
[rating=4] Il protagonista – agente di borsa interpretato da uno stupefacente Claudio Cirri – scompare affogato nel fumo bianco. Irrompe poi Money dei Pink Floyd. Money. Is a gas?
Inquietante e attraversato da correnti di varie gradazioni e intensità, Patogeno è l’ultima produzione della Compagnia Teatro Sotterraneo.
Il testo, del tedesco Albert Ostermeier, soffre una contaminazione tra descrizioni tecniche del mercato finanziario e inconscio patologico del personaggio. Nella messinscena invece, caratterizzata da una splendida e spietata pulizia formale, si sente la mancanza di un crescendo emotivo. Ma lo stile cristallino e alienante, come un solitario irrimediabilmente incrinato, ne fa un modello perfettamente riuscito di teatro sperimentale.
La speculazione folle, l’ossessione per il profitto, l’incubo del rischio. Questa è Wall Street: mondo virtuale dominato da “orsi” e “tori”, in cui non vi è posto per le “pecore”, la massa, i perdenti. Il protagonista, ex trader di successo, internato in una scatola di plastica, analizzato, monitorato, è ormai un perdente. Può aver smarrito la ragione. O potrebbe aver commesso un gesto criminale.
Sul finale abbiamo più dubbi di prima – intenzione dichiarata anche da Daniele Villa, uno dei componenti di Teatro Sotterraneo. Lo spettatore è costretto a guardarsi dentro, a interrogarsi sui reali bisogni dell’essere umano, dopo aver assistito a questa parabola discendente di un personaggio smarrito.
Lo spettacolo si avvale anche dell’attrice Sara Bonaventura, qui distaccata presentatrice che illustra le fasi paranoiche e degenerative del trader, la sua patetica e odiosa compravendita della patologia.
Non è ricreativo, il Teatro Sotterraneo, ma è una scatola dal contenuto imprevedibile, che coglie sempre alla sprovvista. Patogeno è sicuramente un pugno che arriva allo stomaco, con una strana, veloce lentezza.