Uccellini (morti) e spettatori (vivi)? Al Teatro Vascello

Presentato il nuovo lavoro de LACASADARGILLA per il Romaeuropa Festival

Uccellini di Rosalinda Conti in scena al Teatro Vascello di Roma dal 9 al 13 ottobre 2024.
Uccellini di Rosalinda Conti in scena al Teatro Vascello di Roma dal 9 al 13 ottobre 2024.

Questo è il mio primissimo approccio al’ensemble romano LACASADARGILLA e arrivo evidentemente con un imperdonabile ritardo, considerando che il gruppo è attivo dal 2005. Sto mettendo un poco le mani avanti è vero. Devo atuttavia ammettere che il mio sguardo verso Uccellini di Rosalinda Conti, debuttante al Teatro Vascello di Roma il 9 ottobre 2024 e in scena fino a domenica 13 in seno a Romaeuropa Festival è, forse, acerbo.

Acerbo nel senso che dopo la visione, mi sono presto resa conto che per entrare nella poetica del testo e in generale de LACASADARGILLA, è opportuno se non raccomandabile entrare nel loro mood, nel loro mondo. Primo problema. Almeno per la sottoscritta. Gli spettacoli che si “capiscono” e anche apprezzano meglio solo dopo una doverosa gestazione di studio, lettura e magari molteplici visioni, spesso mi deludono. Il teatro che si deve spiegare d’altro canto, a me, pare un brutto controsenso, ma la mia è posizione opinabilissima.

Non è stato tuttavia il caso di Uccellini. È un prodotto teatralmente eccellente, con una regia impagabile, una costruzione scenotecnica attenta, precisa, quasi chirurgica. Scopro fra l’altro, dalla bella descrizione di Katia Ippaso nel “foglio di scena” di Romaeuropa, che i due registi Lisa Ferlazzo NatoliAlessandro Ferroni sono andati nella foresta di Lamone, per riprenderne gli alberi e registrare i versi degli uccelli, riprodotti poi in un gioco di suoni e luci mappati sulla scena talmente bene, da diventare i veri protagonisti del racconto. Già il racconto, ecco a mio avviso il grande assente in questo spettacolare allestimento. La prima domanda che mi pongo è dunque, spogliato di tutta la mirabile costruzione visiva, a scena nuda, il solo narrato, reggerebbe davvero? Per quel che mi è concesso rispondere, direi di no. Problema numero due.

Si parla di morte, quella di una sorella che viveva in una sperduta casa di montagna immersa in un bosco carico di fantasmi e di due fratelli, sopravvissuti, o forse un po’ morti pure loro. Quantomeno prima di rincontrarsi quasi per caso, quando Luka decide di portare la fidanzata Anna in quella casa dove è cresciuto col fratello Theo e la sorella ormai scomparsa. Ecco già in nuce l’archetipo dei fratelli. Sì perchè nella casa che Luka credeva vuota, in realtà abita Theo, con l’anima sospesa e incastrata fra quei rami nodosi e versi di uccelli. Anna, la sconosciuta ospite che guarda tutto da fuori, finisce così per essere l’ago della bilancia di quel rapporto fraterno sfilacciato, denso di silenzi e attese dopo la morte della sorella.

Paure, scambi dialogici diluiti su tempi manieristicamente biblici, voci mute, spettri del passato e presenze ingombranti del presente, prigioni e voliere, tutto è lì e non c’è. Di fatto, non accade nulla, come però a ben scavare pure nei grandi capolavori checoviani, di cui mi pare un po’ di cogliere una vaga ispirazione. Ma nei pezzi del grande autore russo le parole sono proiettili, perforanti, performanti, indimenticabili. In Uccellini, ahinoi, no. Problema numero tre.

Petra Valentini in Uccellini, il nuovo progetto de Lacasadargilla.
Petra Valentini in “Uccellini”, il nuovo progetto de Lacasadargilla.

Eppure mi ripeto, rimescolando i pensieri mentre scrivo, che questo potrebbe essere proprio il focus. Forse non è la trama che conta per Uccellini, magari dobbiamo andare più a fondo, lasciando piuttosto che il respiro anneghi nel non detto. C’è una sottile e sottaciuta (va che battutona) eleganza in questo, devo ammetterlo. Ma non basta. I dialoghi stirati all’estremo finiscono per togliere ritmo. Ci si distrae, aspettando quasi famelici un turning point del voice over che ci parla di curiosi e interessanti volatili, pomelli di porte su cui lascia traccia la memoria, di ricordi che ci zavorrano, anche quando vorremo piuttosto volare via, proprio come quegli “uccellini”. Invece anche noi spettatori-medi siamo impagliati sul comodino di Anna, che cerca di fare amicizia con le presenze in casa di tutte quelle multiformi espressioni (anche macabre) di tassidermia.

Ogni singola cosa è così sospirata da non riuscire a prendere forma. Sembra di stare in apnea. Il videomapping però è stregante e meraviglioso, con le immagini così suggestive di animali catturati dalla camera infrarossi, con gli occhi di luce puntati dritti verso le nostre inquietudini. I suoni ci immergono letteralmente (sì mi piace la metafora idrica) dentro l’atmosfera. Insomma alla fine cos’è allora che sommando tutto per me non ha funzionato? Il fatto che Uccellini sia un prodotto finemente estetico e intellettuale, ma poco fruibile nell’immediato e alla “massa” più estesa di spettatori giusto un po’ meno avvezzi a certi alfabeti poetici. Magari però anche questo target riservato è una scelta stilistica. Assolutamente rispettabile.

Cosa ci lascia dunque Ucellini? O piuttosto cosa voleva lasciarci? Mi domando se non sia proprio quella strana sospensione che ci coglie quando muore una persona cara. Quel tempo-non tempo in cui le cose che sono state rimangono ancora nel nostro stesso spazio, ma impalpabili. Non le acciuffiamo più. Se questo era l’indirizzo, allora la drammaturgia di Rosalinda Conti che mi pareva così claudicante, ha colto pienamente nel segno. Centrando fra l’altro la precisa tendenza dei premi teatrali contemporanei più prestigiosi, sempre più orientati a un pubblico formato esclusivamente secondo queste istanze.

Bravi anche gli attori, la coppia di fratelli: Francesco Villano (Luka) ed Emiliano Masala (Theo) che portano in scena l’eterna e in questo caso silenziosa lotta di sangue, fra il fratello “riuscito” e quello sempre in divenire. La vera gemma è tuttavia Petra Valentini. A suo favore il personaggio di Anna, che restituisce al pubblico uno sguardo aperto, teneramente naif che ce la fa amare, di quell’amore docile e incontestabile delle creature inermi, proprio come un uccellino caduto dal nido, che incredibilmente offre a tutti noi la strada per il ritorno nel caldo e sicuro lido della consapevolezza.

Che squadra poi quella della regia (Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni), delle scene (Marco Rossi e Francesca Sgariboldi), degli ambienti visivi (Maddalena Parise), del diegno luci (Omar Scala) e del sound design (Pasquale Citera), quest’ultimo quasi una vera e propria istallazione sonora incastonata come un diamante nello spazio scenico. Bellissimo. Tirando le somme di questa recensione, manchevole probabilmente di uno sguardo più raffinato, vince sicuramente l’approccio “architettonico” e multidisciplinare, che fa della pièce più un rendevouz artistico che un tradizionale pezzo di teatro. Grande professionalità e vocazione all’evocazione, un po’ meno, a mio personale sentire, al racconto tout court.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Drammaturgia
Attori
Effetti audio-visivi
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uccellini-morti-e-spettatori-vivi-al-teatro-vascelloUccellini di Rosalinda Conti <br>Drammaturgia: Rosalinda Conti <br>Regia: Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni <br>Con: Emilinao Masala, Petra Valentini, Francesco Villano <br>Paesaggi sonori e ideazione spazio scenico: Alessandro Ferroni <br>Amabienti visivi: Maddalena Parise <br>Scene: Marco Rossi, Francesca Sgariboldi <br>Disegno luci: Omar Scala <br>Costumi: Anna Missaglia <br>Disegno del suono: Pasquale Citera <br>Coordinamento artistico al progetto: Alize Palazzi <br>Assistente alla regia: Matteo Finamore <br>Collaborazione alle immagini in ombra: Malombra <br>Foto di Scena: Claudia Pajaewski <br>Produzione: La Fabbrica dell'attore/Teatro Vascello <br>Co-produzione: Romaeuropa Festival, Piccolo Teatro di Milano, Teatro d'Europa <br>In collaborazione: AMAT, Comune di Pesaro, lacasadargilla, PAV Fabulamundi Playwriting Europe, RAM - Residenze artistiche Marchigiane <br>Con il sostegno: ATCL/Spazio Rossellini