
L’esposizione “Fernando Botero. La grande mostra”, curata da Arthemisia ed ospitata da Palazzo Bonaparte a Roma, è la prima e più completa mostra di pittura mai realizzata in Italia; la retrospettiva rende omaggio, a un anno dalla sua scomparsa, ad un artista spesso snobbato dai critici (fu accusato di plagio ripetitivo e definito senza fantasia) ma tra i più amati dal grande pubblico internazionale, e consente di ripercorrere la sua carriera dallo stile inconfondibile in maniera completa ed esaustiva. La mostra racconta oltre 60 anni di carriera artistica ed è curata da Lina Botero, figlia dell’artista, e Cristina Carrillo de Albornoz, grande esperta della sua opera.
Articolata in dodici sale tematiche, la mostra si snoda attraverso oltre 120 opere di medie e grandi dimensioni, tra dipinti, acquerelli, carboncini, sculture e alcuni straordinari inediti, indiscutibili capolavori dagli effetti tridimensionali e dai colori accesi a rappresentare la sontuosa rotondità dello stile di Botero. La sua pittura, ad uno sguardo meno frettoloso, si rivela tutt’altro che sinonimo di sensualità o di estetica naif, infatti quello che egli rappresenta non è la realtà in sé, ma un universo dalle forme dilatate e quasi irreali, inventato e poetico, completamente nuovo che affonda le radici nella sua Colombia.

Il suo stile è senza dubbio inconfondibile: mescola abilmente l’arte indigena colorata e stilizzata di Medellin e del Nuovo Mondo con gli antichi maestri europei. Botero non crea soltanto donne e uomini “grossi”, al limite dell’obesità, tutto nelle sue opere è fuori dimensione: figure, famiglie, bambini, animali, case, strade, oggetti, frutta. Eppure tutto è in proporzione e la risultante dell’ampliamento dei volumi non dà un senso di pesantezza, i corpi non sono mai flaccidi, l’abbondanza è tonica, la rotondità è tesa ed al contempo lieve, delicata ed armoniosa, si tratta di un’opulenza piacevole da osservare; per riempire grandi campi di colore, dilata la forma: uomini e paesaggi acquistano dimensioni apparentemente esagerate, dove il dettaglio diventa la chiave di volta e i grandi volumi riempiono la sue tele. Botero ha fatto dei suoi “chili di troppo” la sua firma ed il suo marchio di fabbrica.
Il percorso si apre con un’opera importantissima e mai esposta prima, “Omaggio a Mantegna” (1958), che dopo decenni è stata recentemente scoperta da Lina Botero tramite Christie’s. Affascinato da uno dei capolavori del Rinascimento, la “Camera degli sposi” di Mantegna nel Palazzo di Mantova, decise di rendere omaggio al maestro italiano dopo il suo viaggio in Italia e scelse l’affresco della parete nord, una scena che poi trasformò in un’opera tutta sua, in cui esaltava la monumentalità e il colore eccezionale.

Ma è nella sezione “Versioni” che emerge pienamente come egli si sia appropriato di temi creati da altri per trasformarli con il proprio stile in opere assolutamente originali; nella sua vita ha sperimentato costantemente, ma ha anche ricalcato la consolidata tradizione e fatto suoi soggetti di altri artisti creando delle opere straordinarie, fortemente convinto che l’arte fosse anche la possibilità di ricreare la stessa opera in modo differente.
Ecco allora che si resta rapiti davanti a capolavori come “La menina”, opera fondamentale ed inedita e mai esposta al pubblico, una versione dell’infanta “Las Meninas” di Velázquez, “Il diptico” che riprende Piero della Francesca, “El matrimonio Arnolfini” che si rifà a Jan Van Eyck, “Mademoiselle Riviere” ispirato ad Ingres, “La Fornarina” citazione di Raffaello, “Il ritratto de los Borgueses” che riprende Rubens, fino ad arrivare alle ultime opere che Botero ha realizzato nel 2023, come l’acquerello di grande formato intitolato “Odalisca”, un omaggio a Matisse.

Immancabili, nelle altre sezioni, le sue iconiche serie con i temi a lui più cari, come l’amata America Latina (che è sempre stata la sua terra e di cui ha riproposto la natura esuberante, l’amore, la musica, la politica, le classi al potere che hanno dato vita alla storia della Colombia), il circo (altro tema amatissimo perché universale ed estremamente plastico), la religione (in cui traendo ispirazione dall’arte sacra del ‘400 ha sfidato la tradizione e le convenzioni, come si può ammirare nel celebre ritratto del “Vescovo al bagno”), la natura morta (un genere che ha esercitato un grande fascino su di lui e lo ha fatto diventare uno dei suoi temi ricorrenti) e la corrida (forse il tema più interessante perché gli offriva la possibilità di usare tanti colori e di interpretarlo attraverso il filtro della tradizione ispanica molto sentita nell’arte, da Goya a Picasso).

Altamente drammatica e toccante è la sezione intitolata “La violenza” con le tele dedicate al massacro di Abu Ghraib, una vera denuncia contro l’orrore della guerra e le sue tragiche ed inaccettabili ripercussioni sulle popolazioni civili; in particolare, ammirando la tela intitolata “Il massacro delle venti e quindici”, viene spontaneo associarla a “Guernica”: il mondo ricorda il bombardamento di quella città durante la guerra civile spagnola perché Picasso lo ha dipinto, quindi, anche se l’arte non ha il potere di produrre cambiamenti sociali e politici, ha però il potere di perpetuare nel tempo il ricordo di un episodio e serve da testimonianza che perdura nel tempo e nella memoria collettiva. Questo è sicuramente uno degli insegnamenti più importanti di Botero.

Infine è da citare la presenza di una “sala degli specchi” dove, tramite una gigantesca istallazione, si può vivere un’esperienza unica capace di moltiplicare la bellezza delle opere, caratterizzate dalla inconfondibile monumentalità, dalle linee curve ed abbondanti, dai colori intensi e dalle forme dilatate che trasmettono sensualità e vitalità. Qui l’arte diventa viva e permette al visitatore/spettatore di immergersi nei principali capolavori di Botero.
Se con le sue opere egli ha sempre cercato di parlare a tutti perché “l’arte non può cambiare le cose, ma può lasciare memoria”, allora questa mostra riesce nell’intento di restituirci un quadro armonico e completo del grande artista colombiano.
La mostra di Botero è assolutamente imperdibile, perché è un’occasione preziosa per ricordare un artista dallo stile inconfondibile, molto apprezzato dal grande pubblico, che ha saputo elaborare e utilizzare un linguaggio unico e riconoscibile, e consente di ripercorrerne la carriera in maniera completa ed esaustiva.