C’eravamo tanto amati: La Guerra dei Roses

La storia della lenta e terribile separazione dei coniugi Roses completamente riscritta e reinterpretata

La Guerra dei Roses: torna in scena al Teatro Eliseo a Roma, per tre settimane consecutive, con una strepitosa Ambra Angiolini. Il testo, seppur riscritto e reinterpretato, è ovviamente ispirato al romanzo di Warren Adler, divenuto noto grazie alla fama dell’omonima pellicola con Michael Douglas e Kathleen Turner. Ed è la storia della lenta e terribile separazione tra i coniugi Roses. Una storia dalla trama semplice, ma logorante come il rapporto tra i due coniugi e come la loro personalità che si spegne lite dopo lite. La regia è di Filippo Dini.

Lui, Jonathan (Matteo Cremon), un ricco e ambizioso uomo d’affari, attaccatissimo alla carriera, lei, Barbara (Ambra Angiolini), una moglie obbediente, fedele, che lo ha accompagnato nella sua brillante ascesa, con amore, stima profonda e un pizzico di devozione fino al giorno in cui in quella vita da “accompagnatrice in bella mostra” alle cene e ai party di lavoro, non ci sta più comoda e semplicemente chiede il divorzio. E lo fa mentre l’unico figlio che hanno è al campeggio, chiedendo in cambio di avere la bellissima e lussuosissima casa in cui vivono, comprata con i soldi del marito. È l’inizio della fine, del delirio dell’onnipotenza tra loro e tra i due avvocati che li difendono. Lei ha una donna, che pensa più ad andare in vacanza che a lavorare, lui si fa difendere da un uomo, avido, ma che rappresenta la voce filosofica e sapiente del dramma umano.

Un testo dai toni noir e comici al tempo stesso. La separazione, con tanto di convivenza forzata, diventa caotica, ridicola, folle e comica. Entrambi si fanno degli scherzi diabolici, lei uccide il cane di lui e gli cucina un piatto che sembra pollo invece è fatto proprio con i resti del povero animale; lui le distrugge la cena con gli ospiti stranieri, facendo in modo che tutti si sentano male con il dolce di Barbara. E così fino alla fine, fino alla distruzione, violenta e feroce, passionale come l’inizio del loro amore.

“Siamo tutti diabolici”, dice Ambra Angiolini, “all’inizio e alla fine di una storia d’amore e con la stessa forza ci innamoriamo e smettiamo di amarci, anzi arriviamo ad amarci diversamente, tra crudeltà e cattiverie”.

C’è cattiveria in Barbara, c’è rabbia, perché per troppo tempo non si è ribellata al volere e al comando del marito, non si è affermata. Va bene avere i soldi, una bella casa, una bella famiglia, ma poi ci siamo noi come persone, come singoli individui che necessitiamo di affermazione e di un posto nella società che sia solo nostro, non come mogli di. Ad un certo punto Barbara si sveglia e sono guai.

Chi ha la meglio? Come nel film, nessuno. La Guerra dei Roses è la storia di un amore finito male, distrutto.

La crudeltà e la drammaticità della narrazione sono spezzati da Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana, che interpretano i due avvocati divorzisti, i loro doppi.

La regia è impeccabile, così come il gioco delle luci. Più a suo agio Ambra sul palcoscenico rispetto al marito per finzione. Una menzione di merito a Massimo Cagnina per l’ottima interpretazione.

L’allestimento e la scena cambiano spesso e seguono il percorso emotivo dei protagonisti. La maggior parte del tempo siamo in casa, una casa che viene poco a poco distrutta e che s’inclina come i personaggi e il loro rapporto. E si scende giù fino all’Inferno, quello dantesco, dei lussuriosi e dei furiosi.