
[rating=5] Un affascinante viaggio teatrale tra maghe e asini parlanti, tra regine perfide e paladine dei diritti civili. Così, in modo molto sintetico e schematico, potrebbe essere definito La camera da ricevere, spettacolo di e con Ermanna Montanari andato in scena al Teatro Due di Roma, in occasione della rassegna teatrale A Roma! A Roma! curata da Francesca De Sanctis.
Ermanna Montanari è una delle più grandi attrici che il nostro teatro può attualmente vantare, forse la più grande in assoluto, vincitrice di tre Premi Ubu e del Premio Eleonora Duse, co-fondatrice nel 1983 di quella bellissima realtà del teatro di ricerca italiano che è il Teatro delle Albe, del quale la Montanari è tuttora una delle colonne portanti.
La “camera da ricevere” del titolo dello spettacolo si trovava nel casolare nel quale la Montanari viveva quando era bambina a Campiano, piccolo paese in provincia di Ravenna, e veniva aperta solo due volte l’anno, a Pasqua e a Natale, per accogliere i parenti: è in quello spazio chiuso e appartato che la piccola Ermanna cominciò a plasmare figure immaginarie con le sue «avventure canterine» e i suoi «travestimenti», è là dentro che sono nati i molteplici personaggi che avrebbe interpretato nel corso della sua carriera.
La camera da ricevere – nato nel 2013 nell’ambito della quarta edizione del progetto “Dimore delle voci – Laboratorio di Drammaturgia Sonora”, a cura di Valentina Valentini e promosso da Rai Radio 3, Centro Teatro Ateneo e La Sapienza Università di Roma – è un percorso attraverso alcuni di quei personaggi, che la Montanari fa dialogare tra di loro nel presente: Fatima, la magica asina ermafrodita che a causa delle sue grandi orecchie è condannata ad ascoltare i lamenti provenienti da tutto il mondo; Bêlda, guaritrice e veggente realmente vissuta in Romagna tra Otto e Novecento, costretta a subire la riprovazione ipocrita di chi di giorno la insulta e la prende in giro e di notte si rivolge a lei per risolvere problemi d’amore o di salute; la bianca e crudele Mêdar Ubu, protagonista femminile della rilettura “romagnola” dell’Ubu re di Alfred Jarry che il Teatro delle Albe qualche anno fa portò in giro per il mondo; Alcina, la maga dell’Orlando Furioso che «perde la sua potenza» e anche la ragione quando viene abbandonata dall’amato Ruggiero; Daura, la madre romagnola che decide di fuggire sulla Luna insieme al figlio perché sono entrambi “refrattari” ai tempi moderni, e perché sulla Terra non è più possibile vivere in pace; la monaca sassone Rosvita di Gandersheim, vissuta poco prima dell’anno Mille, autrice di alcuni drammi che ne fanno la prima scrittrice di teatro del mondo occidentale; un bisbigliante Arpagone che recita il suo monologo usando il microfono come «luogo spudorato di potere e possesso»; e infine il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, protagonista dell’ultima produzione del Teatro delle Albe Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi.
Gli spettatori che erano al Teatro Due li hanno visti presentarsi ai loro occhi uno dopo l’altro, palpitanti di vita e di sentimenti forti e laceranti, “evocati” sul palcoscenico dalla Montanari tramite il suo corpo attoriale e soprattutto tramite la sua voce, meraviglioso strumento capace di infinite variazioni e modulazioni che può regalare emozioni travolgenti. La camera da ricevere costituisce un’ottima occasione per riscoprire o conoscere per la prima volta alcune delle figure create da Ermanna Montanari durante la sua avventura teatrale, che è iniziata in quella camera nel casolare in Romagna e che speriamo duri per molto tempo ancora.
(NOTA: le citazioni tra virgolette basse sono tratte dal programma di sala dello spettacolo, scritto da Ermanna Montanari).