L’importanza di chiarmarsi Ernesto | Una coloratissima commedia frivola per gente seria

Fino al 10 dicembre è di scena al Teatro Elfo Puccini di Milano un' imperdibile trasposizione della commedia di Oscar Wilde. Leggere per credere!

Importanza di essere Ernesto

Oscar Wilde torna ad essere protagonista sul palco del Teatro Elfo Puccini di Milano: così dopo Atti osceni, dedicato al processo che portò alla condanna di Wilde a due anni di carcere per “gross public indecency“, è la volta de L’importanza di chiamarsi Ernesto, commedia degli equivoci fin dal titolo (originale), ma soprattutto della dissacrazione dell’alta società vittoriana.

La storia ruota intorno alle disavvenutre del diversamente onesto Jack (Giuseppe Lanino) che ha fondato il suo rapporto con l’amata Gwendolen (Elena Russo) su una menzogna: la ragazza infatti è convinta che il suo vero nome sia Ernest, in quanto mai e poi mai potrebbe amare una persona con un nome diverso e più banale come John… o Jack! A complicare la situazione ci penserà l’amico, nonchè cugino di Gwendolen, Algernon (Riccardo Buffonini) che una volta scoperto il segreto di Jack cercherà in tutti modi di rendergli la vita ancor più complicata. Sullo sfondo una madre “tremenda”, Lady Bracknell (Ida Marinelli) che farà di tutto per preservare i sacri pilastri su cui si fonda l’alta società a cui lei e sua figlia Gwendolen appartengono.

Intorno al testo di Wilde, pieno di verve e battute-aforismi fulminanti, il duo registico formato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia imbastisce una messa in scena funzionale alla storia sotto tutti i punti di vista: il palcoscenico bianco diventa così la tavolozza su cui far risaltare i coloratissimi personaggi nei loro abiti sgargianti. Azzeccate anche le scelte musicali con cui vengono introdotti, in particolare l’anziana, ma coriacea Lady Bracknell. Per non parlare di un I will survive cantato a cappella da Jack e Algeron, giusto per rimarcare l’estetica e l’umorismo queer dello spettacolo.

Ovviamente tutti gli ingredienti finora elencati non avrebbero assunto la loro pregevole forma finale senza un cast che, nonostante qualche sbavatura, dà ottima prova di sè, anche se sarebbe ingeneroso non tributare un plauso particolare ad Algernon-Riccardo Buffonini che Mika-eggia alla grande sul palcoscenico, mettendo in ombra il suo compagno di menzogna.

Della bravura di Buffonini se ne accorge anche il pubblico in sala che gli tributa un meritato e fragoroso applauso finale dopo due piacevole ore trascorse a ripensare a quanto fosse “ottusa” quella società vittoriana in cui non era la persona a contare, ma piuttosto la sua apparenza. Eh già, come (non) son cambiate le cose dopo quasi 2 secoli!

Importanza di chiamarsi Ernesto