Piccole commedie rurali

Il festival Inequilibrio di Castiglioncello, punto di riferimento da 20 anni per gli amanti del Teatro di ricerca, propone uno spettacolo di Gogmagog. Buon testo, senza colpire nel segno

Il festival Inequilibrio festeggia 20 anni di attività. 20 anni di sperimentazioni – alcune ben riuscite, altre meno. Venerdì 30 giugno, nella Sala del Ricamo di Castello Pasquini, abbiamo assistito a Piccole commedie rurali, della compagnia toscana Gogmagog. Una Prima Nazionale nata con il sostegno, oltre di Armunia e Giallomare Minimal Teatro, anche di Regione Toscana e Nuovo Teatro delle Commedie.

Lo spettacolo scaturisce dall’omonimo testo dell’autore bretone contemporaneo Jean Roland Fichet; undici microcommedie, di cui sei sono state selezionate dal gruppo, che costituiscono sei finestre affacciate su un mondo in disfacimento e trasformazione. Quello di una Britannia tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento (presumibilmente), con un paesaggio che si snatura, coprendosi di strade, autostrade, turismo; macchiandosi di rapporti poco chiari tra amministrazioni comunali, assessori e manager.

Le storie, non legate da evidenti fili logici o narrativi, si stagliano su uno spazio scenico claustrofobico, indistinte pareti verdi dall’effetto scrostato e file di lampadine. Su questo sfondo minimale, ma efficace, alcune storie si rivelano più stranianti e conturbanti di altre: quella che rivela un padre di famiglia alcolizzato, ad esempio, trovato in un campo dai figli piccoli, tra terrore e senso del ridicolo. Oppure la coppia degenerata, un uomo e una donna che vivono di odio reciproco, fino all’aggressività estrema e incontrollata del maschio ripudiato.

Il clima è teso, asfissiante. Funziona. La drammaturgia, spaccato di un’epoca di passaggio tra la decadenza di una dimensione rurale (tuttavia non idealizzata e ideale) e uno sviluppo economico vorticoso, risente di una recitazione invece non così solida. Molti i dubbi sulla qualità e l’efficacia recitativa degli interpreti, che non si affidano a una perfetta dizione, perdendo così credibilità. Non sempre è piacevole l’ascolto delle voci, nemmeno la visione dei movimenti.

Il testo potrebbe svelarsi ancora più affilato, se fosse sostenuto da una recitazione brechtiana altrettanto distaccata, ma assordante di immagini. Per di più alcune commedie, a livello di trama, risultano poco comprensibili, e non sono aiutate da una presenza energetica tale, sulla scena, da riscattare la leggera nebulosità della scrittura, e della regia.

Il Festival prevede appuntamenti, talvolta con l’avanguardia, fino a domenica 2 luglio.