
[rating=2] Una notte un povero diavolo che spesso alza troppo il gomito sogna Dante Alighieri (sic) che gli dà quattro numeri da giocare al lotto, lo sfortunato li gioca e vince un sacco di milioni, il guaio è che nel sogno Dante gli ha confidato che quei quattro numeri indicano anche la data e l’ora esatte della sua morte… Visto che la profezia di Dante si rivela azzeccata nella parte che riguarda la vincita al lotto, perché mai non dovrebbe esserlo nella parte che riguarda la morte del poveraccio?
Questa, in breve, è la trama di Sogno di una notte di mezza sbornia, commedia scritta da Eduardo De Filippo nel 1936. In realtà Sogno di una notte di mezza sbornia non è un testo originale di Eduardo, si tratta di un suo adattamento della pièce La fortuna si diverte (nota anche con il titolo L’agonia di Schizzo) che era stata scritta qualche anno prima da Athos Setti, commediografo toscano nato nel 1901 e morto nel 1978; il testo di Setti fu molto apprezzato dai suoi contemporanei, tanto che prima della versione in napoletano di Eduardo ne furono realizzate una in dialetto romanesco da Ettore Petrolini (intitolata La fortuna di Cecè) e una in siciliano da Angelo Musco (La profezia di Dante).
Giovedì 6 novembre sul palcoscenico del Teatro Comunale di Todi (PG) è andato in scena un allestimento di Sogno di una notte di mezza sbornia prodotto da La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo (figlio del grande Eduardo), con la regia di Armando Pugliese e le musiche del Premio Oscar Nicola Piovani.
In questo allestimento è proprio Luca De Filippo a vestire i panni di Pasquale Grifone, il povero diavolo al quale Dante ha fatto un grandissimo regalo che è al tempo stesso una inesorabile (?) condanna a morte: dopo aver vinto i milioni, Pasquale vive i giorni che gli restano da campare comicamente sospeso tra l’angoscia dell’attesa della morte e i comportamenti poco “solidali” dei suoi familiari, impegnati a godersi i soldi e la bella vita più che a compatire lo sventurato Pasquale.
Lo spettacolo è piacevole anche se punteggiato qua e là da soluzioni un po’ troppo macchiettistiche (come le entrate in scena a ritmo di musica di alcuni personaggi), e la recitazione degli attori è di discreto livello (da segnalare in particolare De Filippo e Massimo De Matteo che interpreta Jack, il buffo fidanzato americano della figlia del protagonista): in definitiva, è uno spettacolo più che adatto per trascorrere una piacevole serata di svago teatrale… e anche per scoprire se Dante ha detto o no la verità sulla fine del povero Pasquale Grifone!