
L’atteso Guglielmo Tell di Rossini, arriva al Teatro Regio di Torino dal 7 al 18 maggio. L’ultima opera di Gioachino Rossini viene presentata in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con il Rossini Opera Festival e firmato da Graham Vick. Per l’occasione, l’opera sarà proposta nella versione in quattro atti e con la traduzione italiana di Calisto Bassi, rivista da Paolo Cattelan nel 1988.
L’Orchestra e il Coro del Teatro Regio saranno diretti dal maestro Gianandrea Noseda, che ritorna a Torino dopo i successi al Metropolitan di New York e il tour con la Israel Philharmonic Orchestra.
Il Coro del Teatro Regio, protagonista di alcune tra le più belle pagine di quest’opera, sarà istruito dal maestro Claudio Fenoglio. La regia di Graham Vick, una delle più interessanti ideate per questo titolo, è ripresa da Lorenzo Nencini. L’allestimento, con scene e costumi di Paul Brown e coreografie di Ron Howell, fa convivere elementi di epoche storiche diverse mettendo così in risalto l’attualità dei contenuti dell’opera.
Nella nuova produzione del Regio sarà impegnato il baritono Dalibor Jenis, apprezzatissimo interprete del repertorio rossiniano, che il pubblico del Regio ha potuto applaudire l’anno scorso nel Don Carlo, vestirà i panni di Guglielmo Tell. Arnoldo Melcthal, il congiurato conteso tra amore e patria, sarà John Osborn, il premiato tenore americano che ha debuttato in questo ruolo nel 2011 sotto la direzione di Antonio Pappano. Il soprano Angela Meade, specializzata nel repertorio operistico italiano di primo Ottocento, darà voce alla principessa Matilde. Completano il cast Mirco Palazzi (Gualtiero Farst), Fabrizio Beggi (Melchtal), Luca Tittoto (Gessler), Marina Bucciarelli (Jemmy), Mikeldi Atxalandabaso (Ruodi), Luca Casalin (Rodolfo), Ryan Milstead (Leutoldo) e Giuseppe Capoferri / Davide Motta Fré (un cacciatore). Nel corso delle cinque recite, si alternano nei ruoli principali: Enea Scala (Arnoldo, il 9 maggio) ed Erika Grimaldi (Matilde, il 9 e 14 maggio). Si ricorda che gli spettacoli serali (7, 9 e 14 maggio) inizieranno alle ore 19.
Intorno all’opera
Rossini cominciò a scrivere il Guillaume Tell nella primavera del 1828: ormai da qualche anno risiedeva a Parigi e il pubblico attendeva con ansia un’opera nuova, in francese e ideata esplicitamente per la platea parigina. Il lavoro fu completato in cinque mesi (un tempo insolitamente lungo per il musicista) e avrebbe dovuto andare in scena immediatamente, ma una serie di contrattempi costrinse a rimandare il debutto di mese in mese. L’attesa fece crescere in modo smisurato le aspettative del pubblico e i prezzi dei palchi. Quando l’opera andò finalmente in scena, nell’agosto 1829, i più l’accolsero con freddezza; solo una parte dei critici e dei musicisti, come Berlioz e Donizetti, seppero apprezzare la bellezza di una musica squisitamente romantica. Nonostante tutto, per diversi decenni l’opera circolò tra i principali teatri europei sia nella versione francese originale, sia nella traduzione italiana realizzata da Calisto Bassi nel 1831.
Per le sue novità e per le sue pagine memorabili, l’opera è considerata un capolavoro assoluto di Rossini, come il Barbiere di Siviglia, pur godendo di una popolarità decisamente diversa. Molti critici hanno individuato nel libretto il responsabile della scarsa diffusione del lavoro tuttavia, come afferma Fedele D’Amico, «la drammaturgia è lenta per il livello monumentale delle sue componenti, che vogliono essere contemplate a lungo; ma è sapientissima e tale da rialzare l’attenzione dell’ascoltatore continuamente».
Anche il regista Graham Vick ha confessato di aver ritenuto per lungo tempo il Guglielmo Tell un’opera lunga e noiosa, ma dopo il suo studio ha cambiato radicalmente idea: «Ho capito che il vero protagonista dell’opera non è Guglielmo Tell ma il popolo. Nel cuore del dramma c’è una comunità che difende la sua identità attraverso la danza e il canto; e questo mi ha toccato profondamente». Vick ritiene che l’opera affronti temi universali e che, soprattutto, parli del mondo contemporaneo: «Ci siamo tutti noi in quest’opera. Noi non siamo solo il popolo forte e indipendente che cerca la patria, ma siamo anche quelli che, guardando dall’altro lato, sfruttano i più deboli. Questo è il soggetto profondo della regia. Nella mia regia ci sono tante cose che possono turbare, ma c’è anche tanta bellezza».
Gianandrea Noseda considera il Guglielmo Tell uno dei più grandi capolavori del repertorio operistico di tutti i tempi. Dice Noseda: «credo che Rossini, con molta sensibilità, avesse avvertito il cambiamento in atto intorno a sé. Così decide di uscire di scena ma lo fa con un coup de théâtre da maestro, facendo vedere al mondo, con il Guglielmo Tell, che se solo avesse voluto sarebbe diventato un punto di riferimento anche nel nuovo melodramma dell’Ottocento». Noseda analizza il capolavoro di Rossini in una lucida prospettiva storica, lo definisce: «un titolo con cui fare i conti per riassumere l’esperienza del passato, ricavarne il meglio e proiettarsi nel futuro».
Per Vick, Guglielmo Tell ha un contenuto politico dirompente; molti ascoltatori contemporanei a Rossini sarebbero stati d’accordo, infatti il libretto fu in più occasioni censurato. L’azione si svolge nel Trecento e si incentra sulla figura di Guglielmo Tell, eroe della rivolta degli svizzeri contro gli invasori austriaci. Guglielmo è un uomo integerrimo i cui pensieri sono sempre rivolti alla patria oppressa; diverso da lui è il giovane amico Arnoldo Melchtal, non completamente deciso ad abbracciare la causa dei patrioti perché innamorato di Matilde, una principessa asburgica. Durante la cerimonia di nozze di alcuni pastori irrompe Leutoldo, inseguito dal governatore austriaco Gessler e dai suoi soldati per aver ucciso un austriaco che aveva violentato sua figlia. Guglielmo riesce a portare in salvo il fuggiasco ma gli austriaci, come rappresaglia, prendono in ostaggio il padre di Arnoldo. Nel frattempo il giovane scopre che il suo amore per Matilde è corrisposto e vorrebbe arruolarsi nell’esercito degli invasori per poterla sposare; Guglielmo lo dissuade comunicandogli la morte del padre per mano degli austriaci. Arnoldo decide allora di uccidere Gessler e di unirsi ai ribelli che stanno arrivando dai diversi cantoni per mettersi sotto il comando di Guglielmo. Gessler dà l’ennesima prova di autoritarismo erigendo in mezzo alla piazza di Altdorf un trofeo sormontato dal suo cappello e pretendendo che la comunità gli renda omaggio. Guglielmo e suo figlio Jemmy si rifiutano, perciò il governatore costringe Guglielmo a sottoporsi a una prova: dovrà centrare con una freccia una mela posta sopra la testa del bambino. Guglielmo riesce nell’impresa ma viene subito arrestato poiché si scopre che avrebbe tentato di uccidere Gessler se avesse sbagliato bersaglio. Intanto Matilde riscatta Jemmy e lo porta dalla madre che, seguendo le istruzioni di Guglielmo, lancia l’ordine della rivolta ai congiurati. Si scatena la tempesta e, mentre gli svizzeri conquistano la città di Altdorf, Guglielmo riesce a liberarsi e a uccidere Gessler. Quando la tempesta si placa, si leva un grandioso coro di ringraziamento.
Maggiori informazioni: www.teatroregio.torino.it