L’aria del continente o l’angelo azzurro in sugo siculo

[rating=3] La compagnia dell’attore siciliano Enrico Guarneri porta sul palcoscenico del teatro Sala Umberto di Roma un pezzo già inscenato con successo al Manzoni qualche anno fa: “L’aria del continente”, commedia all’italiana con protagonista Nicola detto “Cola” Duscio, benestante possidente del catanese che ritrovandosi a Roma causa appendicite, si invaghisce della scarsa ma piacente subrettina “Milla Milord” e se la riporta in paese scatenando equivoci, gelosie e tradimenti.

L’opera tratta dalla pièce omonima di Nino Martoglio, è una delle prime espressioni nostrane in pellicola, già film nel ’35 con la regia di Gennaro Righelli, ma è stata soprattutto ripresa in teatro; Guarneri la fa sua offrendo al pubblico un piacevole divertissement linguistico in salsa siculo-romana dai non pochi e apprezzatissimi spunti comici. Eccolo lì dunque il nostro povero “Colino” ingentilito dall’aria continentale dove, per sua stessa ammissione di miracolato da complessi artifici medici, si ritorna “civilizzati o morti”, alle prese con l’ingombrante famiglia d’origine, restia ad accettare formalmente la sciantosa del Trianon ma pronta ad usurparne le grazie sottobanco. Cognato e nipote del povero Duscio fanno così a gara assieme agli altri uomini del circolo per conquistare i sorrisi della bella Milla, approfittando maldestramente di questo rinnovato spirito da Continente del buon Duscio che dovrebbe evidentemente soffocarne l’atavico senso di possesso siciliano.

L’aria del continente_ph.Gabriele Gelsi

Ma la favola, o l’inganno stanno per essere sciolti, forse la starlett di via Frattina non è ciò che dice di essere, cosa varrà dunque più del sentimento, sì un po’ goffo e imperfetto ma pur sempre vero fra la non più giovanissima ballerina e quel suo “vecchiu stranchillatu e puddicinedda cc’u giummu!”? La voglia di libertà o il senso di appartenenza? Un bel ritratto corale, ottime anche le scene in perfetto stile anni ’30, un bravò speciale  alle musiche di Aldo Giordano e la performance chiatarra e voce di Rosario Marco Amato. Si ride e si riflette un po’, con quell’amaro in bocca degli amori impossibili tanto fatali quanto effimeri.

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