
Un’apertura di stagione che fa parlare quello del Maggio Musicale Fiorentino con l’opera Salome di R. Strauss, affidata alla regia di Robert Carsen, in un allestimento in coproduzione con il Teatro Regio di Torino ed il Teatro Real de Madrid, con i costumi disegnati da Miruna Boruzescu, i video da Dario Cioni, la coreografia curata da Philippe Girardeau e l’allestimento diretto da Italo Grassi.
Il dramma musicale in un atto venne composto da Richard Strauss dal 1902 al 1905 e vide la sua prima rappresentazione al Königliches Opernhaus di Dresda il 9 dicembre 1905, dove destò fin da subito grande scandalo riscuotendo tuttavia un successo tale da permettergli di “costruire la villa di Garmisch”. Come libretto, Strauss adottò la traduzione tedesca di Hedwig Lachmann del testo di Oscar Wilde, già utilizzata in prosa nell’ edizione che vide come protagonista Sarah Bernhardt in una recita a Breslavia a cui assistette lo stesso musicista, che ne restò vivamente colpito.
Nel giugno del 1905 l’intera opera era completata, ad eccezione della “danza dei sette veli”, che fu composta poco prima dell’inizio delle prove a Dresda.
La storia vede come fonte principale i testi dei Vangeli, seppur fortemente rivisitati da Oscar Wilde secondo quella tradizione maturata nel tempo che marca ferocia e lussuria.
Si tratta di uno “spettacolo biblico ultradissonante”, che esprime i conflitti come un campo di battaglia degli estremi, raccontando la storia della lussuriosa Salome adolescente che, rifiutata dal profeta Giovanni, dopo l’erotica danza dei sette veli, ottiene dall’incestuoso Erode la testa “amata”con la quale compirà atti di scandalizzante necrofilia.
Ecco dunque gli opposti: da una parte Salome, simbolo di volubile sensualità, dall’altre la rettitudine ascetica di Jochanaan, che maledice la principessa e le sue avance su un interludio di repulsione in Do diesis minore.
Il tetrarca Erode racchiude in sé invece stili sovrapposti ed umori mutevoli: ora sensuale ora morale, è seguito da un’orchestra che suona frammenti di valzer, dissonanze, ondate di suono impressionistiche.
Erodiade invece è emblema della dissolutezza.
Parentesi e stasi alla crescente tensione è la Danza dei Sette Veli, un interludio dai ritmi scanditi e le sfumature orientaleggianti, triviale antitesi ai successivi macabri sviluppi. Ed è l’orchestra al completo che infatti si scatena al momento della decapitazione. Ma “il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte”, canta Salome prima del bacio su una fugace dissonanza di otto note. Ed Erode, inorridito, ne ordina l’uccisione, mentre l’orchestra termina in un assordante scompiglio.
L’opera, dunque, racchiude in sé già una forte carica di scandalo fin dalla sua nascita, ma possiamo affermare che la regia di Robert Carsen ne attualizza ed aumenta oltre ogni limite la forza.
Ambientando Salome in un cavò di un albergo, e serrando il profeta nella cassaforte come l’oggetto più prezioso, Carsen porta in scena tutta la corruzione del mondo contemporaneo, inscenando un banchetto orgiastico con tanto di travestiti e “camerieri/e” dai succinti abiti egiziani, che ricevono ben volentieri le attenzioni fisiche e monetarie dei commensali. Ecco dunque Salome trasformarsi in una ragazza d’oggi con fusò ed anfibi, e la Danza dei Sette Veli rivelarsi un erotico e volgare spogliarello che Erode voyeuristicamente riprende con la telecamera e proietta direttamente su uno schermo insieme a fotogrammi allusivamente pornografici: forse un po’ troppo esplicita questa chiave scandalosa, oserei dire, per una musica che assumerebbe già autonomamente tale intento. Una nota di dissenso anche per il cambiamento del finale, dove Salome sembra pentirsi e le pistole vengono puntate non più come da libretto verso la principessa, bensì verso la madre Erodiade.
Eccellente tutto il cast: Janice Baird nei panni della sensuali ed erotica Salome, vibrante negli accenti; Kim Begley, il corrotto Herodes ottimo sulla scena; Mark S. Doss, Jochanaan dalla voce superba e potente; Irina Mishura, Herodias perfida ed ambigua.
Bella prova anche per l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Ralf Weikert.