La musica “aleatoria” di Maderna al Comunale di Bologna

Per il quarantesimo anniversario della morte del compositore e direttore d’orchestra Bruno Maderna (Venezia 1920 – Darmstadt 1973), il Teatro Comunale di Bologna, in collaborazione con l’Archivio Maderna e il Conservatorio G. B. Martini, ha organizzato il progetto “Pour Bruno”, una settimana di eventi fra incontri, rappresentazioni di sue opere e concerti tenuti in parte a Bologna e in parte al Teatro Rossini di Lugo.

Al Comunale l’opera intitolata appunto “Pour Bruno”, è costituita da due parti distinte: “Venetian journal”, per tenore, orchestra e nastro magnetico, e “Don Perlimplin”, opera radiofonica. La prima è tratta da un diario di viaggio di James Boswell che nel 1765 si trovava a visitare Venezia. Il testo, molto spassoso, dove Boswell fa il turista ed entra in contatto con la cultura, l’opera, ma soprattutto con le discinte donne veneziane, viene rielaborato da Jonathan Levy sotto la supervisione di Maderna stesso, subendo un po’ la destrutturazione e ricostruzione che possiamo notare in un quadro di arte astratta: così come in un quadro di Kandinsky o di Mondrian gli oggetti diventano linee o macchie di colore, qui le situazioni vengono rielaborate in parole e note, la musica non segue gli schemi classici ma suscita comunque forti emozioni, con sbalzi e variazioni di tono che solo ad un primo passaggio possono sembrare casuali. Solo alcune registrazioni di altre opere, anch’esse destrutturate ma riconoscibili, si possono inserire dove il direttore d’orchestra ritenga più opportuno, così come scritto in una nota dello stesso Maderna alla partitura. Da qui la definizione di musica “aleatoria”, che esordì in Italia appunto per opera del famoso compositore.

Il tenore Saverio Bambi è molto bravo, alterna parti di personaggio veneziano (è in costume dell’epoca) a momenti più contemporanei e disinvolti, come ad esempio l’esclamazione tipica bolognese “sochmel!” quando lo attende un pezzo molto difficile. Bambi arricchisce così il testo, già di per sé poco convenzionale e parzialmente in inglese, francese e in uno pseudo-latino a sottolineare le diverse culture che si possono incontrare in viaggio, con la sua comicità, talvolta sopra le righe.

Don Perlimplino, che dà il titolo alla seconda opera di Maderna qui proposta, è una persona amante dei libri e tendenzialmente sola. La sua governante Marcolfa lo sprona affinché trovi moglie e abbia una discendenza. La scelta ricade sulla bellissima Belisa, che però lo tradisce già durante la prima notte di matrimonio. Un giovane cavaliere si interessa alla bella neosposa e ne viene da lei ricambiato, pur non mostrandosi mai in viso, sempre avvolto nel suo mantello rosso. Belisa si innamora per la prima volta nella sua vita e trepidamente attende la sera, quando il misterioso giovane la raggiungerà a casa. Il cavaliere arriverà fra le braccia di Belisa colpito a morte da Don Perlimplino e la giovane rimarrà esterrefatta quando constaterà che il giovane è proprio suo marito, che si è ucciso perché resosi conto di non poterla conquistare, ma soprattutto per donarle un’anima: prima lei era solo un bel corpo, ora che ha provato l’amore per la prima volta nella sua vita ha anche un’anima. Il testo molto poetico, scritto non a caso da Garcia Lorca, è un vero gioiello: è delicato, intelligente e alquanto anticonformista, infatti nelle opere non si vede quasi mai un uomo che si uccide per amore, questa triste sorte attende più spesso le donne…

Patrizio Roversi e Syusy Blady, durante il posizionamento sul palco dell’orchestra, che si arricchisce dell’ensemble di sassofoni della scuola di Carpi e del primo flauto del Comunale, cercano di introdurre l’opera, raccontandocene la trama e le caratteristiche principali come si farebbe, come dicono loro, “agli amici della bocciofila”. Oltre ad essere fuori luogo, dato che il pubblico dell’opera è abituato a documentarsi e informarsi su cosa andrà a vedere, la coppia introduce il suo solito schema di “quotidianità tra marito e moglie” che non ha niente a che vedere con quanto vedremo. Finalmente l’opera ha inizio, con Roversi nei panni della voce narrante e Syusy in quella di Marcolfa. La scelta registica di chiamare questa coppia famosa della televisione ha forse lo scopo di “alleggerire” un’opera percepita come criptica ma, pur apprezzando lo sforzo e la concentrazione di Roversi nella sua parte, mette in mano un ruolo cruciale come quello di Marcolfa a Syusy che purtroppo non ne è all’altezza. La governante si intrattiene con Belisa per carpirne i segreti e per riportarli a Perlimplino, è il motore della tragedia, fa il doppio gioco ed è proprio lei a chiudere l’opera, mentre Belisa piange il suo amore morto, tranquillizzando Perlimplino con le parole “Dormi tranquillo Don Perlimplino, la senti? La senti?” come a testimoniare che non è morto invano, che ora Belisa soffre per amore e quindi ha un’anima. Questa poesia viene fuori dal testo ma resta sepolta nella recitazione.

Maderna, che è stato anche direttore musicale stabile dell’Orchestra sinfonica della RAI di Milano, compone quest’opera radiofonica lasciando che le voci dei protagonisti vengano fuori da un tappeto musicale ben studiato, e, cosa alquanto inusuale, affida il ruolo del protagonista ad un flauto, nel nostro caso quello di Davis Mariotti, e la voce della madre di Belisa a cinque sassofoni. Solo con il testo sottomano si può godere del delizioso dialogo iniziale fra Belisa, cantata dalla brava e bella Sonia Bergamasco, ed il flauto, che simula una voce con timbro quasi puerile, anche se appartenente ad una persona avanti con gli anni.

L’orchestra, diretta da Marco Angius, sempre all’altezza della situazione, viene applaudita dal pubblico del Comunale, che purtroppo non è accorso numeroso forse a causa dello spettacolo “fuori abbonamento”.

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