
Edito da Adelphi
Traduzione di Anna Ravano
Folgorata dall’immagine delle scaglie di neve, che si depositano e trasfigurano le proiezioni della mente, percorro la fredda solitudine a piedi nudi, mentre Lewis dispiega il suo dolore, preciso come il battito che ne contrassegna il limite. Diario di un dolore venne pubblicato nel 1961 sotto lo pseudonimo di N.W. Clerk, per esorcizzare la morte della moglie.
Gli appunti riportano un’analisi lucida dell’assenza dell’amata, chiamata soltanto H. Un piccolo vuoto che dall’interiorità si estende alla vita di tutti i giorni. Nei luoghi della casa, nelle piazze visitate insieme, nei giardini sfioriti. L’autore si abbandona a riflessioni filosofiche, come “Se H. «non è», allora non è mai stata” richiamando “l’essere è il non essere non è” di Parmenide. Non mancano, inoltre, i riferimenti a Platone nell’individuare le parti maschili e femminili in un unico essere, un’unica carne, come in principio.
Di pari passo, infatti, seguono gli incalzanti dubbi sulla questione religiosa. Lewis si chiede se sia lecito credere nell’esistenza di un Dio buono, dato che le sue manifestazioni indicano il contrario. Lo definisce un sadico del cosmo che distrugge continuamente il castello di carte della sua fede.
Un diario che pone il credente davanti al mistero della morte, facendolo tribolare nei dubbi e consumare nelle domande dette al vuoto. Rimane centrale, la perdita della moglie, tutto è mancanza. L’autore non è interessato a dare dettagli che possano contestualizzare l’io narrante, ma ci offre il puro pensiero, si confronta con la sola cosa che gli interessa: l’intelletto spoglio del corpo.
Il dolore e la paura si fondono nel contorcersi dello stomaco, i giorni si susseguono senza spiragli di miglioramento, il tempo diventa una “vuota sequenzialità”, uno dei “tanti nomi della morte”.
Il lettore cade nella spirale del dolore senza mai sapere se sta salendo o scendendo, finendo col ritrovarsi al punto di partenza per ricominciare di nuovo.
Il dolore di Lewis, mi ha riportato tra le pagine di Per sempre di Susanna Tamaro. Anche qui il protagonista è un uomo che ha perso la moglie e si interroga su cosa sia il male, su “Chi è Dio?”. Tra le risposte: “È un sadico che nasconde il suo volto”.
Un altro libro che mi è tornato in mente, stavolta con il sorriso, è I primi tornarono a nuoto di Giacomo Papi, quando Lewis sostiene che i rituali per ricordare i defunti, abbiano l’intento di far sì che rimangano tali e non tornino dall’aldilà.
Diario di un dolore è un testo ricco di spunti meditativi, per affrontare prima o dopo, l’inizio della fine, se ci è concesso.
C.S. Lewis (1898-1963) saggista, romanziere e autore di opere di apologetica, fu per quasi trent’anni Fellow del Magdalen College a Oxford e poi Professor of Medieval and Renaissance English a Cambridge.
Noemi Neri: consulenzaletteraria@libero.it