
Un’edicola, una testiera e dei tronchi d’albero per sedile e con “…mio padre diceva devi cercarti un posto fisso…” laddove questo stesso non esiste più, inizia lo spettacolo e il monologo dell’attore e regista Luca Pennacchioni, nonché l’edicolante della situazione. Tutto è precario ma il sogno per sentirsi sicuri è trovare un lavoro laddove la paga mensile sia costantemente garantita, laddove a ogni giro di calendario, il rendimento non sia alla mercé delle discrezionalità del capo.
Gli fa eco immancabile il frate, l’imponente e rassicurante Cristiano Roncaccia, con il suo caffè e il suo monologo sugli immigrati venuti da noi per raccogliere pomodori o per portarlo qui da noi il nettare del nostro espresso. Essi benché necessari; nessuno fa questo in Italia, sono additati per averne invaso il suolo, solo ed esclusivamente perché di stile e cultura diversi, ma mai apprezzati per quanto il loro contributo sia fondamentale all’economia della nazione: ecco il rammarico nelle sue parole.
E quando all’edicola passa la biondina i pensieri del tastierista che a lei ha dedicato note e versi prendono voce abile, per niente patetica, ma sentita del citato edicolante che nel suoi momenti di inedia tutto legge anche questa poesia frutto degli scambi di idea con il suo amico e compagno di palco Adriano D’Amico autore delle improvvisazioni musicali.
Ma se il tema è il sogno non male ci sta l’infanzia e la biondina che svestiti i panni dell’agognata, recita finalmente con abilità, duttilità e ritmo la sua parte, quella di Claudia Spedaliere: ella è proprio la Barbie, il suo giocattolo da emulare, nelle versioni, facile, colta, immigrata, stracciona, ella che non ha mai pianto, non ha mai tristezza, non ha mai problemi ma solo vanità, quella stessa che rende molliccio o poco virile, muscoloso ed efebico il suo alter-ego Ken.
E se le riviste in edicola parlano di sesso ecco di nuovo l’edicolante, raccontare come non sia più lo stesso, ora è virtuale, ma non cambiano le contraddizioni con quanto si legge e quanto si fa, con quanto si pensa e quanto è conveniente esternare. Tutto si ingigantisce e fa clamore. Un carosello di monologhi ben si presta a questo collage di emozioni nei quali il sogno va, ma le tristezza e il reale disagio del vivere comune resta.
Sì “E-dico-la verita’” un testo di Marco Giannini porta sul palco un insieme di crudeli realtà che la carta patinata dissimula ed edulcora a suo piacimento rendendo triste servizio a chi più sereno non distingue quanta triistezza ci sia nella descrzione di una favola e quanto difficile sia credere alla notizia che porta in scena Claudia Spedaliere che Cenerentola è morta, l’unica che non riporta alcun giornale. E qui nel pubblico, coraggioso l’applauso a quanto di tristemente concreto lo spettacolo viva, la cui regia affida alle capacità oratorie dei protagonisti il successo.