
Un divano in pelle rosso bordeaux, un giradischi, un tavolino con una bottiglia di whisky che si riflette in un vecchio specchio impolverato. Entra un uomo e si siede sul divano, intanto qualcuno canta, accompagnato da un ruvido rumore di stoviglie.
Una storia apparentemente semplice, Teddy, insegnante di filosofia in un’università americana, ritorna a casa dopo alcuni anni per presentare la moglie Ruth alla famiglia: il padre Max, lo zio Sam e i due fratelli Joey e Lenny. Inevitabilmente la presenza di Ruth rompe il fragile equilibrio su cui si reggevano le relazioni umane di questi individui abbrutiti, ormai disabituati ad avere una presenza femminile in casa. E così la donna inevitabilmente diventerà il centro di tutte le loro morbose attenzioni.
La regia di Lizzani è fedele al testo e alla messa in scena originale, dirige con mano sicura i suoi attori senza lasciare nulla al caso. Magistrale la lunga scena in cui Teddy-Lizzani continua a tenere in mano la giacca della moglie, portando volutamente all’esasperazione la nota pinteriana, creando così un effetto tra il comico e il drammatico.Una scelta, quella registica, di affidarsi completamente al testo, di non aggiungere le pause attoriali a quelle già previste da Pinter, allo scopo di mantenere un ritmo sostenuto.
I personaggi svelano poco di sé, il passato è fatto di polaroid sbiadite, il futuro opaco, tutto si svolge nel presente in cui verità e menzogna si mescolano in un linguaggio volutamente violento. E Ruth chi è? E’ la donna platonica contesa, amata e desiderata: mamma, amante, santa e puttana.Sono orchi coloro che la circondano? “Ma no, è gente affettuosa, mica orchi” dirà sornione Max.
E Teddy, colui che dal proletariato londinese ha fatto il “grande salto” sociale? “Io so vedere, per questo scrivo saggi critici…per questo io non potrò mai perdermi”, eppure lo farà, perché anche lui dovrà sottostare a questa misteriosa logica di rinascita del nucleo familiare attorno alla sua Ruth, che resterà lì, signora indiscussa dei destini dei suoi nuovi familiari.