“L’arcobaleno di Vittoria” di Dunia Sardi

Edito da Sassoscritto Editore
Dedicato a mia sorella Valentina, complice delle mie storie e sostegno delle mie scritture

Il libro di Dunia Sardi è prima di tutto una testimonianza degli anni in cui l’Italia era sotto il dominio fascista. L’autrice, fonde senza confondere, “la microstoria di una cittadina con la macrostoria dell’Europa e del mondo”, come commenta lo storico Enrico Nistri nella prefazione.

Ad accompagnare il viaggio dentro la storia-realtà, è la voce del Colonnello Buonasera che esce dalla radio ascoltata clandestinamente.

Il testo si compone di messaggi, lettere, fotografie, come un vero e proprio album della memoria in cui ritrovare nomi e volti perduti. Sono tante le immagini che portano il lettore dentro l’angoscia di quei giorni di guerra, come un padre disperato che scava nella terra per cercare il corpo del figlio morto. Un madre che si preoccupa: “Se mi portano via, mi raccomando di non lasciare mai soli i bambini e di inventargli qualcosa per il fatto che non ci sono… fai in modo che non abbiano paura”.

Ma anche immagini stridenti come il “Calcinculo” che gira sulle note di Bella Ciao a tutto volume.

L’arcobaleno di Vittoria parte dal riflesso nel ghiaccio delle pozzanghere e finisce nelle piccole pietre a goccia di un abito da sera. Le bambine sono diventate donne, hanno spazzato via tutti i calcinacci davanti a casa, adesso guardano avanti portando con sé il peso della storia.

@Neri_Noemi

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