Cyrano de Bergerac al Teatro Stanze Segrete

A Roma diretto e interpretato da Matteo Fasanella.

Specchi, cornici, tende, scale, uno scrittoio, gilets giallo, rosso, marrone, nero per Cyrano a stringhe sulla schiena e una giacca azzurra per il conte e comunque camicioni di grezzo tessuto in canapa, e stivaloni come la mise di spadaccini consiglia, questa la scena e un flashback aprono la piece. Mantello nero, cappuccio, tutto coperto, ormai sale la scala che accede al balcone di Rossana e conscio della sua fine glielo annuncia triste di essere stato  sempre suggeritore ora di Cristiano, ora di Moliere, ma mai amato per quello che la sua anima sentiva in quanto persona e in quanto eccelso per via del suo naso. Questo è Cyrano de Bergerac di Rostand.

C’è qualcosa di imponente e imbarazzante in questo viso e ti sorprende chiede Cyrano eccelso Matteo Fasanella a Montfleury, Alessandro Onorati che gli guarda il naso. No mai a dirglielo: è subito schermaglia e ai versi poetici del personaggio si sostituiscono le abilità di grande spadaccino qual’è. Carattere orgoglioso ed iracondo tra una stilettata ad incrocio con la spada dell’altro e una fendente alla gola del medesimo e siamo in saga “ed al fin della licenza io tocco!”. Bellissima storia affascinante tra il romanticismo della poesia e il carattere epico, avvincente nei momenti della vicenda rappresentati. Ma chi ha un grande naso è poi anche molto più generoso ed arguto ed il nostro protagonista lo esalta in varie guise: ora arrogante, ora romantico, ora ironico, ora amichevole, ora tenero, ora tenero, ora scontroso, questo il monologo ad alta abilità mnemonica e recitativa che creano ipnotica attenzione sul pubblico presente in sala.

Il teatro è piccolo e pieno, la scena è in braccio agli spettatori, ma una grande palco non sarebbe da meno, gli attori sono davvero eccellenti e la regia a cura del medesimo protagonista ne esaltano di tutti il pregio e la valenza recitativa. Belli gli aspetti, ma non basta se l’arte che ne emerge, non la ingigantisse. Valerio Rosati interpreta Le Bret, sempre presente ed abile e fedele al suo Cyrano prodigo di attenzioni verso il suo padrone, si preoccupa del fatto che il nostro eroe si faccia tanti nemici, modera con suadente carisma le sue impetuose vivacità. Ed ecco di fisicità imponente, un gigante di presenza e bellezza Cristiano sa parlare con il corpo, ma non con le parole: di lui la bella Rossana, in shantung color rame, con emergenti dettagli in canapa, naturalmente ecrù, in scena è Virna Zorzan, bella e brava, è innamorato.

Non c’è speranza con questa escrescenza nella mia presenza riuscire a ottenere la sua avvenenza è il cruccio di Cyrano e al consiglio del Conte, interpretato da Lorenzo Luchetti ad assoldare un suggeritore, l’orgoglioso eroe è certo che l’occhio sicuro, e la parola affascinante siano sufficienti a un sicura vittoria. Difficile quando la concorrenza trova di fronte una bellezza evidente quella che giganteggia in Giampiero Botta. Questi a suon di oltraggi e provocazioni sul naso affronta l’abile poeta e spadaccino, ma l’arguzia del nostro eroe trasforma questo incitamento ad agone, del rivale, in amicizia. Cyrano sarà l’anima e Cristiano la voce di una amore che in questi ha valente resa, ma difficile presa in termini di eloquenza, quella che più conta per la bella Rossana, che il cugino e oratore tanto ama. Perché non cogliere il pretesto e lo strumento per manifestarlo e poi si vedrà.

E sì lo spazio di questa chicca che è il Teatro Stanze Segrete, è risicato ma il balcone c’è ecco “..cos’è un bacio? Un apostrofo rosa tra le parole t’amo….” alla bella e nobile fanciulla, porteranno al matrimonio tra ella e Cristiano celato e coccolato, con prode gesto d’amicizia e generosità, verso colui che è portavoce di un amore che è di altro animo: quello suo di Cyrano appunto. Tutto su suggerimento o a sua voce nel buio di una notte tra le foglie un bosco propizio al nobile sentimento.

“Siam cadetti di Guascogna capaci di far becco chiunque sia geloso” recitano rigorosamente in rima gli attori in scena. Nulla possono appunto gli ostacoli che il Conte frappone per suo interesse, invero più di possesso e proprietà che di vero coinvolgimento emotivo, fosse pure una guerra, che porti alla morte dell’ormai sposo rivale, grazie alla costanza epistolare e poetica a cadenza bi-quotidiana, del nostro grande poeta generosissimo verso il suo amico. Ed anche se alla morte di costui, la sua voce rivela l’autenticità della sua anima alla più che attenta innamorata, ormai la morte è vicina e i saluti di fine epopea la suggellano. Rieccoci nella scena di intro-spettacolo e tutti sulla scala gli attori salutano e agli spettatori più che mai prodighi di saluti e applausi, a quelli più piccoli in particolare, vanno le caramelle Rossana di Rossana. Bello spettacolo: un gioiellino in un teatro bomboniera.