Porgy and Bess alla Scala di Milano

Produzione inedita sul palco del Piermarini per l’opera di Gershwin che ammicca al jazz e al blues.

Prende tutte le date di novembre la folk-opera di George Gershwin a causa della mancata consegna di “Fin de partie” di Gyorgy Kurtàg. Il compositore ungherese non è infatti riuscito a terminare in tempo la stesura della sua opera commissionata in prima assoluta dal Teatro alla Scala e il cartellone è stato rimodulato concedendo qualche recita in più a Porgy and Bess.
Decisione felice, che ha consentito al pubblico milanese di godere un po’ di più di un vero e proprio gioiello della musica americana.

L’allestimento è in cosiddetta forma semiscenica. La consegna della Fondazione Gershwin è infatti di produrre l’opera con un cast interamente di colore (tranne i ruoli esplicitamente definiti per bianchi) così da rispettare le intenzioni del compositore che, purtroppo o per fortuna, la Scala non ha potuto accondiscendere se non che per le voci soliste, avendo impiegato invece il suo Coro stabile, etnicamente misto.

L’ideazione dello spettacolo è di Philipp Harnoncourt, figlio del grande maestro Nikolaus recentemente scomparso cui si deve la riscoperta e ricostruzione della partitura originale. A Nikolaus Harnoncourt è dedicato lo spettacolo, per il quale egli ha speso fino all’ultimo istante non poche energie, affascinato dalle pagine di Gershwin sin dall’infanzia, quando lo zio René, amico di Gershwin, inviò gli spartiti a suo padre per eseguirli e cantarli al pianoforte in salotto.

Philipp Harnoncourt ci consegna un allestimento essenziale, sviluppato tutto tra gli spalti del coro e il boccascena, dirimpetto alla buca d’orchestra. Poche idee, ma ben realizzate: qualche pannello mobile su cui i video proiettano immagini evocative degli ambienti e pochi oggetti come sedie, gomene e carrozzine. Tutti i personaggi, coro compreso, sono in costume, abiti evocativi dell’America proletaria di inizio ‘900.
La trama prende spunto da una novella di DuBose Heyward, “Porgy”, adattata in seguito a testo teatrale insieme alla moglie Dorothy. I due, con Ira Gershwin, fratello di George, contribuiranno poi alla stesura del libretto in collaborazione col compositore stesso. Un lavoro collettivo il cui collante è la scelta di fondo di conferire dignità artistica alla vita, alla cultura e alla musica popolare afroamericana.

Porgy and Bess

Alla prima rappresentazione del 1935 le reazioni della critica presente al Colonial Theatre di Boston notarono subito lo stridore tra la classica e tradizionale forma operistica e i testi in slang sgrammaticato e le sregolate melodie folk, elementi che Gershwin rivendicò appieno, sebbene poi dovette acconsentire a qualche taglio e risistemazione. Le produzioni successive, nell’altalenarsi del consenso, hanno quasi sempre optato per una versione musical del capolavoro, espungendo le arie e le canzoni dal tessuto organico dello spartito, evitando così di incorrere nel pubblico ostile dei teatri di tradizione.

Ed è vero che l’inglese raffazzonato del libretto fa opera di un verismo estremo, sfiorando quasi il ridicolo, ma che rende con onestà la lingua effettivamente parlata dalle comunità dei ghetti neri.
Ugualmente le musiche potrebbero apparire malamente giustapposte, se non si considerasse il crogiuolo musicale che le comunità afroamericane davvero praticavano nei bassifondi metropolitani, dal jazz al blues, dal gospel allo spiritual, dal dixieland allo swing, dal ragtime alle svariate commistioni folk.

Il risultato è un vero e proprio tuffo nelle viscere della terra: il ghetto di Catfish Row a Charleston, South Carolina, e la sua comunità risultano uno spaccato di realtà vivida e cruda, con tutto ciò che di bene e di male comporta.

La storia è esile, continuamente interrotta da episodi collaterali. Bess è la compagna del violento e criminale Crow. Di lei, alle soglie dell’età matura, è sinceramente e ingenuamente innamorato Porgy, lo storpio del villaggio, semplice e genuino. Quando Crown ammazza Robbins per una sfortunata partita di dadi è costretto a fuggire e abbandonare Bess, che trova ospitalità e benevolenza solo in Porgy.
Crown è fuggiasco irreperibile e così Porgy propone a Bess di sposarlo. La ragazza accetta, ma il cinico Sporting Life, lo spacciatore locale di alcol e droga, le ricorda il suo destino al seguito di uomini come lui e Crown, e non certo di Porgy. Mentre la comunità è ad un picnic torna Crown e costringe Bess a seguirlo nella boscaglia, dove i due vengono persi di vista dal resto dei personaggi. Nel frattempo, nonostante le avvisaglie di tempesta, il giovane Jake è deciso a partire per la pesca, così da sfamare la sua compagna Clara e il figlioletto.
Tornata dalla fuga con Crow, Bess è fortemente malata e solo dopo le preghiere di Serena e aver confessato il tradimento a Porgy riesce a riprendersi dalle febbri. La comunità è riunita per sfuggire all’uragano e si consola con inni religiosi e preghiere di speranza ma viene interrotta dall’arrivo di Crown, pieno di collera verso Bess e Porgy. Quando Clara scorge la barca di Jake capovolgersi travolta dalle acque in piena decide di correre a cercare Jake, affidando il figlioletto a Bess. Crown, deridendo gli uomini presenti per vigliaccheria e lo storpio Porgy per incapacità, corre da solo in soccorso di Jake e Clara. Di nessuno di loro la fine della tempesta lascia più tracce.

Porgy and Bess

Le donne del ghetto pregano per le anime dei tre dispersi, Sporting Life invece insinua che Crown sia perfettamente in salute e a Bess presagisce un futuro solitario e misero, a meno che non fugga a New York con lui. Crown torna effettivamente a Catfish Row in cerca di Bess, deciso a liberarsi di Porgy. Nello scontro però è Porgy ad avere la meglio e ad uccidere il criminale. Il giorno seguente gli investigatori, che sono sulle spine fin dall’omicidio di Robbins, cercano Porgy invano, nascosto dall’omertosa complicità degli amici. Quando infine Porgy viene costretto a testimoniare e riconoscere il cadavere di Crown, rifiutandosi viene arrestato e prelevato per il processo. Sporting Life ha strada libera con Bess, proprio come aveva previsto, e con l’aiuto della cocaina la convince a fuggire insieme a lui.
Dopo qualche giorno Porgy viene rilasciato ma al suo ritorno, nonostante l’accoglienza benevola della comunità, nota il bambino che Clara aveva affidato a Bess accudito da Serena e capisce la situazione. Malgrado gli avvertimenti delle donne contro l’inaffidabile e incostante Bess, Porgy decide di andare alla ricerca della sua amata e di strapparla alla vita malavitosa di Sporting Life.

L’impianto è quello di un vero e proprio melodramma, con arie, concertati, recitativi, intermezzi e un largo uso del coro, nonché una costellazione di raffinati leitmotiv. Il maestro Alang Gilbert dirige l’Orchestra del Teatro alla Scala con accuratezza e gusto sinfonico, impegnando fino in fondo gli sforzi dei musicisti abituati a ben altri stili. In netto contrasto col consueto musical, qui le voci sono felicemente amalgamate al tessuto musicale e quasi mai preponderanti, così da ricreare quelle armonie che Gershwin voleva a fondamento della sua musica “americana”.

Molto bravo il Coro diretto da Bruno Casoni, anche se il piglio recitativo è del tutto mancato, marcando una differenza a tratti insostenibile con l’azione ben più convinta dei solisti.
Degni di nota anche i ragazzi delle voci bianche dell’Accademia di canto diretti da Marco De Gaspari.

Porgy and Bess

Tra i tanti cantanti del cast meritano menzione individuale Morris Robinson, Porgy, Kristin Lewis, Bess, Chauncey Packer, Sporting Life, Mary Elizabeth Williams, Serena, Lester Lynch, Crown, Angel Blue, Clara, e Donovan Singletary, Jake.

Il Porgy di Robinson ha la possenza del grande protagonista. Voce potente e vibrante, corporatura imponente, un registro basso quasi tenebroso che riesce a modulare in linea con l’espressività.
Ci ha deluso invece Kristin Lewis, Bess. la cui voce cristallina è senza dubbio fuori dal comune, ma che non ci pare abbia affinato i problemi che si notavano già in Aida nel 2015 e ne La cena delle beffe del 2016: recitazione esagerata e dizione impastata.
Molto bene Chauncey Packer e Lester Lynch, Sporting Life e Crown, i due antagonisti maligni e feroci. L’uno un tenore squillante e agile, anche nell’appassionata recitazione, l’altro un baritono scuro e ombroso ma di buona tessitura.
Consolante la voce da soprano caldo e vellutato della Serena di M. E. Williams, commovente come conviene al personaggio intriso di religiosità.
Degne di nota le interpretazioni della coppia Angel Blue e Donovan Singletary, Clara e Jake, entrambi con timbro chiaro e leggero, eppure assai convincenti nelle parti struggenti.

Tra i comprimari Tichina Vaugh, nella parte della locandiera Maria, e Cameo Humes, nei panni di Robbins, si impegnano nelle parti più significative con sicurezza e buona verve.

La sala, straripante di un pubblico perlopiù straniero, ha salutato lo spettacolo con lunghi e scroscianti applausi.