La triste danza de Le sorelle Macaluso

[rating=3] Va in scena al Manzoni di Pistoia Le sorelle Macaluso, ideato dalla palermitana Emma Dante. Premiato e osannato, lo spettacolo lascia in realtà aperti non pochi interrogativi e perplessità sul suo intimo valore emotivo, stilistico, narrativo. Nella prima parte i personaggi si lasciano andare a uno stretto dialetto siciliano, lingua di per sé melodiosa, qui masticata a velocità supersonica, quasi centrifugata, di modo che la musicalità delle parole purtroppo scappa lontana e lo spettatore stenta a capire i significati, ma si muove a intuito (che forse è l’intento della regista). La comprensione linguistica è uno scoglio tra il palco e la platea, che sussurra agitata per un’occasione sprecata, insieme all’imbarazzo di cercare di ridere senza riuscirvi, mentre le risate ingenue e forzate delle interpreti in scena evocano episodi d’infanzia, meloni che rotolano, bagni a mare, scherzi e battute tipicamente siciliane. L’impatto iniziale dello spettacolo è comunque suggestivo, grazie ad un’attrice che danza in un silenzio assoluto, mentre le sue braccia disegnano strani cerchi nell’aria, momento questo cristallino, sincero, in cui i bisogni umani di libera espressione, sacralità non imposta da una religione prepotente, giungono al pubblico privo di mediazioni.

Le sorelle Macaluso

Senza il sostegno di alcuna scenografia, ma accompagnati da una musica indispensabile, gli altri personaggi – interamente vestiti di nero – si muovono sul palco come in processione (o funerale), poi con passo militare, tagliando lo spazio in diagonali geometriche. Se questo incipit promette forti emozioni, la promessa è poi in parte disattesa. Le sette sorelle Macaluso si spogliano della loro divisa e restano in costume da bagno, per narrare la storia della famiglia, non prima di una breve battaglia con scudi e spade. Storia triste, che tocca senza anestesia un nervo scoperto, la morte accidentale di una di loro per mano della sua stessa sorella. Il conflitto placa in un attimo il clima fintamente spensierato, e introduce il personaggio del padre, cliché dell’uomo meridionale che vive alla giornata e si arrangia per campare.

Evocazione, sogno, semi-realtà, momenti di confessione, la confusa vicenda dei Macaluso prosegue con l’arrivo della madre, dolce e forte donna dall’accento francese, che dirige l’orchestra famigliare. Viene ricordato un altro lutto, la scomparsa di uno dei figli delle sorelle (impersonato da una attore ormai adulto), personaggio che non pronuncerà mai una parola, e sarà costretto, per scelta registica, a muoversi come in preda a una crisi degli arti, mimando la sua morte (momento questo di gusto discutibile). Mentre le sorelle Macaluso si accusano a vicenda, gli altri personaggi sullo sfondo continuano imperterriti la loro danza, e si giunge così all’epilogo. La sorella maggiore (interprete efficace e padrona di sé) svela al pubblico il suo desiderio, per anni represso, di intraprendere la carriera di ballerina, finché muore anch’essa, e si capisce come la marcia iniziale fosse in verità il suo funerale. Integralmente nuda, l’attrice inizia a danzare, finché finalmente indossa il tutù bianco, e le sorelle stanno a guardare nell’oscurità.

Cerca a tutti i costi di stupire, Emma Dante, ricorrendo a ogni mezzo, lo sputo delle interpreti in diretta, la nudità (che ormai non scandalizza più ma nemmeno aggiunge valore all’opera), le parole volgari, la ripetizione a oltranza di movimenti scenici. Se si tratta di teatro-danza non è dato saperlo, se si tratta di teatro d’avanguardia o di teatro-verità nemmeno. Salta agli occhi però l’unione del gruppo, fortemente coeso, e sicuramente diretto con determinazione, nell’intento di rendere l’idea di una Sicilia controversa, moderna o antica, ancora non è dato saperlo. Alcuni attimi dello spettacolo riescono tuttavia a ergersi e a toccare le fibre sensibili dei nostri ricordi, della nostra storia privata. Giusto menzionare i nomi degli interpreti, che hanno trasmesso la loro passione e la convinzione del lavoro svolto: Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio , Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier. Le sorelle Macaluso resta per me un’incognita.

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