Le sigizie lunari e Darkmoon al Cometa Off

A Roma lo spettacolo firmato Matteo Fasanella liberamente tratto da “Io venia pien d’angoscia a rimirarti” di Michele Mari

Darkmoon
Darkmoon al Comet Off

All’illuminarsi della scena una ragazza giace sula panchina a leggere poesie alla luce della luna e ivi si addormenta e al richiamo di colui che la chiama facendole notare che ancora una volta si fosse addormentata lì, ella spaventata crede e dice “Giacomo”, ma è il fratello. Tre panchine ovvero tre stanze, una biblioteca ovunque libri, poesie e scritti. Tre fratelli Pilla, Salesio, Orazio uniti ma paralleli nella comune passione per la cultura, la poesia, la luna, la paura dei lupi.

Eccoli Selesio o Giacomo o Giuseppe Coppola e Orazio o Nicolò Berti discutere, dibattere, dialogare sulle sigizie lunari, sulla luce della luna. L’uno chino e gobbo sui libri e l’altro leggero e a detta dello stesso superficiale nel non cogliere quanto di profondo ci sia nei cambiamenti lunari, nell’atteggiarsi dell’uomo ai mutamenti e alle fasi lunari. Citando ora Senofonte, ora Plinio, ora Democrito mostrano la sua attitudine a restare chino sulla cultura con frasi e dissertazioni del tipo “lupi homines e poi Hominarium Lupotum”.

Di qui il passo è breve a dissertare del lupo mannaro, dei licantropi che temono la luce della luna e a creare continue diatribe tra i due fratelli. Si è lei proprio Pilla, la sorella, o Sabrina Sacchelli a cercare sempre l’armonia tra costoro e far sì che tutti e tre potessero restare sempre uniti di fonte alle paure che il vivere in campagna o nei boschi  potesse generare di fronte all’eventualità che sopravvenga il lupo.

Eccola con tre ciondoli simbolo dell’unione tra loro: apparentemente uguali, ognuno di essi reca il nome di uno di tre loro antenati, pertanto differenti ma comunque pescati dal cassetto della scrivania del padre in quel di Recanati. Anch’essi vissuti nei boschi a contatto con i lupi non hanno lesinato l’inclinazione naturale a trasformarsi in licantopi. Si appunto abbagliati del chiarore della luna pronti a cibarsi di persone o pecore o animali.

E in una pièce ricca di poesia, di letteratura, scritti, cultura, drammaturgie, liberamente tratta dal meraviglioso romanzo di Michele Mari, a mano e stesura dell’abile regista nonché attore Matteo Fasanella, senza cenni di esitazione, con un’ipnosi di abilissima caratura, in una rivisitazione così impegnativa con costumi belli, semplice, essenziali non leziosi, come dalle immagine contestualmente proposta, e altrettanto dicasi per la scenografia minimale e funzionale a firma Alessio Giusto, emerge la doppia  essenza del noto poeta Giacomo Leopardi: ragazzino a stentorea postura nei giochi tra fratelli; chino, talora gobbo nel esternare poesia o vanti di erudizione smodata.

“Che cosa fai luna nel cielo?” rievocando Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia “…si sono un lupo, sono stato un licantropo, ha ucciso Tano, pecore, animali…” rivela ad Orazio, il nostro Salesio e non vuole che nulla dica alla sorella ma lo stretto legame tra i tre fratelli lo distoglierà dalla promessa.

Ciò che genera l’amore è la paura: quella per il lupo nei tre fratelli. La grande forza di unione profusa da Pilla, vuoi simbolicamente con i ciondoli, vuoi energeticamente con il calore e la poesia che umanamente profonde al raggiungimento della meta è riuscita quando dopo vari anni di distacco i due fratelli riescono a ritrovarsi di nuovo l’uno vicino all’altro e quella superficialità ricusata ad Orazio, diventa anch’essa voglia di cultura ma pratica nel modo reale, non nella torre d’avorio in cui è rinchiuso Salesio quando parla di poesia, e converge sulla ‘lunghezza del vero’ un altro degli arzigogoli mentali e flilologici  del poeta.

Ecco l’attualità del tracciato drammaturgico: al mondo d’oggi ci vorrebbe più poesia che scienza! “…e il naufragar m’è dolce in questo mare…” da L’Infinito. Al dischiudersi della libreria emerge bellissima, luminosissima la luna e dopo le mimiche del tutto verosimili vibrazioni da licantropo di Salesio, ritroviamo i tre fratelli uniti per mano ai saluti. Si è uniti nell’infanzia, si percorrono vite parallele come satelliti ed ecco la sigizia lunare ad indicare in campo astronomico, un allineamento di tre corpi celesti Luna, Terra e Sole come Pilla, Orazio e Salesio, si fa scena e fascino visivo e interpretativo sulle tavole di quel gioiellino che è il Cometa Off. Che spettacolone!

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Drammaturgia
Attori
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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