
[rating=2] Lo ammetto: I’m waiting here del gruppo nanou, al Terni Festival, è stata la prima installazione performativa della mia vita. Ora vi racconto com’è andata questa mia “prima volta”.
Il gruppo nanou è un collettivo di danza contemporanea fondato a Ravenna nel 2004, nato come luogo di incontro dei diversi linguaggi e sensibilità che caratterizzano la ricerca artistica dei fondatori Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci e Roberto Rettura. Nel percorso artistico del gruppo – focalizzato sul corpo inteso come corpo sonoro, corpo/oggetto, corpo/luce – la coreografia è assunta come linguaggio comune alle diverse specializzazioni artistiche che dialogano sulla scena. I’m waiting here è uno degli “episodi” nei quali è suddiviso il progetto Strettamente confidenziale ideato da Marco Valerio Amico, evento installativo/coreografico realizzato come opera unica a ogni replica, la cui idea di base nasce dal desiderio di accompagnare lo spettatore all’interno dell’universo del percorso artistico di gruppo nanou, costituito da effetti emotivi e referenze culturali, all’interno del lavoro che precede la divulgazione dell’opera sotto forma di prodotto completo.
I’m waiting here – ideata da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci e prodotta da E / gruppo nanou con il contributo di MIBACT, Regione Emilia Romagna Assessorato alla Cultura e Comune di Ravenna Assessorato alla Cultura, e con il sostegno di Cantieri – a Terni è stata allestita nelle sale e nei corridoi del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Aurelio De Felice (interessante il contrasto tra due linguaggi artistici così diversi tra loro, quello assolutamente contemporaneo del gruppo nanou e quello più “antico” degli artisti del passato esposti nel museo). Questa installazione vuole indagare il campo dell’innocenza e del privato all’interno di un labirinto dove l’habitat diventa paesaggio e la coreografia diventa visione: l’ospite/spettatore, costantemente accompagnato dal tappeto sonoro realizzato da Roberto Rettura, può muoversi liberamente tra le scene create da Giovanni Marocco che ospitano gli atti performativi dei danzatori del gruppo (Sissj Bassani, Anna Basti, Alessia Berardi, Marco Maretti, Anna Marocco), scegliendo il suo percorso con la possibilità di tornare sui suoi passi e prendendosi tutto il tempo che vuole. Dopo aver compiuto i loro atti in una scena, i performers vanno a compierli in un’altra scena e poi in un’altra ancora e così via, e l’ospite/spettatore può seguirli o rimanere fermo a osservare ciò che accade in una sola scena.
Come “prima volta”, I’m waiting here non è stata molto soddisfacente: è vero che le scene, le musiche e gli atti performativi proposti creano un’atmosfera intrigante, nella quale l’istinto voyeuristico e la curiosità degli ospiti/spettatori sono fortemente sollecitati (ho saputo che qualcuno si è spinto troppo in là, arrivando a toccare gli elementi delle scene e a importunare i danzatori, cose che purtroppo possono capitare in situazioni del genere), ma ciò non mi ha impedito di provare alla lunga una sensazione di noia e di “già visto”, dato che gli atti performativi si basano su una serie di partiture fisiche e coreutiche che si ripetono continuamente.