
Dalla strage di Piazza della Loggia all’ omicidio di Pasolini, 12 mesi, 12 mesi di sangue, 12 mesi di sangue e amore clandestino in terra di camorra laddove tutto sembra che cambi, ma in realtà nulla cambia. Antonio imprenditore e camerata, proprietario di due ristoranti in una zona non specificata del napoletano; Massimo, suo introverso fratello ed Emilio, lavapiatti omosessuale. Proprio quest’ultimo riuscirà a scardinare le certezze in cui Massimo si era rifugiato fino al momento del loro incontro e a far emergere, per la prima volta, la sua natura.
Un’ottima prova dei tre attori, in particolare di Antonio- Ivan Castiglione che dona al suo personaggio una forza verbale e fisica intensa e coinvolgente. Una regia che, servendosi di un ottimo disegno luci e di una scenografia essenziale ma d’effetto, guida gli attori alternando parti verbali a parti non verbali, in cui è il corpo stesso degli attori “a parlare” con gli spettatori, come nella coinvolgente capoeira danzata da Massimo ed Emilio. Una regia che abusa però, in alcuni punti, dell’elemento musicale, sovrastando una narrazione che non ne necessiterebbe affatto.
La Compagnia del Nest, il collettivo di artisti partenopei di San Giovanni a Teduccio, conduce questa volta gli spettatori nella provincia soffocante di Napoli degli anni ’70 con 12 baci sulla bocca. «Abbiamo pensato di ambientare la storia negli anni settanta, per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico – afferma il regista Giuseppe Miale di Mauro – una vicenda che parte dalla periferia della nostra terra, dove il tempo sembra essersi fermato, dove, al di là di una finto progressismo, ci sono ancora leggi sociali antiche. Un’atmosfera sudata, che ha l’eco della musica popolare degli anni settanta, che vive di squarci di luce, sul nero dei giorni e di quelle vite».