prove, suggerendo alcune parole da inserire nel monologo di Enrico Pittaluga, bella prova di inventiva, che diverte ma al tempo stesso lancia pietre di senso che fanno riflettere. Ma le regole valgono anche per noi e comunque il ritmo serrato dello spettacolo, espedienti ludici come “l’invasione di campo” in scena da parte del pubblico e l’energia tutta giovane e maschile degli attori ci aiutano a non pensare a niente, a buttare tutto sul ridere.
Del resto, anche uno spirito romantico nato sotto la dittatura del disagio deve sapere come esprimersi, in qualsiasi circostanza, anche la morte. Il vincitore finale dovrà fare i conti con tutto questo e attenersi alle regole del gioco; chi arriverà a lasciare il mondo da vero disagiato? “Stasera mi butto, stasera mi butto, mi butto con te..”