“Mendel dei libri” di Stefan Zweig

C’è un mondo dentro ognuno di noi, una passione che dilaga fino a farci estraniare dalla realtà. Questo è quello che è successo a Mendel dei libri, un uomo assorto completamente nella lettura, al tavolino del suo Caffè Gluck. “Di qualsiasi opera, di quella apparsa ieri come di quella risalente a due secoli fa, al primo colpo sapeva esattamente il luogo di pubblicazione, l’autore, il prezzo”.

Ogni cosa passa attraverso attraverso le lenti dei suoi occhiali, i quali divengono l’unico mezzo di esplorazione del mondo, un mondo parallelo fatto di storie, copertine, collezionismo. Mendel dei libri canalizza la sua attenzione nell’unico senso della vista, è così che tutto quello che gli accade intorno non esiste, come passare dalle luci a gas all’illuminazione elettrica.

Siamo nella Vienna degli anni venti, lo scoppiare della guerra investe inevitabilmente anche quell’uomo taciturno immerso nella lettura. Il bibliomane galiziano si troverà, suo malgrado, a dover fare i conti con quella realtà che fino ad allora gli era sconosciuta.

Al tavolino del Caffè Gluck sembrerà di osservare lo stesso sguardo perso dell’attrice Ellen Andrè, ritratta da Degas ne L’Assenzio, insieme a Marcellin Desboutin. La caduta in disgrazia di Mendel dei libri, basterà a sbarazzarsi di lui?

Stefan Zweig pubblicò Mendel dei libri nel 1929, decennio in cui dilagò la sua fama di scrittore. Attraverso questo piccolo librettino, emerge come a volte, nonostante ci sostengano forti convinzioni, niente si può di fronte all’ottusità di determinate circostanze. Essere ebreo, non avere la cittadinanza austriaca, mandare cartoline in territori nemici, sono dati di fatto.

Zweig ambienta la storia nel Caffè Gluck, perché come lui stesso scriverà ne Il mondo di ieri (pubblicato postumo), “il caffè viennese rappresenta un’istituzione speciale, non paragonabile a nessun’altra al mondo. Esso è in fondo una specie di club democratico, accessibile a tutti in cambio di un’economica tazza di caffè”. Ed è proprio lì dentro che credo ci voglia riportare, nella democrazia e nell’uguaglianza.

Stefan Zweig si suiciderà nel 1942 in Brasile insieme alla moglie.

@Neri_Noemi

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