Il precario esistenziale di Luciano Bianciardi, uno scrittore dimenticato

Grazie al critico Gian Paolo Serino, scopriamo l'autore de "La vita agra"

[rating=5] E’ un libro curato da Gian Paolo Serino, grazie al quale scopriamo questa figura originale, precursore di tutti i tempi, nemico della tv e delle ipocrisie. Chi era Bianciardi? In un breve profilo ce lo ha descritto benissimo in questo lavoro il suo curatore. Edito da Clichy si porta alla pubblica attenzione un intellettuale fuori dalle righe, non amava ingabbiarsi, guardava con sospetto alla crescita industriale, conservatore nelle tradizioni, di certo non il “politically correct” di molti uomini d’oggi. Cosa avrebbe scritto dell’Expò? Possiamo immaginarlo dopo esserci immersi piacevolmente tra queste pagine il cui stile è quello dell’amico che ti presenta un altro amico. Leggere con Serino è un piacere inconfondibile.

Sullo scenario la Milano degli anni’60, che evolve verso un modello con poca solidarietà, tutti sono presi dal lavoro e l’uomo diventa una macchina. Un ingranaggio che a Bianciardi non va proprio giù. Dove si arriverà di questo passo? Il suo nome si lega a “La vita agra” il suo libro di maggiore successo del 1962. Per capire l’apprezzamento riscosso nelle librerie basta pensare che in pochi giorni furono vendute 5mila copie, che non fanno solo la gioia dell’editore e dei negozianti ma creano pure un inaspettato, famoso, scrittore. Non allineato, dall’animo anarchico, rivoluzionario, uno spirito che piace al lettore.

Un testo bello, fresco Il precario esistenziale, in qualche passaggio perfino divertente. La lotta di un uomo che vuole restare uomo ed una società intorno che si abbrutisce. Forse oggi gli avrebbero dato del “populista” a Bianciardi, gli avrebbero offerto di essere un opinion leader in tv, ha pagato sicuro le sue scelte, sempre coerenti, scontrandosi con l’apparato di potere anche mediatico del suo tempo. Non aveva le spalle coperte dalla politica ma la certezza di non sbagliarsi su quanto stava accadendo intorno a lui. Un cambiamento che ai tanti sfuggiva.

“Questo non vuole essere un saggio critico su Luciano Bianciardi – precisa l’ideatore di Satisfiction – E non vuole nemmeno essere un panegirico sullo scrittore che, per primo in Italia, ha compreso, sin dal finire degli anni’50, che il consumismo di massa era soltanto una chimera. Bianciardi è stato il primo romanziere e saggista, ben prima di Umberto Eco e di Pier Paolo Pasolini”. Un genio insomma del pensiero moderno se non fosse che “al suo funerale ci saranno soltanto quattro persone. Dimenticato da tutti. Rimosso. Anche dagli stessi che lo avevano incensato in vita come in terra”.

E allora leggiamo qualche passo. “I miracoli veri sono quando si moltiplicano pani e pesci e pile di vino, e la gente mangia gratis tutta insieme, e beve. – scriveva Bianciardi ne “La vita agra” – I miracoli veri sono sempre stati questi. E invece ora sembra che tutti ci credano a quest’altro miracolo balordo. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici. A tutti”. Mai parole più profetiche…

Termini la lettura e lo dici ad alta voce: “Anche stavolta Serino ha visto giusto!” E grazie a lui una mente interessante come Bianciardi non è finita nel macero dell’oblio. Grazie Serino! Ci ricordi che la vita è fatta da uomini che silenziosamente hanno aggiunto mattoni per costruirla diversa da come gli architetti la stavano demolendo.

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