
[rating=3] L’apartheid vent’anni dopo. Per celebrare il 20° anniversario della democrazia in Sud Africa, torna in scena il riallestimento di “Ubu and the Truth Commission”, prodotto nel 1997 e terzo spettacolo di una trilogia che portò William Kentridge e la compagnia sudafricana Handspring Puppet alla fama mondiale. Ad accoglierlo è stato il Teatro della Pergola di Firenze, che vede così il ritorno nei suoi spazi del grande teatro internazionale, assente da anni (ricordiamo Berkoff nei malvagi shakespeariani e Noiret con Les contemplations di Hugo), grazie ad una collaborazione con il Romaeuropa Festival.
Una pièce che combina la satira anarchica e l’umorismo scatologico dell’Ubu Roi di Alfred Jarry agli episodi dal processo di verità e riconciliazione in seguito all’abbattimento dell’apartheid in Sud Africa. “Ubu and the Truth Commission” è una riflessione divertente e agghiacciante sugli abusi di potere, e su come la colpa e il perdono non sono sempre sufficienti a scacciare demoni abominevoli dalla mente.
Un racconto simbolico che inizia dal presunto tradimento coniugale di Ubu Pa, impegnato invece nella notte a commettere crimini con uno squadrone della morte traslato in scena nella figura di un Cerbero, e che offre scorci e valutazioni sulle macerie lasciate dall’apartheid. È così che alcune testimonianze di toccante violenza, che un tempo facevano parte delle audizioni della Commissione verità e riconciliazione, vengono reinterpretate dalle marionette degli ottimi Handspring Puppet e dalle suggestive animazioni in bianco e nero del regista William Kentridge, come la doccia di Ubu Pa trasformata in un torrente di teschi e ossa umane.
Lo scorrere dell’azione è disseminata da parallelismi e citazioni evidenti, come l’occhio che appare più volte sullo schermo, evocatore dal surrealismo bunueliano di “Un chien andalou” così vicino a Jarry, fino al controllo del Grande Fratello orwelliano confinante con la segregazione razziale sudafricana. Evocazioni di un percorso teatrale, di un immaginario, dove si riconoscono i contorni del disegno originale del “Macbeth beffardo” di Jarry: nel copricapo di Ubu Ma o nel bianco e nero delle animazioni, fino alla sua materializzazione corporale in scena.
Uno spettacolo che mantiene i tratti tenebrosi e beffardi donatigli del patafisico Jarry, amalgamato al documentario, l’animazione, il teatro di figura con i meravigliosi burattini (cane a tre teste, coccodrillo e avvoltoio su tutti) della Handspring Puppet e a due superbi attori come Busi Zokufa e Dawid Minnaar nei panni di mamma e papà Ubu.
Una pièce multidimensionale, a tratti ripetitiva nella presentazione delle scene della commissione, e che con il tempo ha perso impatto e forza incisiva, ma riesce comunque a coinvolgere e scaldare gli animi. Terrificante e spassoso, disumano e indulgente, “Ubu and the Truth Commission” getta un cono di luce surreale tra l’orrore dei soprusi sudafricani, lasciando tra il pubblico una greve verità dolorosa e una flebile fiammella di speranza.