Dulan, l’amore senza futuro

Il debutto in prima nazionale di Dulan la sposa per la regia di Valerio Binasco al Teatro Gobetti di Torino

L’11 ottobre ha debuttato al Teatro Gobetti di Torino in prima nazionale Dulan la sposa per la regia di Valerio Binasco, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino. Il dramma di Melania Mazzucco parte da molto lontano e ha conosciuto nel tempo diverse riscritture e sperimentazioni in generi diversi. Concepito come racconto nel 1991 col titolo di Seval, è diventato un testo radiofonico trasmesso nel 2001 da Radio Tre, premiato al 53° Prix Italia come miglior radiodramma dell’anno, fino ad approdare ai giorni nostri sulla scena teatrale. Il dramma, ispirato da un lontano viaggio in Asia della scrittrice entrata in contatto con donne di un poverissimo villaggio, appartiene al genere noir e affronta le diverse declinazioni di un amore malato con implicazioni sociali e culturali. Un uomo di mezza età, interpretato da Valerio Binasco, che già nel 2001 prestò la sua voce per la versione radiofonica diretta allora da Wilma Labate, tiene reclusa una giovane clandestina salvata dalla strada, interpretata da Cristina Parku, nella casa che presto condividerà con la futura sposa. All’inizio lui sembra essere il buon samaritano che offre rifugio alla povera sventurata catapultata nel mondo occidentale.

Man mano che la passione irrefrenabile travolge i due amanti lui non riesce più a gestire la situazione e la casa si trasforma in prigione per lei. L’uomo approfittando della sua condizione di sudditanza abusa di lei creando un rapporto malato in un crescendo claustrofobico. La vittima subisce con la determinazione di chi crede che la sofferenza sia il passaggio obbligato per conquistare un angolo di paradiso. Quel “Non importa, come vuoi tu…” è un’arma puntata contro il proprio carnefice. In questo testo nessuno è innocente. Non lo è lui, non lo è la futura sposa che tace pur sapendo, e non lo è la straniera che gioca tutte le sue carte per sostituirsi alla sposa e intrappolare lui. Eppure tutti si sentono vittime. Lo spettacolo si apre e si chiude con la coppia di sposi che si ritrova nella nuova casa e la donna, interpretata da Mariangela Granelli, che esprime la sua inquietudine sul recente ritrovamento del cadavere di una giovane straniera nella piscina del condominio. Fin dalle prime battute un’atmosfera tragica avvolge l’azione dei personaggi. Del radiodramma è stata mantenuta volutamente la carica evocativa dei dialoghi. Binasco ha lavorato più sull’allusione, sottraendo, laddove era possibile, realismo alle scene, puntando a suscitare nello spettatore la sensazione di un ricordo sfumato, un’atmosfera onirica. La scenografia scarna, minimale è funzionale a questa scelta di creare un luogo astratto, un salotto piccolo borghese qualunque, dove prende vita un oscuro segreto, una passione inconfessabile. Nelle scene più crude invece è lasciato poco spazio all’immaginazione e forse questo stride un po’ con il resto. Buona l’interpretazione degli attori che non risulta mai stereotipata, soprattutto non era compito facile per Cristina Parku, che con la cadenza straniera rischiava di diventare una macchietta.

Ci sono storie che continuano a riecheggiare dentro la coscienza collettiva e la sensibilità artistica di un autore le fa riaffiorare perché trattano questioni personali, etiche e politiche che non sono ancora risolte. Questa è una storia che ci parla di tante cose: di immigrazione, di riscatto, di relazioni malate, di incontro con l’altro, di solitudine. Le relazioni continuano ad essere complicate ed è ancora lontano il mondo utopico dove culture diverse si incontrano armonicamente, senza giochi di potere. Forse questo testo è più attuale oggi di allora, se quando è nato si nutriva l’illusione di una piena integrazione culturale e oggi l’incontro con l’altro sembra ancora faticoso e se gli stranieri spesso continuano a popolare il nostro mondo come fantasmi, senza nome, senza storia. La straniera senza un nome e quindi senza un’identità non esiste per la società, ma la sua resta una presenza inquietante che apre una crepa nel quieto vivere apparente dei due sposi, che poggia le sue fondamenta sull’omertà e la viltà, e nelle nostre vite tranquille, in cui sembriamo aver sospeso la capacità di sentire l’altro.

In replica fino al 30 settembre si sposterà in tournée nelle seguenti tappe:

Terni Teatro Sergio Secci dall’1 al 3 novembre 2022
Perugia Teatro Morlacchi dal 5 al 6 novembre 2022
Genov| Teatro Gustavo Modena dal 9 al 13 novembre 2022
Brescia Teatro Sociale dal 16 al 20 novembre 2022
Bolzano Teatro Comunale dal 24 al 27 novembre 2022
Lodi Teatro alle Vigne 30 novembre 2022
Pistoia Teatro Manzoni, dal 3 al 4 dicembre 2022
Vignola Teatro Ermanno Fabbri 6 dicembre 2022
Mezzolombardo (TN)| Teatro San Pietro, 7 dicembre 2022
Bagnacavallo (RA) Teatro Carlo Goldoni, dal 9 al 10 dicembre 2022